Allevare il Camaleonte

COME ALLEVARE CORRETTAMENTE UN CAMALEONTE piccolo ABC per chi si avvicina la prima volta a questo mondo

– Cenni generali

I camaleonti sono sauri molto affascinanti, che per le loro peculiarità anatomiche o le loro abitudini di vita riscuotono spesso l’interesse di chi li vede per la prima volta (il classico colpo di fulmine).
Nel tempo molti camaleonti hanno pagato sulla loro pelle l’inesperienza nell’allevamento e la convinzione che si potessero gestire in modo simile agli altri cugini rettili. Nulla di più sbagliato…ora è appurato che un camaleonte è un sauro sui generis, con necessità di allevamento particolari, che lo differenziano completamente dagli altri sauri.
Prima di tutto ci sono delle regole fondamentali dalle quali nessuna persona che si avvicina al mondo della rettilofilia dovrebbe mai prescindere, una sorta di comandamenti:
1° comandamento Prima studia poi compra.
Nessuno dovrebbe mai fare un acquisto d’impulso, ma si dovrebbe sempre arrivare a farlo dopo un’attenta ricerca di informazioni, documentazioni. Prepararsi sempre in anticipo e mai trovarsi in una situazione di confusione e impreparazione.
2° comandamento Pensa al cibo.
Il tuo animale mangerà e spesso ci ciberà di alimenti vivi e difficili da reperire. Dai topi ai grilli, passando dalle locuste alle blatte o ai vermi, bisogna sempre avere la possibilità di reperirli in qualunque momento. Sapere che tranne non si attivi una produzione domestica il costo del cibo può risultare una voce notevole nel budget e questa deve essere una considerazione da fare sempre.
3° comandamento Cerca il veterinario.
Purtroppo stiamo parlando di animali molto delicati, che anche quando stanno in salute necessitano comunque di accortezze che permettano di continuare a farceli stare (ad esempio continui esami delle feci), tutte cose che richiedono la presenza di un veterinario in zona che obbligatoriamente deve essere specializzato in rettili e con una certa esperienza nei camaleonti. Una buona diagnosi tempestiva fa la differenza tra un camaleonte curato e un camaleonte morto.
4° comandamento I camaleonti si alloggiano singolarmente.
Sono sauri estremamente territoriali che non sopportano la presenza di altri conspecifici. Anche i maschi con le femmine devono stare divisi e possono incontrarsi solo nel momento dell’accoppiamento, altrimenti si rischiano situazioni di stress che portano quasi sempre alla morte del più debole. Due maschi insieme…. mai.
5° comandamento Un camaleonte (ma anche gli altri animali) non è un giocattolo.
Non si regala come sorpresa, non si impone in una famiglia dove vivono persone che non lo accettano o a cui non piace, non si compra per moda e (soprattutto) deve sempre essere trattato con il rispetto che si deve ad una animale selvatico che ci teme per natura e che dipende da noi in tutto e per tutto.Aggiungo che chi cerca l’animale da “coccolare” accarezzare o portare a spasso è meglio che cambi genere.

Concludo questo paragrafo con la precisazione che tra i camaleonti esistono quelli di facile allevamento e quelli più complicati. In assoluto se tenuti negli standard necessari e richiesti dalla specie nessun camaleonte è impossibile, però ce ne sono alcuni che richiedono condizioni ambientali più estreme e che di conseguenza vogliono anche attenzioni maggiori. Attenzioni che un neofita difficilmente, non avendo esperienza, potrà avere. Perciò mi limito a considerare e a rivolgermi a camaleonti più semplici come i Calyptratus o i Pardalis, senza prendere in considerazione i montani o quelli più rari e d’importazione.

– La casa.

Questo è il primo punto dolente che incontrano tutti quelli che acquistano camaleonti e si affidano ai consigli sbagliati di negozianti furfanti e impreparati. I camaleonti si allevano in camaleontari aperti, in gabbie o voliere, in teche di rete e mai in teche di vetro o acquari.
Si tratta di animali arboricoli, che vivono in zone ventilate e spesso con momenti della giornata freschi. Tutto questo è impossibile da ricreare in una teca di vetro.
Quindi prima di acquistare un camaleonte bisognerà preparare un camaleontario con lati in rete o acquistarne uno prefabbricato di dimensioni adatte.
Per dimensioni adatte si intende che non dovrebbe essere sistemato un piccolo di pochi mesi in una teca di più di un metro d’altezza così come non dovrebbe essere alloggiato un adulto in una di quaranta centimetri. La regola vorrebbe che i giovani vengano tenuti in teche di almeno 40x40x70h. e gli adulti in almeno 60x60x120h. le femmine anche in meno. Queste sono misure indicative, si può anche rimanere in misure leggermente minori o maggiori, ma il concetto è sempre quello di lasciare all’animale la possibilità di muoversi liberamente e in modo il più possibile naturale.
Il fondo di un camaleontario necessità di poche accortezze, tanto l’animale ci andrà raramente, quindi può andare un tappetino di erba sintetica, un cartone o un foglio di carta usa e getta, l’importante è che sia un qualcosa di semplice da pulire.
Si dice che “le piante di plastica sono per i camaleonti di plastica”…non è vero, molti allevano questi animali in teche arredate con vegetali sintetici e in modo valido, il vantaggio di utilizzare piante vere è quello di avere però un notevole aiuto nel mantenimento dell’umidità dai processi di traspirazione della stessa, nonchè un valido trastullo per quelle specie che si dilettano nel mordicchiare qualche foglia. Piante vere o finte l’importante è che ce ne siano tante, rigogliose e ben sistemate e che creino molti angoli riparati per l’animale.
Importantissimi sono i rami che devono essere presenti in gran numero, dal fusto ruvido in modo che possano far ben presa con le unghie e le zampe, e di dimensione adeguata all’apertura della stessa zampa. Bandite le canne di bamboo, troppo liscie e rischiose per eventuali cadute e scivoloni.
Attenzione alle piante tossiche o urticanti. L’esperienza ha portato a preferire l’utilizzo di piante come il pothos, l’ibiscus, la scheffleria. Discorso a parte è da fare con i ficus, ottimi nella forma ma con il problema di rilasciare latte urticante, piuttosto rischioso per i delicati occhi dei nostri beniamini. Per i piccoli che invece non hanno il peso o la forza per spezzare i piccoli rami del ficus questa pianta resta l’ideale.


Esempi di teche in rete costruite artigianalmente o commerciali

– Parametri ambientali

I camaleonti sono pur sempre animali eterotermi e quindi necessitano di una fonte di calore esterna per attivare i loro processi metabolici e riscaldarsi. In natura questo avviene con il sole, in cattività invece grazie a lampadine a faretto dette “spot”. Detto questo è bene anche sottolineare che i camaleonti sono tra i rettili meno estremi sotto questo punto di vista, e cioè che resistono più di altri a basse temperature. Normalmente si usa un faretto da 40 W o 60 W che basta tranquillamente a creare quel punto caldo (30/35 °C circa) dove il camaleonte possa andare a termoregolarsi.
La cosa importante è che il faretto non stia mai all’interno della teca ma sempre posizionato all’esterno a non meno di 15 cm. dal punto in cui l’animale fa basking. E’ una cosa molto importante, perchè i camaleonti non hanno una buona percezione del calore e quindi si scottano facilmente e non solo per contatto ma anche per irraggiamento. Non c’è bisogno di molto calore nella teca del camaleonte, basta che la temperatura si mantenga intorno ai 20/25 °C nella parte alta e questo si ottiene facilmente. Di notte le temperature possono scendere tranquillamente fino a 18 °C ma anche con punte intorno ai 15 °C (quindi le temperature medie nelle nostre case vanno più che bene).Per assurdo è più importante stare attenti ai picchi delle massime (soprattutto d’estate) che non ai cali notturni, che non solo sono sopportati ma consigliati per il benessere dell’animale.
Altro elemento importante è una fonte di raggi ultravioletti di tipo B. Cosa che si ottiene con l’uso di speciali lampade fluorescenti (a tubo o compatte). Gli Uvb servono a una corretta calcificazione dello scheletro dell’animale. Ultimamente si stavano andando ad affermare le lampade compatte di tipo 8.0 o 10.0 e cioè che emettono rispettivamente l’8 e il 10 % di raggi Uvb. Da poco si è invece appurato che queste lampade sembrano essere nocive per i camaleonti che diventano inappetenti e spesso riportano problemi oculari.
Altro parametro importante da tenere sotto controllo è l’umidità, che per una corretta gestione di questi animali dovrebbe sempre seguire una fluttuazione tra notte e giorno. Di notte dovrebbe essere alta (intorno al 70/80%) e di giorno dovrebbe calare leggermente fino al 50/60%.
Questo grado di umidità si ottiene nebulizzando con spruzzini o con nebulizzatori automatici, la sera prima di spegnere le luci e al mattino appena accese (anche di più in estate).La nebulizzazione oltre a servire per mantenere l’umidità è utile per idratare l’animale quando si appresta a fare la muta o a bagnare le foglie così da permettere al camaleonte leccandole di bere.

