Gatto Norvegese delle Foreste

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Norvegia.

Si suppone che gli antenati del Norvegese delle Foreste (il nome in norvegese è Nork Skaukatt) siano esemplari a pelo lungo trovati in Turchia o altrove (probabilmente simili a quelli che oggi chiamiamo Angora Turco) e portati in Scandinavia da navigatori vichinghi, intorno al IX secolo d.C.
Molti documenti attestano che gatti a pelo lungo e con folta coda frangiata vivevano nelle foreste norvegesi da tempo immemorabile: si trattava probabilmente degli antenati degli attuali Norvegesi delle Foreste. Avvicinati dall’uomo, sono diventati frequentatori abituali delle fattorie, dove si resero utili nella caccia ai topi e agli altri animali molesti. La prima presentazione ufficiale a una mostra felina risale al 1912. Successivamente è stato svolto un lungo lavoro di selezione per stabilizzare lo standard di razza. Il Norvegese delle Foreste è stato riconosciuto a livello internazionale nel 1977. Oggi viene allevato in molti paesi, ma molti esemplari vivono ancora allo stato selvatico.

Aspetto generale

L’aspetto è molto simile al Maine Coon, dal quale si differenzia fondamentalmente per la forma della testa: nel Maine è più lunga, con il muso squadrato e profilo leggermente ricurvo, mentre quella del Norvegese è più triangolare e con il naso dritto. Inoltre il pelo è tendenzialmente più ispido e grasso rispetto a quello del Maine. Il pelo è impermeabile e adatto a sopportare le temperature rigide del Paese di origine. Anche da piccoli presentano pelo lungo, anche se ci vogliono almeno due anni perchè raggiunga il suo aspetto migliore; lo sviluppo completo del gatto si raggiunge a tre anni.

Carattere

Rispetto al Maine è meno mansueto. L’indole è comunque socievole e pacifica, anche se all’occorrenza sa essere vivace e attivo. Sa adattarsi bene anche alla vita domestica ma è necessario dargli la possibilità di sfogare in qualche modo le energie. Amano molto arrampicarsi e giocare (specie con topini finti, in mancanza di quelli veri) fino a tarda età. Intelligenti e affettuosi sia con gli adulti che con i bambini, creano un legame particolare con un membro della famiglia. Amano le coccole e le carezze, anche se meno rispetto ad altre razze a pelo lungo o semi-lungo. Raramente danno problemi di convivenza con il cane. Dato lo spiccato istinto territoriale, sono difficili le convivenze tra maschi; tali problemi non si hanno con soggetti sterilizzati e con femmine, purché sia adeguato lo spazio a disposizione. Sono gatti estremamente curiosi.

Cura

Il pelo, grasso e idrorepellente, del Norvegese delle Foreste ha bisogno di pochissime cure. E’ sufficiente una pulizia una volta al mese e una passata con pettine di materiale naturale a denti larghi, evitando di danneggiare il delicato sottopelo. Durante la breve ma intensa muta, il Norvegese delle Foreste si presente simile a un gatto a pelo corto con coda vistosamente pelosa. In questo periodo (primavera) è necessario pettinarlo spesso, per evitare che, leccandosi, ne possa ingerire una grande quantità. Il lavaggio con acqua è sconsigliato. Le orecchie devono essere pulite solo al bisogno, con prodotto appositamente formulato: dopo aver applicato poche gocce e aver massaggiato delicatamente il padiglione auricolare, rimuovere il prodotto con un panno umido.

Gatto Norvegese delle foreste Gatto Norvegese delle Foreste (foto www.agraria.org)

Varietà di colore

Sono allevati solo nei colori naturali, mentre non sono riconosciuti i colori ottenuti da ibridazione (cioè quelli che derivano dal fattore himalayano, tipico del Siamese e del Birmano, il lilla, il cannella e il cioccolato. Il colore del mantello e la sua distribuzione non sono considerati parametri importanti, a differenza della costituzione robusta e della qualità del pelo.
I mantelli più diffusi sono il tabby classico nero e il tabby striato, con o senza macchie bianche. Il colore degli occhi varia dal verde al giallo, al bronzo; rari gli esemplari con occhi blu e impari.