Uno spot

Una delle tante lampade compatte ad emissione di UVB

– Alimentazione

I camaleonti sono predatori e cacciatori nati, quindi si cibano esclusivamente di animali vivi e con una certa mobilità.
In natura un camaleonte si ciberà di una miriade di insetti o piccoli animali, in cattività invece il più delle volte sarà costretto a sostenere diete poco varie e monotone. Questo stato porta con se il rischio di una scarsa assunzione di elementi nutritivi essenziali per il benessere dell’animale.
E’ importante variare il più possibile la dieta del proprio camaleonte, quindi grilli, tarme della farina, camole del miele, blatte, locuste, mosche, moscerini, bachi e vermi vari ma anche neonati di roditori o di uccellini (soprattutto per gli esemplari più grandi).Le dimensioni degli animali dati come cibo devono naturalmente essere proporzionate alla grandezza della bocca del sauro. Sono tutti insetti di facile approvvigionamento, soprattutto grazie ad internet ed al commercio telematico esiste la possibilità di trovare numerosi siti di aziende serie e precise che vendono on-line. Le più famose italiane sono:
ALLEVAMENTO INSETTI MICROVITA | ALIMENTI PER RETTILI PESCI UCCELLI | INSETTI PER AGRICOLTURA ZOOTECNIA PESCA ZOOFILIA
CiboVivo-LiveFood – grilli e insetti per i vostri rettili
Eurogrilli vendita online cibo vivo per rettili gechi sauri camaleonti
Redbug | Accessori e Cibo per i tuoi animali esotici
Poi ce ne sono tante anche straniere.
La necessità è creare il più possibile una dieta varia e bilanciata soprattutto nella assunzione di elementi come il calcio, cosa che purtroppo non riesce in maniera soddisfacente e che quindi deve essere aiutata tramite la somministrazione di prodotti a base di Ca(calcio) o Ca+vit.D3.


(Due tra i migliori integratori in commercio)
SOLO QUESTO TIPO D’ INTEGRATORI E NON ALTRI CHE CONTENGONO ANCHE ALTRE VITAMINE, che per i camaleonti possono essere nocive, anche perchè questi animali se alimentati con una dieta varia assumono tutte le vitamine necessarie.
L’unica da integrare (con parsimonia) è la vit.D3 che serve per il corretto processo di calcificazione sotto le lampade artificiali ad emissione di UVB.
Per i camaleonti giovani l’integrazione può avvenire a giorni alterni, per gli adulti anche solo un paio di volte alla settimana. I prodotti integrativi si presentano in polvere e si somministrano spolverandovi gli insetti da pasto.
Altra cosa importante è consentire all’animale di bere. Come detto prima il camaleonte può bere leccando le foglie dovo aver nebulizzato oppure cercando le gocce che cadono da quest’ultime. I camaleonti solo in casi rarissimi bevono da ciotole, nel 99,99% dei casi riconoscono e si accorgono dell’acqua solo se quest’ultima è in movimento (un po’ come per il cibo) e quindi si usano sistemi detti gocciolatoi che consentono all’acqua di cadere goccia goccia in modo più o meno continuo e attirare l’attenzione dell’animale. Almeno mezz’ora/un ora al giorno dovrebbe sempre essere in funzione un gocciolatoio.
FARE ATTENZIONE all’alimentazione con insetti selvatici, possono essere inquinati con pesticidi o veicolo di parassiti pericolosi. Quindi si raccomanda sempre di controllare dove vengono catturati e dopo un periodo di alimentazione con essi preoccuparsi di effettuare un esame delle feci di controllo.
Attenzione anche agli insetti tossici e velenosi.

Esempio di gocciolatoio in commercio.

– Una teca perfetta

Un camaleontario ben assettato è una costruzione che nell’insieme risulti semplice da gestire, da pulire, di facile accesso, senza rischi per l’animale e senza fronzoli inutili. In un camaleontario non servono rocce, pareti scenografiche, fontanelle con vari giochi d’acqua, cascatelle finte, ciotole d’acqua (che potrebbero diventare ricettacolo e veicolo di agenti patogeni), substrati strani come sabbia, ciottoli, tutoli, scaglie di corteccia, ecc… Non devono esserci impianti d’illuminazione tipo centrale nucleare, una lampada ad emissione Uvb all’interno (ricordarsi che la distanza minima di utilizzo è 30 cm. oltre i quali i benefici dei raggi uvb sull’animale sono irrisori) e uno spot all’esterno sono più che sufficienti. Un camaleontario ben fatto non deve avere parti pericolanti, sporgenze che possano ferire l’animale, zone di difficile accesso o pertugi nei quali potrebbe addensarsi sporco o infilarsi qualche insetto.Ultima particolarità è che, dall’esperienza, si è notato che i camaleonti spesso soffrono una posizione bassa o comunque inferiore rispetto alla nostra corporatura (ci vedono quasi sempre come una minaccia) e quindi sarebbe sempre meglio posizionare la struttura in modo rialzato e dominante, così da evitare un continuo stato di stress e paura.

Particolare di un camaleontario ben arredato e con spot esterno

– Gestione del camaleonte

Se si sta accorti e si seguono tutte le regole base gestire un camaleonte è una cosa piuttosto facile. Naturalmente ci vuole sempre una certa cultura, apertura mentale e dimestichezza. Abbiamo a che fare con animali schivi, a cui (salvo rari casi) non piace essere maneggiati e che reagiscono alle manipolazioni anche in modo furioso e scomposto. Quindi quelle rare volte che si deve maneggiare un camaleonte o per spostarlo o per pesarlo, o per portarlo dal veterinario, va sempre fatto in modo da arrecargli meno fastidio possibile e prendendolo in modo deciso e fermo, magari utilizzando un guanto se si ha paura del morso (che comunque non stacca le dita).
Va da se che anche il camaleontario deve essere posizionato in stanze tranquille, di poco passaggio e in angoli ben illuminati e arieggiati.
Altro aspetto importante per una corretta gestione dell’animale è il sole. I raggi solari sono la miglior fonte di illuminazione e calore che un camaleonte potrebbe ottenere, basta esporre al sole uno di questi animali per accorgersi della passione che nutrono per questa stabulazione. Quindi chi ha la possibilità (balconi, giardini custoditi, terrazze) approfitti, sempre quando le temperature esterne lo consentono, di spostare l’animale all’esterno.
Somministrate il cibo in vaschette traslucide attaccate ai rami o alle piante e mai appoggiate a terra visto che tanto l’animale starà sempre ai piani alti. Si possono anche liberare gli insetti nel camaleontario in modo da consentirgli di cacciare in modo più naturale, l’unico inconveniente di questa tecnica è che non si riesce a valutare il numero di insetti di cui si ciba, e in situazioni in cui si deve tenere sotto controllo questo parametro, questo modo di somministrazione è da scartare.

Un esempio di come deve essere collocata una vaschetta per il cibo, con particolare di rami adatti e pianta di scheffleria rigogliosa.

– Cosa fare prima e dopo averlo acquistato

Se stai leggendo questa scheda e ancora non hai comprato l’animale hai fatto già la prima cosa giusta, cioè ti stai informando.Leggi in questo forum, chiedi consigli e leggi dai libri, farsi un bagaglio di nozioni è importantissimo. Dopo questo devi preparargli la casa, seguendo tutte le linee guida imparate. Appena l’alloggio è terminato ed è anche stato settato per un paio di giorni, controllando che i parametri ambientali siano corretti, bisogna procurarsi il cibo. Acquistare grilli ed altro, in modo d’avere a disposizione già varie possibilità e scelte di alimentazione, avere gli integratori e tutto quello che serve per una corretta somministrazione del cibo. Dopo tutto questo, o meglio sarebbe anche prima, bisogna informarsi sulla presenza in zona o nelle vicinanze di un veterinario specializzato in rettili, fargli una telefonata e iniziare ad istaurarci un rapporto (in futuro diventerà il tuo miglior amico). Dopo tutto questo allora si può procedere con l’acquisto dell’animale.
I camaleonti sono quanto di più facile da comprare, perchè sono animali che in un modo o nell’altro mostrano il loro stato. Un camaleonte molto scuro (sintomo di stress), con graffi, abrasioni o pezzi di muta attaccati sul corpo, occhi incavati spesso tenuti socchiusi e aspetto indolente, il più delle volte è una animale che cova qualche cosa di brutto.
Un camaleonte sano apparirà subito vitale, con occhi ben turgidi (segno di buona idratazione) pelle brillante e pulita, gambe e zampe salde, con tutte le unghie e le dita al posto loro, rapido negli spostamenti e sempre attento a tutto quello che lo circonda. Il colore scuro è possibile che lo abbia ugualmente per via magari dello stress del maneggiamento o per la paura di un ambiente affollato, quindi non è sempre pienamente indicativo…certo che tra due camaleonti identici uno nero nero e uno bello brillante è sempre consigliato comprare quello di colori brillanti e apparentemente più tranquillo.
Appena comprato ricordarsi di farsi rilasciare tutta la documentazione CITES. I camaleonti sono animali compresi nell’allegato B della lista degli animali protetti stipulata nella Convenzione di Washingtown perciò tutte le cessioni, nascite e morti devono essere documentate e registrate. Per dubbi e informazioni è sempre meglio chiedere consiglio ad un ufficio della forestale in zona (fatelo prima però mai dopo a cose fatte).
Cites
Sistemato l’animale nella sua dimora, gli si darà modo di ambientarsi (possono volerci pochi minuti come qualche giorno) e se gli si avrà costruito o acquistato una casa perfetta vedrete che inizierà subito ad esplorarla e a mettersi a suo agio. Gli somministrerete il cibo, l’acqua e tutto quello di cui ha bisogno. Appena avrete disponibili le prime feci fresche, andranno portate dal proprio veterinario per effettuare un’analisi preventiva ed una eventuale cura se presenti qualche parassita. Un buon veterinario sa cosa fare e come farlo, quindi non vi preoccupate mai.
Fatto tutto ciò, vedrete che il resto sarà una passeggiata e potrete godervi il vostro animale per il resto dei suoi anni. Ricordatevi che almeno due volte l’anno deve fare un esame delle feci di controllo e di non fargli mai mancare lampade uvb e integratori a base di Ca (calcio).

-Ultime note

In questa breve e sommaria scheda è stato tralasciato volontariamente tutto ciò che riguarda l’aspetto della riproduzione, della cura dei piccoli e delle patologie mediche. Tutto questo perchè si tratta di aspetti che al neofita non devono confondere le idee, soprattutto all’inizio, si tratta di aspetti che devono essere approfonditi solo in un secondo tempo cioè quando si è acquistata sicurezza nell’allevamento del singolo animale.
Gli aspetti medici invece lasciamoli ai veterinari, o a chi veramente si può permettere di avventurarsi in diagnosi personali (cosa che avviene solo per gli allevatori con anni di pratica alle spalle ed esperienza). Chi compra il suo primo camaleonte al minimo dubbio che ci sia qualche cosa che non va deve FIONDARSI sempre e solo dal veterinario, e farlo senza perdere tempo, cosa che, soprattutto con i camaleonti, fa la differenza tra uno curato bene e uno morto.
Infine concludo col dire che nella sezione “Camaleonti” di questo forum postano alcuni tra i migliori allevatori di questi animali che ci sono in Italia, nonchè persone qualificate in ambito medico e veterinario…quindi se avete dubbi chiedete, perchè cortesemente vi verranno sempre chiariti.

Gatto Persiano

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Gran Bretagna.
Classificazione FIFe: Category I – persian & exotic

Nei caravan che attraversavano il deserto polveroso, diretti ad Ovest, dalla Persia all’Iran, si suppone che nascosto tra i carichi di spezie e di rari gioielli, ci fosse un carico ancor più prezioso, un gatto dal lungo manto. Furono chiamati Persiani, per il loro paese d’origine.
Reperti archeologici datano il loro arrivo sulle coste britanniche nel XVI secolo. Erano già conosciuti come gatti d’Angora, di colore prevalentemente bianco. Avevano un aspetto longilineo, il muso lungo, grandi orecchie e un
folto pelo sulla coda, ma confrontato col Persiano moderno si potrebbero definire a pelo semilungo. Gli allevatori britannici iniziarono la selezione usando gatti “francesi”, che presentavano invece una corporatura più
robusta, con arti bassi, testa arrotondata, occhi rotondi e naso più corto, pelo lungo e morbido, con presenza di sottopelo lanoso e fitto. Esso si conquistò un immediato e clamoroso successo, tanto da entrare perfino nelle
dimore reali inglesi. Nel 1889 venne redatto il primo standard. Nel corso degli anni si aggiunsero nuove modifiche allo standard iniziale, arrivando all’ultima stesura delimitata al raggiungimento del cosiddetto Peke-faced, il Persiano a faccia di Pekinese.

Aspetto generale

Il Persiano è un gatto dall’aspetto aristocratico, ha un corpo compatto, massiccio e imponente, un mantello molto fitto di peli lunghissimi, in una vastissima varietà di colori, che al tatto risulta morbido e setoso.
Ha delle zampe corte, forti e muscolose; la testa è in genere tonda con guance piene, gli occhi sono grandi e rotondi, lo stop marcato e le orecchie si presentano piccole e ben distanziate. Il profilo è piatto con un naso largo, corto e schiacciato. Il pelo intorno al collo è molto lungo formando la tipica gorgiera e i lunghi peli sulla coda lo fanno assomigliare a una volpe. Ha un’ossatura possente e una buona muscolatura. Maschio più grosso della femmina.

Carattere

Il Persiano generalmente è pacato e tranquillo di natura, a differenza dei cuccioli che sono giocherelloni e vivaci. Adatti alla vita in casa perché tranquilli e pacifici, si rivelano molto affettuosi e riconoscenti al padrone. Richiedono una presenza discreta e affetto quotidiano, ma, anche se propende a dormire per ore, non è un gatto da grembo, a causa del suo pelo che lo porta a soffrire rapidamente il calore eccessivo. Sopporta bene la solitudine ed è difficilmente preda di stress o ansie. Questa razza è di carattere affettuosa e poco aggressiva. La sua piacevole voce si sentirà raramente, anche nella stagione degli amori si comportano discretamente. Le femmine sono madri eccezionali e i cuccioli raramente danno problemi. L’indole tranquilla e affettuosa nasconde a volte un temperamento sensibile, che il gatto manifesta nascondendosi quando deve affrontare bambini vivaci o ospiti rumorosi. Non si può più definire il Persiano come gatto predatore, avendo perso l’indole negli anni di selezione, privilegiando altre attitudini, come quella di essere diventato il gatto ideale da compagnia.

Gatto Persiano Gatto Persiano calico diluito tabby (foto www.agraria.org)

Gatto Persiano Gatto Persiano tortie tabby (foto www.agraria.org)

Cura

A causa del loro fitto e lungo mantello devono essere spazzolati e pettinati ogni giorno, per impedire la formazione di nodi e che diventi opaco. Bisogna perciò abituare il gatto fin da piccolo ad essere spazzolato  ovunque. Un eventuale bagno deve essere affrontato solo dopo aver spazzolato a fondo il mantello. La toelettatura richiede particolare attenzione all’esaltazione della delimitazione delle aree colorate, a questo scopo una spolverata di talco è utile per far risaltare il contrasto tra il bianco e le aree colorate. Per far risultare voluminoso e soffice il mantello bisogna dapprima pettinarlo contropelo e poi nel verso del pelo stesso. Oltre al pelo bisogna dedicarsi a mantenere sana la salute degli occhi e prestare attenzione alle pieghe cutanee, dove possono formarsi dermatiti. Spesso la lacrimazione abbondante, favorisce un ingiallimento del pelo della zona  sottorbitale. A questo difetto bisognerà rimediare usando dei detergenti smacchiando il pelo.