Gatto Norvegese delle foreste Gatto Norvegese delle Foreste (foto www.agraria.org)

Standard

Categoria: Pelo Semi Lungo.
Corporatura: grande, con corpo piuttosto lungo, robusto, con struttura ossea solida; i maschi devono essere più imponenti delle femmine.
Testa: triangolare, di buona altezza quando vista di profilo; mento forte; naso dritto e senza stop.
Orecchie: grandi, larghe alla base e piazzate alte e aperte, con punta ornata da ciuffetti di peli, come quelli della lince, e altri lunghi peli che spuntano dal padiglione auricolare.
Occhi: a mandorla, leggermente obliqui, vivaci ed espressivi.
Zampe: robuste, alte, quelle posteriori devono essere ben dritte, mentre quelle posteriori possono anche essere leggermente divaricate; quelle posteriori sono più lunghe delle anteriori.
Piedi: grandi, arrotondati e proporzionati alle zampe.
Coda: lunga e folta; distesa arriva almeno alle scapole.
Pelo: semilungo; il sottopelo lanoso è ricoperto da un pelo di copertura lucido e idrorepellente che è formato da peli lunghi, grossi e lucidi che coprono la schiena e i fianchi; tranne che nel periodo estivo, il gatto deve avere gorgiera e fianchi adornati da una lunga pelliccia. I maschi presentano un mantello più sontuoso delle femmine.
Difetti: dimensioni ridotte e struttura sottile; testa rotonda o quadrata; orecchie piccole, poste troppo basse o troppo vicine; zampe corte, sottili; coda corta; pelo arido o infeltrito.

Gatto Siberiano delle foreste

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Russia.

Dai Monti Urali si sono poi spostati verso la Siberia. L’antico gatto Siberiano viveva nelle foreste ed è per questo motivo che molti conoscono questa razza come Gatto Siberiano delle Foreste. Era un gatto selvatico con una forte predisposizione per la caccia. Il moderno gatto Siberiano nato in famiglia è però molto affettuoso con tutti, in particolare con i bambini con i quali si diverte a giocare. E’ una razza ancora rara in molti paesi, i primi allevatori si stano diffondendo in Italia, Germania e America ma attualmente sono ancora pochi. La prima gatta importata in Italia è stata Quendalina Romanova.

Aspetto generale

Gatto dalle enormi dimensioni e per questo ha una forte somiglianza con il leone soprattutto nei mesi invernali, cioè quando si infoltisce il sottopelo e si forma una spettacolare gorgiera. Ha un aspetto possente e robusto ma allo stesso molto agile. Per la nulla produzione della proteina “fel d1” ritenuta responsabile dell’allergia al gatto è considerata una razza ANALLERGICO. La coda folta e arrotondata si libra nell’aria con maestà.

Carattere

In famiglia è socievole e affettuoso sia con i padroni sia con gli ospiti ma mai troppo invadente. Familiarizza molto velocemente anche con altri gatti o animali. Accoglie il padrone al suo rientro a casa con un piacevole miagolio. E’ sempre molto curioso ed attento a ciò che lo circonda e se qualcosa lo disturba al massimo si allontana con discrezione.

Gatto Siberiano delle foreste Siberiano delle foreste (foto www.du-palais-d-hiver.de)

Cura

La presenza di un olio non untuoso sul pelo del gatto fa in modo che non si formino nodi, non infeltrisce e quindi non necessita di continue cure o spazzolate.

Gatta Siberiana Gatta Siberiana delle foreste a otto mesi (foto www.gattosiberiano.eu)

Gatta Siberiana Gatta Siberiana delle foreste Seal Tortie Tabby (foto www.gattosiberiano.eu)

Varietà di colore

Tutte le sfumature dei colori solidi seal (nero) e red (rosso) e dei rispettivi diluiti blue (grigio) e cream (crema) sono accettate. Lo standard non prevede le colorazioni lilac (lilla) e chocolate (marrone). Una colorazione molto particolare e tipica solo delle femmine è il tortie (presenza contemporanea di seal e red da cui SEAL TORTIE oppure di blue e cream da cui BLUE TORTIE). La presenza contemporanea di due colori sul mantello è dovuto ad un fattore puramente genetico in quanto soltanto le gatte acquistano due cromosomi X da entrambi i genitori mentre il maschio riceve una X ed una Y.