Gatto Persiano Gatto Persiano golden shaded (foto www.agraria.org)

Varietà di colore

Sono riconosciute circa duecento combinazioni di colori per il Persiano a seconda delle pezzature e dei disegni. I gruppi principali di colori sono:
Solid: il mantello ha un colore uniforme dalla radice alla punta del pelo, senza la presenza di striature. I colori vanno dal bianco al nero, blu, chocolate, lilac, rosso e crema. Il colore del tartufo e dei cuscinetti plantari rispetta il colore del mantello, tranne che per la varietà bianco e crema che sono rosa. Il colore degli occhi deve sempre essere arancio o rame, ad eccezione dei Persiani bianchi che possono presentare anche occhi impari (un occhio arancio e uno blu o color rame) o entrambi color rame o blu, questi ultimi però sono indice di sordità fin dalla nascita, a causa di un fattore genetico; invece gli impari con occhio blu, possono risultare sordi dall’orecchio adiacente all’occhio blu.
Tabby: presentano dei disegni tipici del gatto selvatico. Esistono varie varianti del disegno del mantello, esempio il Blotched, caratterizzato da disegni a forma di cerchi concentrici più marcati sui fianchi, da tre linee ben marcate sulla spina dorsale e da striature parallele sulla testa, zampe e coda; il Tigrè (o Mackerel), caratterizzato da striature su muso, zampe, coda e dorso molto più leggeri e fini rispetto alla varietà precedente, sui fianchi presenta linee verticali e parallele; lo Spotted, caratterizzato da macchie tonde sui fianchi e leggere striature su muso, zampe e coda. I tabby sono riconosciuti nei colori nero, blu, chocolate, lilac, rosso, crema, tortie (squama di tartaruga) nero, tortie blu, tortie chocolate, tortie lilac. Tutti questi colori sono riconosciuti anche con la base del mantello argentata e vengono detti, in base al colore del mantello, Silver o Cameo. Gli occhi devono essere sempre arancio.
Chinchilla: ha un aspetto lucente; ne esistono quattro sottovarietà: il Chinchilla Silver, caratterizzato dall’avere gli occhi verdi, con palpebra, tartufo nasale e labbra cerchiati del colore della pigmentazione del mantello, generalmente nero o più raramente blu, chocolat o lilac. Essi hanno la base del mantello bianco argento, tranne sulla punta, dove è nero o più raramente blu, chocolat o lilac. Il Chinchilla golden, caratterizzato dal mantello color crema caldo e intenso, dandogli un aspetto dorato. Gli occhi, le labbra e il naso sono contornati di marrone. Il tartufo è rosa scuro; i cuscinetti plantari sono marroni; il colore degli occhi è verde o
verde blu. Le varietà Shaded silver e Shaded golden sono generalmente più scure.
Parti-color: hanno la caratteristica di essere in alta percentuale di sesso femminile; i colori in questo caso sono miscelati tra loro e possono avere le seguenti tonalità: tortie nero, tortie blu (blu-crema), tortie chocolate, tortie lilac. Gli occhi devono essere di color arancio.
Colorpoint: mantello caratterizzato dalle stesse sfumature appartenenti al gatto Siamese, cioè il colore si addensa nelle aree dove la temperatura è inferiore: muso, orecchie, zampe, coda, testicoli nei maschi. Il resto del corpo è di una tonalittà chiara, che va dal bianco al beige, a seconda dei colori che sono: seal point, blu point, chocolate point, lilac point, red point, cream point, seal tortie point, blu tortie point, chocolate tortie point, lilac tortie point. Tutti questi colori sono riconosciuti anche con il disegno Tabby sull’addensamento di colore. gli occhi devo essere di colore blu.
Bicolor: è formato da un colore uniforme e dal bianco. Ci sono tre distinzioni: i Bicolori o Tricolori, Arlecchino e Van. I Bicolori Van presentano un mantello bianco con colorazione all’estremità, ammesse una o due pezzature sul corpo. Molto ricercata nei gatti bicolor è la “V” rovesciata bianca sul muso. I colori ammessi uniti al bianco sono: nero, blu, rosso, crema, chocolate, lilac e tortie. Le pezzature possono essere Solide o Tabby. Gli occhi devono essere arancio; esistono rarità ammesse anche di occhi impari (un occhio arancione ed uno azzurro).
Smoke: il gatto a riposo presenta un colore uniforme, ma quando si muove appare il contrasto con la chiarissima radice del pelo. Il pelo dunque è colorato solo per metà. Nella sottovarietà Shaded il pelo è colorato solo per un terzo; nello Shell la pigmentazione si riduce ad un ottavo. Gli occhi devono essere sempre arancio.

Standard

Categoria: Pelo lungo.
Corporatura: Da media a robusta.
Corpo: Di tipo cobby, zampe corte e petto ampio. Spalle massicce e schiena muscolosa, senza dare segni di obesità.
Mantello: Lungo e folto. Di struttura fine, lucido e setoso al tatto, con gorgiera folta sulle spalle e sul petto.
Testa: Rotonda e voluminosa con cranio largo. Essa è situata su un collo corto e spesso. La struttura del cranio deve essere rotonda al tatto. fronte bombata; mascelle e mandibole potenti. Guance piene.
Occhi: Grandi e rotondi, ben distanziati, conferendo la tipica espressione dolce. Presentano colori brillanti.
Naso: Corto e largo con stop marcato.
Orecchie: Piccole con punta arrotondata, leggermente inclinate in avanti e non eccessivamente aperte alla base. Ben distanziate e inserite piuttosto basse sulla testa.
Mento: pieno, ben sviluppato, arrotondato e forte.
Arti: Corti, robusti e forti. Arti anteriori diritti. Gli arti posteriori, osservati da dietro, risultano diritti.
Piedi: Larghi, tondi e forti. Sono tollerati ciuffi di pelo tra le dita.
Coda: Corta, ma proporzionata alla lunghezza del corpo.
Penalità: Coda piegata o anomala; Presenza di medaglione; Evidente deformità della colonna vertebrale; Aspetto asimmetrico della testa; Errato colore degli occhi.

a cura di Sara Dioguardi – www.difossombrone.it

Gatto Abissino

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Etiopia – Gran Bretagna.

L’Abissino è una delle razze feline più antiche. L’origine è controversa: all’apparenza è molto simile ai gatti raffigurati nei disegni e nelle statue risalenti all’antico Egitto. D’altra parte si deve dire anche che tutti i gatti raffigurati hanno costituzione snella, tipica delle razze orientali, con muso allungato e occhi a mandorla che potrebbero essere stati gli antenati dei Siamesi e del gatto Egiziano che nel frattempo si è estinto.
Il nome Abissino non dipende tanto dal fatto che l’Abissinia sia il luogo di origine di questo gatto, quanto dal fatto che il primo esemplare esibito a una mostra felina in Europa (Inghilterra) sia stato registrato come gatto importato da quel Paese (oggi Etiopia). Recenti studi genetici hanno dimostrato che che l’origine più probabile di questo gatto siano le coste dell’Oceano Indiano e alcune zone del Sud-Est Asiatico. La razza è stata comunque selezionata in Inghilterra partendo da un soggetto importato dall’Abissinia nel 1868 o, come sostengono molti allevatori inglesi, incrociando vari gatti silver e brown-tabby con gatti che presentavano “ticking” autoctoni. L’Abissino è stato riconosciuto ufficialmente in Gran Bretagna nel 1882. Molto diffuso negli Stati Uniti, dove è tra le razze a pelo corto più diffuse, mentre in Italia è ancora piuttosto raro.
Club Italiano Gatti Abissini e Somali >>>

Aspetto generale

Gli Abissini sono gatti di corporatura media, a pelo corto, dal portamento elegante e dalla spiccata individualità. Il mantello ha colore intenso ed è ben visibilie il “ticking” (ogni singolo pelo ha un colore base, interrotto da due o tre bande di pigmento più scuro e termina sempre con la punta scura). Alla nascita presentano mantello scuro che si schiarisce con l’età. Poiché gli Abissini sono portatori del gene responsabile del pelo lungo, è sempre possibile che in una cucciolata vi sia qualche gattino a pelo semilungo (Somalo). Può raggiungere anche i 18-20 anni di età.

Carattere

Gli Abissini sono gatti attivi e vivaci, con una spiccata curiosità per tutto ciò che li circonda; intelligenti, volitivi, hanno un carattere ben equilibrato. Hanno bisogno di molte attenzioni e di compagnia e manifestano il loro disappunto se trascurati o lasciati soli troppo a lungo. Di norma vivono bene con altri gatti o cani, specialmente i maschi. Necessitando di un loro spazio, non amano i gruppi troppo numerosi. Dinamico e curioso, ama molto il gioco anche da adulto e dopo la sterilizzazione; hanno bisogno, possibilmente, di uno spazio all’aperto dove muoversi e arrampicarsi. E’ particolarmente adatto a famiglie con bambini, con cui condivide volentieri il gioco. Se viene sterilizzato non cambia particolarmente la morfologia, così come non cambia il carattere, che si mantiene curioso e giocoso.

Cura

Il pelo corto non necessita di particolari cure: basta una spazzolata con spazzola a denti di gomma corti una volta alla settimana. Al posto della spazzola si possono usare un panno di pelle di daino o le mani inumidite, da far scorrere nella direzione del pelo. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

Varietà di colore

Oltre al quello originario (Usual o Ruddy), simile al pelo dei conigli selvatici, sono stati selezionati anche altri colori (Sorrel, Blu, Fawn, Tortie, Rosso, Crema, Silver, ques’ultimo non riconosciuto dal CFA, maggiore associazione felina degli Stati Uniti). Il mantello Usual o Ruddy è marrone rossastro con le punte scure. Nei gatti di questa varietà le zampe e il retro degli arti posteriori sono sempre neri. Come già detto, il pelo è caratterizzato dal cosiddetto effetto “ticking”. Anche la varietà Sorrel è molto diffusa: come l’Usual, presenta un caldo mantello marrone rossiccio ma la punta dei peli è di color cannella anziché nero. Anche i cuscinetti delle zampe e il retro degli arti posteriori sono color cannella. Gli occhi possono essere ambra, verdi o gialli.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media, muscolosa e snella; maschi fino a 4,7 kg, femmine fino a 3,7 kg; aspetto elegante.
Testa: ampia e moderatamente allungata; il naso forma una leggera curva con la fronte, il mento è pronunciato; di profilo, presenta un lieve “stop” (incurvatura, come una S).
Occhi: a mandorla, vivaci.
Orecchie: relativamente grandi e larghe alla base, distanti e prive di peli all’interno; gli esemplari migliori presentano un ciuffetto di peli alla sommità.
Arti: snelli rispetto al corpo e con struttura ossea leggera; zampine ovali e minute.
Coda: piuttosto lunga, larga alla base e appuntita.
Pelo: peli corti e fitti, aderenti al corpo e di consistenza elastica.
Difetti: mantello ruvido, troppo lungo o irto; troppo grande e tozzo; presenza di aree biancastre estese sul corpo.

Gatto Blu di Russia

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Russia – Inghilterra.

Le origini del gatto blu di Russia sono piuttosto incerte ma si pensa che questa razza sia originaria della Russia Settentrionale (regione di Arkangelsk, porto sul Mar Bianco). I primi esemplari furono portati in Inghilterra da alcuni mercanti intorno alla metà del XX secolo e vennero mostrati a varie esposizioni feline come gatti di Archangel o Archangel Blu. All’inizio del Novecento i Blu di Russia furono presentati ufficialmente alle esposizioni feline del Crystal Palace a Londra e gareggiarono nell’unica categoria dei gatti a mantello blu, insieme a Certosini, Korat e British Blu. Soltanto nel 1912 è stata istituita una speciale sezione per le razze straniere, salvando questo gatto dall’estinzione, al quale venivano preferiti i British Blu e altri gatti di costituzione fisica più imponente. Le guerre mondiali hanno quasi portato alla scomparsa dei Blu di Russia. Dopo il 1945 erano pochi gli esemplari sopravvissuti e gli allevatori, per evitare un’eccessiva consanguineità, li fecero accoppiare con gatti di altre razze (Siamese Blu Point); questi incroci portarono però ad un ulteriore alleggerimento della struttura fisica del Blu di Russia che divenne molto simile all’Orientale Blu a pelo corto. Nel 1966 alcuni allevatori approntarono un nuovo standard e iniziarono a riportare la razza alle caratteristiche originali. Oggi il Blu di Russia è una razza ben definita sia per quanto riguarda l’aspetto fisico che il carattere, e l’influenza delle razze orientali è pressoché scomparsa. Culla di questa razza è l’Inghilterra, ma anche in Svezia e negli Stati Uniti vengono allevati bellissimi esemplari. Oggi è possibile importare questi gatti direttamente dalla Russia e dai Paesi dell’Est Europa.

Aspetto generale

Gatto bello ed elegante, ha un mantello grigio-blu e occhi verdi lucenti. E’ una razza molto tranquilla che si affezionamo molto ai componenti della famiglia.

Gatto Blu di RussiaGatto Blu di Russia (foto Sara Dioguardi www.difossombrone.it)

Carattere

Hanno un carattere tranquillo, dolce e affettuoso sia con i propri simili sia con l’uomo. Tipico gatto da appartamento, ama le comodità e passa lungo tempo sdraiato nello stesso posto, meglio se in braccio a un componente della famiglia. Ricambia di un amore unico colui che sceglie, tra tutti i componenti della famiglia, il suo punto di riferimento, seguendolo come un’ombra. Detestano la confusione e il rumore e non è adatto ai bambini troppo piccoli. Si adattano facilmente a vivere con altri gatti o cani. Hanno una voce dolce e sommessa e miagolano di rado. Molto timidi con gli estranei, si ritraggono all’arrivo di un visitatore e non apprezzano le coccole degli estranei.

Cura

Il mantello non richiede particolari cure: è sufficiente una passata ogni tanto con una spazzola morbida, perchè il delicato pelo e sottopelo potrebbero essere danneggiati da spazzolate troppo frequenti e vigorose. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

Gatto Blu di Russia Gatto Blu di Russia

Varietà di colore

Il mantello classico è grigio-blu ma sono state selezionate anche le varietà nere e bianche.
Il mantello blu deve essere il più omogeneo possibile e deve essere privo di peli bianchi e sfumature di altri colori; naso e cuscinetti delle zampine grigi; occhi verdi.
Il mantello bianco deve essere candido, con naso e cuscinetti della zampine rosa; occhi verdi, blu o impari.
Nel Nero di Russia il mantello deve essere perfettamente nero, con naso e cuscinetti scuri; ochi verdi.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media; il peso medio dei maschi è di 3,5-4,8 kg, quello delle femmine 2,5-3,5 kg; corpo lungo, elegante e ben proporzionato. Il collo è lungo e poderoso.
Arti: lunghi, sottili, con zampine piccole e ovali.
Coda: lunga, dritta, che si assottiglia all’estremità.
Testa: ampia, un po’ allungata ma mai troppo lunga; mento ben marcato e zigomi salienti.
Orecchie: dritte, relativamente grandi e appuntite; l’interno dei padiglioni è quasi totalmente privi di peli.
Naso: di media lunghezza, privo di stop; grigio come le labbra.
Occhi: a mandorla, ben distanziati; verde smeraldo (da cuccioli sono blu scuro).
Mantello: pelo corto, fine e setoso, molto soffice per la presenza di un delicato sottopelo; con portamento eretto.
Negli ultimi anni è stata selezionata anche una varietà a pelo lungo (razza Nebelung).
Difetti: nel Blu, presenza di peli bianchi e sfumature di altri colori; tracce giallognole di verde negli occhi.

Gatto Bombay

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Stati Uniti.

Questa razza è stata selezionata da un’allevatrice del Kentucky (Stati Uniti), a partire dal 1960, sottoponendo a successivi incroci esemplari dal mantello completamente nero, ottenuti da Burmesi e Americani a pelo corto In questo modo è stato possibile ottenere questi gatti dal pelo nero e molto lucido. Oggi i Bombay sono incrociati tra loro e con i Burmesi. Poco allevato, è riconosciuto da molte associazioni feline sia negli Stati Uniti che in Europa. In Italia è molto raro.

Aspetto generale

La caratteristica principale dei Bombay (chiamato anche panera del salotto) è il colore e la lucentezza del matello. L’aspetto è simile a quello dei Burmesi ma presenta una testa dalle linee più tondeggianti.

Gatto Bombay Gatto Bombay (foto www.bajimbi.com.au)

Carattere

Nel complesso è simile a quello del Burmese. Adatto alla vita in casa, ama giocare e si dimostra molto affettuoso. Molto socievole sia con le persone che con gli altri animali. Tranquillo, equilibrato e amichevole, ha bisogno delle attenzioni e dell’amore di chi lo circonda. Non devono essere lasciati a lungo privi di compagnia perché soffrono la solitudine. Amante della tranquillità, detesta i rumori troppo forti. Non è frequente ascoltare il suo dolce e sommesso miagolio.

Cura

Il pelo lucente non necessita di particolari cure. E’ sufficiente passare molto delicatamente su tutto il corpo con un panno morbido di camoscio o una leggera spazzola di crine.

Varietà di colore

Il mantello deve essere nero intenso. Nelle cucciolate compaiono a volte gattini simili al Burmese o con altre sfumature. Nei cuccioli può essere presente una leggera sfumatura ruggine che scompare con la crescita. Il colore classico degli occhi è bronzo, ma è permesso anche il giallo-oro.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media (maschi fino a 5 kg); l’aspetto è simile al Burmese, ma con corpo più robusto e testa più arrotondata.
Testa: tonda e grande; muso piuttosto corto con evidente stop tra naso e fronte.
Occhi: rotondi e distanziati.
Orecchie: relativamente piccole, un po’ protese in avanti, larghe alla base e con punte arrotondate.
Arti: lunghi, agili, con cuscinetti neri.
Coda: elegante, abbastanza lunga e priva di irregolarità.
Pelo: corto, molto lucido e appiattito sul corpo; privo di sottopelo.
Difetti: colore poco intenso del mantello o tipo Burmese; tracce di bianco o di altri colori.

Gatto Certosino

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gatto-certosinoClassificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Francia.