Standard

Categoria: Pelo Semilungo.
Testa leggermente più lunga che larga, lievemente arrotondata;
Zigomi ben sviluppati;
Naso largo di media lunghezza che nel profilo mostra una lieve rientranza;
Orecchie di media grandezza, distanziate e larghe alla base, arrotondate in punta e dei ciuffi di pelo che escono dall’interno come quelle delle linci;
Grandi occhi obliqui, distanti e leggermente ovali possono essere di qualunque colore anche se preferibilmente verdi;
Corpo muscoloso (incluso il collo) a figura rettangolare;
Torace largo;
Zampe di media altezza, grosse e robuste;
Piedi rotondi con ciuffi di pelo che spuntano tra le dita;
La coda è spessa, arrotondata, grossa alla base e a decrescere verso la punta;
Pelo semilungo, ben sviluppato, molto denso;
Sottopelo che nelle stagioni invernali si infoltisce;
Pelo superiore idrorepellente.
Penalità:
– orecchie troppo grosse o troppo piccole
– occhi rotondi e non leggermente obliqui
– occhi di colore impari
– mancanza di ciuffi che fuoriescono dalle orecchie o tra le dita
– pelo troppo schiacciato
– mantello troppo setoso
– zampe troppo esili
– coda troppo corta o troppo lunga
– gatto troppo magro

Testi ed alcune foto gentilmente concesse da Matis Roberta – www.gattosiberiano.eu

Cavallo Avelignese

Origini e attitudini

Originario di  Hafling (nome italiano Avelengo), paese vicino a Merano. Denominato anche Haflinger o Cavallo di Hafling o Pony Avelignese. Razza molto antica, anche se ufficialmente nasce nel 1874, con le caratteristiche attuali, dall’accoppiamento di una cavalla indigena con lo stallone El Bedavi (forse berbero).
In passato veniva molto usato per i lavori in agricoltura e sebbene ancora oggi sia  utilizzato per questi scopi, lo si apprezza molto per l’equitazione agrituristica e in molte discipline sportive. Cavallo da sella.
Nel 1971 viene costituita l’Associazione Nazionale Allevatori Cavalli di Razza Haflinger – Italia, alla quale è stato ufficialmente affidata la gestione del Libro Genealogico a partire dal 1977. Oggi l’Haflinger è diffuso in tutta l’Italia risultando la Razza Italiana con la maggiore consistenza numerica.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Presenta un bel mantello sauro-dorato; ciuffo, criniera e coda con crini abbondanti, sottili, lisci e generalmente chiari.
Mole medio piccola: altezza al garrese: maschi (minimo 137 cm), femmine (minimo 134 cm).
Temperamento docile, buona disposizione all’attività dinamica con equilibrio tra velocità dell’andatura e potenza dello sforzo.
Forme armoniche, solide e corrette. Piede ben conformato, con zoccolo sano, resistente.

Cavallo Avelignese (Haflinger) nuovo tipo Cavallo Avelignese (Haflinger) nuovo tipo (foto Filippini)

Cavallo Avelignese (Haflinger) vecchio tipo Cavallo Avelignese (Haflinger) vecchio tipo (foto Sabbioni)

Cavallo Maremmano

Origini e attitudini

Le origini del cavallo maremmano si nascondono nel territorio della Maremma tosco-laziale al tempo degli antichi Etruschi. Da allora fino all’800 ha mantenuto le stesse forme iniziali: tozzo, forte, ombroso. Intorno al 1870 si cominciò a incrociarlo con cavalli dall’aspetto più gentile e slanciato; grazie all’incrocio con il purosangue inglese si giunse a quella che viene definita “la nuova generazione” con la nascita, nel 1902, dello stallone Fauno nelle scuderie reali di San Rossore (Versilia – Toscana). Il purosangue inglese oltre a ingentilire la tozza e rustica figura del vecchio maremmano ne ha anche aumentato la statura e la nevrilità.
Robusto, resistente alla fatica e alle condizioni climatiche avverse,  generoso, è adatto come cavallo da sella ad adeguarsi alle più svariate esigenze. Per la docilità oggi questo cavallo è apprezzato come compagno per escursioni e passeggiate sia per adulti che per bambini.
I campioni olimpici Raimondo D’Inzeo con Quotidiana e Graziano Mancinelli su Ursus del Lasco hanno dimostrato le doti del Maremmano come saltatore, Stefano Meattini su Rondinella (campione del mondo di velocita’) la sua supremazia nella monta da lavoro. L’ignoranza, il classico pressapochismo italico e la stupida esterofilia non ne hanno permesso una selezione adeguata fino agli anni novanta come cavallo sportivo. Ma da allora molto è stato fatto. L’Associazione Italiana Allevatori Cavallo di razza Maremmana (ANAM www.anamcavallomaremmano.com) e’ stato il primo organismo ad introdurre in Italia il performance test per la valutazione e l’approvazione alla riproduzione degli stalloni e della fattrici. Quindi non piu’ soltanto un giudizio morfologico sul soggetto ma anche di attitudine al lavoro con la valutazione delle andature e della propensione al salto. Il Maremmano e’ un cavallo che ha bisogno di essere rilanciato, ma ha grandissime potenzialita’ (testo di Gregorio Savio).

Caratteri morfologici

Tipo: meso-dolicomorfo.
Il colore del mantello è baio o morello, generalmente scuro.
Altezza al garrese: da 160  a 172 cm.
Peso: 450 – 500 kg.
Equilibrato, energico e molto resistente, buon saltatore.
Classico cavallo militare.
I piedi sono resistenti all’usura e di buona forma.

maremmano M. NoGlobal Del Forteto cavalcato da Sheila Nesi di Firenze

maremmano1 Monaco, stallone nato nel 1980, da Treviso e N.Sterlina (foto www.anamcavallomaremmano.com)

Cavallo Andaluso

Origini e attitudini

Il luogo d’origine è l’Andalusia (Spagna), noto anche come “Pura razza Spagnola”. Le origini di questo cavallo sono controverse. Sembra discenda dai cavalli arabi e berberi giunti in Spagna con i mori nel 711, incrociati successivamente con cavalli indigeni. Per molti secoli è stato utilizzato (come l’arabo) per migliorare moltissime razze autoctone europee. Con la conquista dell’America (alcuni esemplari furono portati da Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio), ha contribuito a formare gran parte delle razze americane.
Elegante, armonioso e di nobile portamento. Cavallo da sella (buon saltatore) viene considerato soprattutto un cavallo da passeggiate e da sport (anche nelle corride).
Allevato in Europa e America del Sud.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Mantello: grigio, baio, morello, sauro, roano.
Altezza al garrese:  155 – 160 cm.
Peso: circa 570 kg.
Carattere fiero, intelligente, affettuoso.

All’Andaluso si rifà il “Certosino” (derivato da selezione di Andalusi operata dalla fine del XV secolo dai monaci certosini di Jerez de la Frontera), molto simile all’attuale cavallo di Pura razza Spagnola, ma un po’ più piccolo, più rustico e meno elegante. Cavallo da sella e tiro leggero (grigio o morello), allevato solo in Spagna.
Recente razza spagnola discendente dall’Andaluso è il “Minorchino” (non ancora riconosciuta ufficialmente). Più spigoloso e meno elegante rispetto al progenitore, è molto utilizzato negli spettacoli circensi per la sua abilità ad impennarsi a comando.

Cavallo Andaluso (Pura Razza Espagnola) Cavallo Andaluso – Pura Razza Espagnola (foto www.valhallaandalusians.com)

Cavallo Andaluso (Pura Razza Espagnola) Cavallo Andaluso (Pura Razza Espagnola)

Cavallo Appaloosa

Origini e attitudini

Cavallo da sella e tiro leggero, originario degli Stati Uniti.
Resistente e duttile, viene impiegato nei rodei e negli spettacoli equestri, oltre ad essere un eccellente cavallo da turismo e da campagna. Discende dai cavalli introdotti dagli Spagnoli nel XVI secolo. I pellerossa che non conoscevano il cavallo, cominciarono ad impadronirsene e ad allevarli secondo i loro interessi. Il nome di questa razza deriva dal fiume Palouse che attraversa i territori un tempo abitati dalla tribù dei Nasi Forati (selezionatori di questa razza). Con l’annientamento della tribù nella seconda metà dell’Ottocento, la razza rischiò l’estinzione. Solo nel 1938 si ricostruì un ceppo ben selezionato e si riprese un allevamento serio con la creazione di un libro genealogico.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Mantello: uno dei sei tipi che caratterizzano le tipologie di Appaloosa (fiocco di neve, leopardo, brina, marezzato, coperta macchiata, coperta bianca).
Altezza al garrese: 150 – 162 cm.
Peso: 400 – 500 kg.
Carattere docile e fedele.