Sull’origine del Certosino vi sono molte ipotesi. Certa è la presenza di gatti dal pelo grigio-blu sia a Roma che in Francia fin dal XVI secolo. Molti libri scritti nel Settecento riportano il nome Certosino riferito a gatti parigini con questa colorazione.
La fonetica del nome rimanda a una regione isolata e montagnosa della Francia, la Grande Chartreuse. Nell’XI secolo i monaci Certosini avevano un monastero in quella regione, e si dice che abbiano da sempre allevato questi gatti dal tipico mantello grigio-blu. Questa ipotesi è plausibile, ma non vi è alcuna prova certa. Secondo altri studiosi il nome potrebbe provenire dal fatto che questi gatti erano particolarmente numerosi in vicinanza di una Certosa, come per esempio quella dei giardini del Lussemburgo a Parigi.
Secondo un’altra ipotesi, il nome deriverebbe da un tipo di lana pregiato importato dalla Spagna nel Settecento: si chiamava “Pile de Chartreux” o meglio lana di Certosino. All’epoca, molti pellettieri facevano commercio di pelle di gatto specialmente di quelle dei gatti che finirono chiamati certosini.
E’ dunque possibile che la pelliccia di questi gatti, utilizzata per le stesse caratteristiche della lana, quali la morbidezza e la sua lanosità, abbia preso il nome “Chartreux” , e che da quest’ultima sia derivato il nome dei gatti (per altre informazioni www.certosinoclub.it).
Oggi questa razza è molto popolare sioprattutto in Francia e Belgio. In Italia I Certosini sono arrivati grazie all’interessamento del signor Tonelli di Bologna, titolare dell’allevamento “Dei Rosacroce” e fondatore del Club del Gatto Certosino Italia.

Aspetto generale

Gatto robusto, dal pelo corto di colore grigio-blu. La razza è a volte confusa con l’Europeo blu, dal quale si differenzia per alcune caratteristiche fisiche e caratteriali: il suo pelo, molto fine e fitto, per lo spessore del sottopelo è leggermente sollevato, conferendogli un aspetto leggermente lanoso che non hanno mai i gatti europei; le orecchie piazzate più in alto sulla testa e un po’ più alte alla base di quelle dell’europeo e poco pelose; gli occhi giallo carico color cuoio intenso, mentre il gatto europeo presenta tutta una gamma di differenti colori di occhi; il dimorfismo sessuale è più marcato di quello degli europei, i maschi certosini sono molto più robusti delle femmine, hanno guance più evidenti delle femmine soprattutto quando diventano adulti verso i due o tre anni. Nel passato queste due razze venivano occasionalmente incrociate, mentre oggi tale pratica non è più ammessa. La maggior partebdei Certosini presenta alla nascita leggere tracce di tigratura sul mantello che crescendo scompaiono.

Gatto Certosino Gatto Certosino (foto Sara Dioguardi www.difossombrone.it)

Carattere

Il certosino è un gatto dolce e miagola poco; socievole, di buon carattere e con un temperamento equilibrato e pacifico, è particolarmente adatto come animale da compagnia per persone sole o anziane. Convive bene con altri gatti e con cani. Adatto alle famiglie con bambini, perchè, se disturbato, non graffia ma preferisce rintanarsi in un posto tranquillo. Pur essendo un gatto che si adatta bene alla solitudine, è meglio non lasciarlo solo tutto il giorno. Ama giocare anche se non è attivo come altre razze a pelo corto. E’ raro ascoltare il suo sommesso e discreto miagolio.
Si adatta bene alla vita in casa, ma deve avere abbastanza spazio a disposizione. Ottimo cacciatore di topi.

Cura

Necessita di poche cure: è sufficiente spazzolarlo con una spazzola di crine e una passata con una pelle di camoscio una volta alla settimana; durante la muta si consiglia di usare con delicatezza una spazzola o un guanto con i denti di gomma per rimuovere il pelo morto. Se il pelo è sporco si deve usare uno shampoo secco inodore.
Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

Gatto Certosino Gatto Certosino (foto http://chartreux.cat.free.fr)

Varietà di colore

Lo standard ammette tutte le tonalità di grigio, dal cenere all’ardesia, ma il più diffuso è il grigio cenere. Deve essere il più uniforme possibile e non deve presentare striature, disegni o peli bianchi. Il pelo tende ad essere più argenteo sul naso, intorno alle vibrisse, nella parte posteriore delle orecchie e sulla punta delle zampe. Il colore degli occhi va dal bronzo dorato all’ambra.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: da media a grande; dall’aspetto muscoloso e robusto, specialmente nei maschi.
Testa: ampia alla base, cranio ben sviluppato, non bombato, con uno spazio stretto e piatto tra le orecchie; naso largo e diritto non camuso; i maschi adulti hanno mascelle importanti.
Orecchie: media, poco aperte alla base e con punte un po’ arrotondate.
Occhi: grandi e aperti, non troppo arrotondati; angolo esterno leggermente rivolto verso l’alto.
Arti: piuttosto lunghi, con zampe larghe.
Coda: di media lunghezza, larga alla base, affusolata e con punta arrotondata.
Mantello: ha una pelliccia spessa, lucida con sottopelo lanoso. Il doppio pelo fa sì che il pelo stia ritto e soffice al tatto.
Difetti: presenza di striature, disegni e pile bianchi sul mantello; tracce di verde nel colore degli occhi; naso camuso.

Cornish Rex

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Gran Bretagna.

Questa razza felina inglese deriva da un esemplare, nato in Cornovaglia nel 1950, che presentava un caratteristico mantello riccio, dovuto a una mutazione spontanea. Vista la particolarità, alcuni allevatori inglesi cercarono di stabilizzare il gene responsabile della mutazione e di creare una nuova razza. Nella selezione sono stati impiegati gatti comuni, British shorthair, Siamesi e Orientali a pelo corto. Il gene responsabile del caratteristico pelo è lo stesso presente nel German Rex.
Nel corso degli anni si sono sviluppate due varietà leggermente diverse di Cornish Rex: quella europea e quella americana, che differiscono essenzialmente per la costituzione fisica e la forma della testa. Quelli americani sono in genere più piccoli e leggeri di quelli europei, ed hanno le zampe più lunghe e il naso lungo con profilo dritto.

Aspetto generale

Le caratteristiche distintive sono il pelo arricciato e l’indole tranquilla ed affettuosa. Il pelo non è praticamente soggetto a muta e per questo il Cornish Rex è adatto a chi soffre di allergie e a chi detesta i peli sugli abiti e in casa.

 

Carattere

Molto affettuoso, cerca le attenzioni e le coccole delle persone. Non ama essere lasciato solo in casa. Il Cornish Rex convive bene con altri gatti e con i cani. Grazie al loro carattere tranquillo ed equilibrato, sono adatti alle famiglie con bambini. Sono subito socievoli anche con gli estranei. Intelligenti e curiosi, ama vivere con la gente e ha bisogno del contatto fisico con il suo padrone da cui dipende totalmente. Si adattano bene alla vita in appartamento (meglio mettere a loro disposizione qualche giocattolo e una struttura su cui farsi le unghie). Ha una voce dai toni abbastanza alti, particolarmente insistente durante il periodo del calore.

Cura

Come detto sopra, il pelo non è praticamente soggetto a muta. Richiede pochissime cure. Basta spazzolarli una volta alla settimana con una spazzola morbida e pettinarli saltuariamente con un pettine a denti fitti. Una passata sul pelo con una pelle di camoscio lo rende particolarmente lucido e ondulato. Soffre molto il freddo e in inverno ama sdraiarsi vicino a un termosifone. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

 

Varietà di colore

Sono ammesse tutte le colorazioni, compresa quella tipo Siamese (queste varietà vengono chiamate Si-Rex). Più importante è la qualità del pelo rispetto al colore.
I mantelli più diffusi sono il nero e il blu, senza macchie bianche e trigratura. Abbastanza diffusi anche i Tortie e quelli con predominanza di bianco. Il colore degli occhi e verde o giallo, mentre nei Si-Rex devono essere blu.

Standard

Categoria: Pelo Corto (Gatti con mantelli particolari).
Corporatura: da piccola a media; buona muscolatura e ossatura leggera; schiena leggermente curva.
Testa: ovale, più lunga che larga; naso e mento allinati di profilo; setto nasale lungo (nel tipo americano il profilo è detto “romano”, mentre l’europeo ha naso dritto). Sopracciglia e vibrisse ondulate.
Orecchie: grandi, alte sul cranio, non troppo vicine.
Occhi: ovali, di medie dimensioni.
Arti: lunghi, con zampe piccole e ovali.
Coda: lunga, sottile e affusolata.
Mantello: corto, sottile e morbido, ondulato e vellutato al tatto. Nei soggetti giovani il pelo è più rado e tende ad ispessirsi con l’età.
Difetti: presenza di aree povere di pelo e code spelacchiate.

Gatto Europeo a pelo corto

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Europa.

Gli antenati del gatto Europeo provenivano probabilmente dal Nord Africa e sono giunti in Europa a bordo delle navi dei mercanti Fenici. E’ il gatto più diffuso ovunque, sia in Europa che in America.
Intorno al nome Europeo a pelo corto c’è stata in passato molta confusione. Fino al 1982, c’erano due differenti razze a pelo corto conosciute come Europeo. Erano l’Europeo a pelo corto allevato in Gran Bretagna e nel continente (ottenuto incrociando gatti comuni con Persiani a pelo lungo, dal 1982 denominata British Shorthair) e la razza scandinava, selezionata soltanto da gatti comuni. Oggi solo quest’ultima si può fregiare del nome Europeo a pelo corto.

Aspetto generale

Nonostante venga definito “comune”, è un animale dalla straordinaria bellezza, resistenza e agilità: è il gatto per eccellenza. Poichè questi gatti hanno un aspetto del tutto simile a quello dei gatti comuni, non sono molto ricercati dagli allevatori, ma lo sono dai veri amanti del gatto. Si riproducono 2-3 volte all’anno (4-7 cuccioli per parto).

Gatto Europeo Gatto Europeo nero (foto www.jilt33.com/catz)

Carattere

Intelligente, attivo, furbo, ama cacciare i topo. Le femmine sono in genere più affettuose. Il temperamente può essere molto diverso: ci sono Europei che amano farsi coccolare a lungo e altri che sono più indipendenti e grandi cacciatori. Si adattano facilmente sia alla vita in campagna che in città, meglio se con giardino e spazi dove muoversi in libertà. Resiste bene alle basse temperature. Si adatta bene alla convivenza con altri gatti e persino con cani.

Cura

Non necessita di particolari cure: basta spazzolarlo una volta alla settimana con una spazzola di setole. Nel periodo della muta è consigliabile una spazzola o un guanto con denti di gomma per rimuovere il pelo morto. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

Gatto EuropeoGatto Europeo tabby (foto www.jilt33.com/catz)

Varietà di colore

Sono ammessi tutti i colori naturali (nero, rosso, bianco, blu e crema, con o senza tigrature o macchie bianche). La colorazione più tipica è il Tabby.
Il colore degli occhi corrisponde al mantello e può variare dal giallo al verde o all’arancione. Gli occhi possono essere blu o impari solo con mantello bianco.
Non sono ammessi il cioccolato, il lilla e il tipo Siamese.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media o grande; corpo muscoloso, con petto ampio e sviluppato.
Testa: relativamente grande, tondeggiante ma non quanto quella del British Shorthair; mascelle ben sviluppate.
Orecchie: medie, di lunghezza pari alla larghezza basale, dritte e piuttosto distanziate.
Occhi: rotondi, di vari colori in base al tipo di mantello.
Arti: robusti, di media lunghezza, con zampe tondeggianti.
Coda: abbastanza grossa alla base con estremità arrotondata.
Mantello: pelo folto, corto, morbido e lucido, appiattito.
Difetti: pelo dritto.

Gatto Siamese

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Thailandia.

Il Siamese è una razza molto diffusa in tutto il Mondo. Antichi documenti (conservati a Bangkok, capitale della Thailandia, un tempo Siam) risalenti al XIV secolo parlano di gatti con caratteristiche riconducibili a quelle del Siamese. I primi Siamesi giunsero in Inghilterra verso la fine del XIX secolo, imbarcati da mercanti inglesi, rimasti affascinati dalla bellezza del mantello, dalla loro corporatura snella e dagli occhi blu. I primi esemplari di Siamese furono per la prima volta a una esposizione solo nel 1881 a Londra, ma lo standard fu più volte rivisto fino ad arrivare all’attuale gatto dal corpo affusolato e snello (ultima modifica dello standard risale agli anni Sessanta). I Siamesi di quell’epoca erano piuttosto diversi dagli attuali, più robusti e con la testa più tonda. I primi esemplari importati erano focati con il corpo avorio e le estremità colorate molto scure (Seal Point), ma di seguito vennero selezionati anche mantelli con estremità grigie e corpo bianco-grigiastro (Blu Point), estremità marroni e corpo avorio pallido (Chocolate Point) ed estremità rosate e corpo quasi bianco (Lilac Point). Questi 4 colori sono quelli classici del Siamese (comparsi naturalmente senza incroci con altre razze), mentre le altre colorazioni sono state originate da incroci con gatti di altre razze. Negli anni ’90 alcuni allevatori iniziarono a rimpiangere la vecchia razza, tanto che nel 1998 fu riconosciuta una nuova-vecchia razza; nuovo lo Standard così come il nome: Thai. Il Balinese è la varietà a pelo semi-lungo del Siamese.

Aspetto generale

Le caratteristiche distintive del Siamese sono la corporatura snella, il mantello sfumato e i caratteristici occhi color blu. La taglia è media e l’aspetto è elegante e agile.

Gatto Siamese Femmina Siamese Lilac Tortie Point (foto www.daisychaincats.com)

Carattere

Dal carattere forte e volitivo, miagolano spesso per attirare l’attenzione. Molto socievole, si affeziona in maniera particolare ad una persona della casa e diventa suo fedele compagno. Convivono facilmente con altri gatti e con i cani. Amano essere coccolati e accarezzati per ore. Sono i gatti ideali per chi ha bisogno di compagnia. Sono allegri e giocherelloni e trasformano ogni giocattolo in una preda immaginaria. E’ facile addestrarli a riportare un oggetto e a passeggiare al giunzaglio. Pazienti e quindi adatti a famiglie con bambini.

Cura

Grazie al pelo corto, setoso e quasi privo di sottopelo, il Siamese non necessita di particolari cure. Solo nel periodo della muta dovrà essere passato con un panno di camoscio e, se necessario, con un pettine a denti fitti. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie affilate possono essere spuntate con apposite forbicine.

Gatto Siamese Maschio Siamese Chocolate Point (foto www.daisychaincats.com)

Varietà di colore

Le quattro principali varietà di colore sono: Blue Point, Chocolate Point, Lilac Point e Seal Point. Le varietà prendono il nome dal colore dominante (che è quello delle estremità). Oltre a queste abbiamo anche i Point Rosso e Crema. Le prime quattro varietà a loro volta possono essere anche Tortie e Tortie Tabby (in genere di sesso femminile). Di recente sono state selezionate anche le varietà Cannella, Fulvo, Smoke, Silver Tabby e Bi o Tricolore. Alla nascita i gattini Siamesi si presentano completamente bianchi e la caratteristica colorazione compare soltanto molti mesi dopo.
Il colore degli occhi è blu. Il colore del corpo è più chiaro di quello delle estremità (ad eccezione del Siamese bianco).

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media (peso maschi fino a 5 kg, femmine fino a 4 kg); sottile ed elegante; il corpo è flessuoso, lungo, muscoloso e armonioso; naso lungo privo di stop.
Testa: cuneiforme, muso e orecchie formano un triangolo equilatero capovolto; muso allungato.
Orecchie: grandi, larghe alla base, poste diagonalmente ai lati della testa
Occhi: a mandorla e leggermente obliqui, di colore blu intenso.
Arti: lunghe e sottili; quelle posteriori sono più lunghe di quelle anteriori; le zampine sono ovali.
Coda: lunga, sottile e appuntita.
Mantello: corto, sottile e setoso, quasi sprovvisto di sottopelo.
Difetti: presenza sul mantello di ombre scure; presenza di pelo troppo lungo o ruvido; presenza di sottopelo; nodosità sulla coda.

Gatto Birmano

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Myanmar (ex Birmania); Nazionalità: Francia, Gran Bretagna.
Classificazione FIFe: /

Si narra che il Birmano ( o Sacro di Birmania) discenda da un’antica popolazione di gatti sacri ospitati in un tempio Khmer di Myanmar. Durante un assalto al medesimo tempio, il gran sacerdote, mentre stava in meditazione davanti alla statua della dea insieme al suo gatto bianco Sinh, venne mortalmente ferito ed il suo fedele gatto Birmano si accucciò sopra di lui rivolgendo lo sguardo alla dea. Mentre ciò accadeva, avvenne una trasformazione: il suo mantello divenne dorato e gli occhi blu zaffiro, quando si voltò verso la porta del tempio le sue zampe, il muso e le orecchie si tinsero di colore scuro della terra, ad eccezione delle zampe ancora appoggiate sul padrone morente le quali rimasero bianche candide in segno di purezza. Guidati dallo sguardo del gatto rivolto alle pesanti porte di bronzo del tempio, i monaci si precipitarono a chiuderle, salvandosi così dal saccheggio e dalla distruzione. Nello stesso tempo anche gli altri gatti del tempio subirono la stessa trasformazione trasmettendola ai loro discendenti. Sinh non abbandonò il suo padrone, e morì sette giorni dopo di lui. Quando i monaci si riunirono per eleggere il nuovo successore del Gran sacerdote videro accorrere tutti i gatti del tempio. Da ciò deriva il nome della razza, Gatto Sacro di Birmania. I primi esemplari comparsi in Europa furono una coppia giunti in Francia nel 1918. In segno di riconoscimento a un signore francese, i monaci Kittahs gli inviarono due dei preziosi e rari gatti Birmani, da loro stessi allevati e ritenuti sacri. Il maschio morì durante il viaggio, mentre la femmina, partita dal tempio già gravida partorì a Nizza la sua cucciolata, da cui ebbe origine l’intera razza. Dopo l’ultima guerra mondiale la razza fu vicina all’estinzione, in tutto il mondo rimasero solo due coppie, e da queste si partì per ottenere il riconoscimento ufficiale, ottenuto nel 1966.

Aspetto generale

Il Birmano è un gatto di medie dimensioni, di ossatura robusta col corpo leggermente allungato. I maschi sono generalmente più grandi ed hanno la zona della gorgiera più possente e la testa più massiccia rispetto alle femmine. La gorgiera è meno evidente in estate e in giovane età. Ha un portamento elegante e due magnetici occhi blu zaffiro. Di aspetto imponente, col suo lungo pelo, si aggiunge un tocco di classe con le zampe guantate di un colore bianco candido. Il netto contrasto tra le estremità scure e il corpo chiaro lo legano al Siamese. In sintonia con l’aspetto maestoso, il Gatto Sacro di Birmania ha un carattere mite e tranquillo.
Rispetto ai gatti a pelo lungo, esso matura presto e le femmine spesso vanno in calore a sette mesi d’età. Il suo mantello è più setoso al tatto rispetto quello del Persiano, ma è rispettivamente meno folto. A causa della mancanza di un folto sottopelo soffre il freddo, bisogna stare attenti quindi alle temperature rigide e alle correnti d’aria. Ha una forte e spiccata personalità. Ama parlare più che con la voce con gli occhi, gli sguardi e con tutto il suo corpo. In alcune linee tendono a manifestarsi forme di debolezza degli arti posteriori o di ostruzione nasale, che obbliga l’animale a respirare con la bocca.

Carattere

Curioso e affettuoso, alla apparenza distaccato, quasi fosse pienamente consapevole delle sue origini mistiche. Ha un temperamento attivo e reattivo, è un gatto poco vocale, con un miagolio flebile. Molto socievole e raramente aggressivo. Ama la tranquillità e la quiete e non sopporta confusione. Per questo tollera poco la compagnia di bambini vivaci e di altri animali, si comporta con molta riservatezza con gli estranei. Adatto alla vita di appartamento, ma può essere lasciato libero di uscire in giardino, dove si divertirà ad arrampicarsi su alberi, senza alcun rischio di rovinare il mantello.
Sopporta alcune ore di solitudine, ma in caso di assenze prolungate è preferibile garantirgli la compagnia di un suo simile. I gattini sono molto attivi ed esuberanti, amano giocare fino allo sfinimento, comportamento questo che avranno anche da adulti. I maschi adulti tendono a ricercare la compagnia dell’uomo più dei loro simili di sesso femminile. A differenza di altri gatti, è molto attaccato al suo padrone, lo amano, lo seguono, lo cercano continuamente. Hanno bisogno delle sue attenzioni e della sua compagnia. Non è adatto a persone che cercano un gatto “soprammobile”, ma è l’ideale per quelli che vogliono trovare in un gatto un amico, da vivere a pieno, un compagno con cui dialogare e giocare.

Gatto Birmano Femmina di Birmano Blue point (foto www.birmani.com)

Cura

Nonostante abbia un pelo lungo e sottile, la pelliccia setosa si toeletta facilmente perché dotato di poco sottopelo. Una o due spazzolate settimanali sono sufficienti per mantenerlo in forma. Durante il periodo di muta le spazzolate devono essere più frequenti, almeno una volta al giorno, agendo sia nel verso del pelo che contropelo, ma comunque i nodi sono rari.
Il pelo del Birmano è molto fine per cui è necessario non essere troppo energetici per evitare di strapparlo, le spazzolate lenti e ritmiche diventano in questo modo un momento di relax.
I guanti bianchi devono essere  sempre mantenuti puliti e privi di macchie lavandoli regolarmente,  asciugandoli con attenzione e applicando del borotalco, in secondo tempo strofinare il pelo con una spazzola, in modo da lasciare le parti bianche  perfettamente pulite e senza macchie.

Gatto Birmano Birmano Seal point a otto mesi – Maschio di Birmano Red point (foto www.birmans.it)

Gatto Birmano Cucciolo di Birmano Blue point (foto www.birmans.it)

Varietà di colore

Può presentarsi nelle tonalità: Seal point (un marrone molto scuro), Blu point, Chocolate point, Lilac point (un marrone chiaro), Red point e Cream point. Oltre ai colori puri del mantello esistono le varianti: Tabby point, una lieve striatura che si fonde al colore base, che può essere Seal, Blu, Chocolate, Lilac, Red o Cream point; Tortie point, una maculatura generale del mantello incrociata con il colore Red, il colore di base può essere Seal, Blu, Chocolate o Lilac point; Torie Tabby point, caratteristica che si ottiene con l’unione delle due varietà precedenti, avendo come colore di base il Seal, Blu, Chocolate o Lilac point. Quando i gatti sono ancora cuccioli il colore e la maschera sul muso sono molto tenui. Crescendo la pigmentatura diviene molto evidente e la maschera copre praticamente tutto il muso e le parti interessate.

Standard

Categoria: si può presentare a Pelo lungo o Semilungo.
Corporatura: di media struttura.
Corpo: Lievemente allungato e robusto, di tipo Stocky. I maschi devono essere più massicci delle femmine. Il colore del corpo, e del ventre è guscio d’uovo molto pallido; il dorso è beige dorato in tutte le varietà esistenti.
Mantello: è setoso, morbido, lungo o semilungo con poco sottopelo. Il pelo è corto sul muso, si allunga gradualmente sulle guance e diventa lungo e folto formando la tipica gorgiera, sul dorso e sui fianchi rimane lungo, sulle zampe si accorcia leggermente ed infine tra i polpastrelli si formano dei ciuffi di pelo più lungo. Si presenta lievemente riccio sullo stomaco.
Testa: cranio forte, vasto ed arrotondato. La testa ha una forma data da una ossatura piuttosto robusta, la fronte è leggermente arrotondata, le guance sono piene. Presenta un leggero stop, ed ha un profilo leggermente arrotondato. La maschera che presenta sul muso fa parte dei points colorati del Birmano, essa incornicia occhi, guance e bocca, al centro il tartufo. Ha forma romboidale ed è nettamente staccata dai points delle orecchie.
Occhi: di forma non troppo arrotondata, leggermente ovale, di color Blu zaffiro intenso.
Naso: proporzionato alla testa, di lunghezza media. Nel profilo è di tipo romano. Esso comincia appena sotto gli occhi.
Orecchie: di media grandezza, poste leggermente inclinate e rivolte in avanti, ben distanziate. Le punte sono arrotondate.
Mento: vigoroso, forte e ben sviluppato. Con la mascella più bassa forma una linea perpendicolare con il labbro superiore.
Arti: robusti e corti.
Piedi: grandi e rotondi. I polpastrelli solitamente sono di color rosa. La caratteristica di questa razza è il guantaggio, ossia le dita di tutte le zampe hanno la pelliccia di colore bianco candido. Il bianco, nei piedi anteriori si deve arrestare superiormente all’articolazione ed inferiormente nella zona tra le dita e il metacarpo. Il bianco può essere leggermente più alto nelle zampe posteriori. Nella fascia plantare delle zampe posteriori i guanti terminano a punta. I guanti devono essere di uguale lunghezza e simmetrici. Nella fascia plantare delle zampe posteriori i guanti terminano a punta.
Coda: di media lunghezza, la forma è a pennacchio. Solitamente viene tenuta verso l’alto, ondeggiando ad ogni passo. Il pelo è molto folto ma non si annoda. La coda ha punta arrotondata.
Penalità: aree bianche che non si estendono sulle parti anteriori dei piedi secondo una linea uniforme; assenza di guanti bianchi su qualsiasi piede; ombreggiatura bianca sul ventre e sul petto; zone di color bianco puro alle estremità, eccetto i piedi; testa assomigliate al Siamese o al Persiano; occhi strabici; numero errato di points; presenza di macchie sul corpo; fragile struttura ossea; guantaggio fuori standard.

a cura di Sara Dioguardi – www.difossombrone.it
Si ringrazia Claudia Zaino di www.sacrodibirmania.com