Appaloosa: il cavallo dei Nasi Forati >>>

Cavallo Appaloosa Cavallo Appaloosa (foto www.vootar.com)

Cavallo Appaloosa Cavallo Appaloosa (foto www.agraria.org)

Cavallo Arabo

Origini e attitudini

Originario dell’Arabia Saudita. Il cavallo Arabo é una delle razze più antiche: la sua origine risale a 3000 a.C. Già nel VI secolo d.C. i beduini praticavano l’allevamento selettivo accoppiando esemplari secondo criteri di selezione validi ancora oggi. Poiché le tribù beduine erano numerose e ognuna selezionava i propri cavalli con con propri criteri, si formarono inizialmente sette tipologie principali, che successivamente si ridussero alle tre che ancora oggi conosciamo:
– l’arabo bebuino (assil) rappresenta il tipo originario e si divide a sua volta in tre sottotipi: kuhailan, resistente e potente; siglavy, bello ed elegante; muniqi, leggero e velocissimo.
– l’arabo di pura razza è il discendente dei tre tipi appena citati incrociati tra loro, ed è quello che noi conosciamo come arabo (diffuso in tutto il mondo).
– la razza araba comprende cavalli di sangue orientale che, pur rispettando per morfologia e carattere il tipo arabo, hanno nel loro albero genealogico parentele con il berbero, con l’arabo persiano e con il siriano.
E’ stato impiegato per creare o migliorare altre razze in ogni angolo della terra, primo fra tutte il Purosangue Inglese.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Cavallo nobile e bello, dai movimenti armonici e corretti
Grigio, baio, sauro, morello e roano (più raro).
Altezza al garrese: dai cm 145 ai cm 160; in alcuni casi scende al di sotto del limite minimo.
Peso: 350 – 450 kg.
Pelle sottile ed elastica, ricoperta da peli corti e lucenti.
Il piede è piccolo e durissimo; gli appiombi sono perfetti.
Nevrile, sobrio e poco esigente.
Veloce, leale e coraggioso, in passato il cavallo ideale per l’esercito.
Ideale per le gare di resistenza e per il trekking; spesso utilizzato come tiro rapido.

Purosangue Arabo sauro Castrone di 5 anni di Purosangue Arabo sauro (foto Laura Lavezzini)

Purosangue Arabo sauro Castrone di 5 anni di Purosangue Arabo sauro (foto Laura Lavezzini)

Cavallo Purosangue Inglese

Origini e attitudini

Cavallo Purosangue Inglese Razza originaria della Gran Bretagna. La sua denominazione inglese “Thoroughbred” significa “allevato in purezza”.. La razza è nata grazie alla passione degli inglesi per le corse dei cavalli, passione già radicata diversi secoli prima che iniziasse la selezione di un cavallo da corsa specificatamente studiato per le gare di galoppo. Le origini della razza risalgono al 1700, dall’incrocio di giumente indigene da corsa con tre stalloni di origine araba: Darley Arabian, un baio oscuro dalle chiare origini arabe, Byerley Turk, un baio di ceppo arabo ma di origini turche e il baio oscuro Godolphin Arabian, noto anche come Godolphin Barb per le sue origini berbere.
E’ il cavallo utilizzato in tutto il mondo per le corse al galoppo, avendo notevoli doti di velocità. Dal 1793 funziona il Libro Genealogico della razza in cui vengono iscritti solamente i soggetti nati da genitori iscritti.
La razza oggi non presenta caratteri morfologici particolarmente omogenei. Se ne distinguono tre tipi differenti: lo “stayer”, più piccolo e raccolto, dotato di grande fondo; lo “sprinter”, più alto e allungato, molto veloce; l'”intermediate”, con groppa obliqua , spalla inclinata e dorso piuttosto breve, adatto alle corse a ostacoli e utilizzato come saltatore. Il Purosangue è il cavallo più conosciuto, probabilmente il più allevato al mondo, e il più utilizzato per migliorare le razze da sella.

Caratteri morfologici

Tipo: dolicomorfo.
Quasi tutti i colori interi: baio, sauro, più raramente morello e grigio, eccezionalmente Roano.
Spesso presenta segni distintivi sulla fronte (liste o fiocchi) o sugli arti (balzane) che sono molto apprezzati.
Caratteristica tipica della razza è la pelle sottilissima, morbida, che lascia trasparire le vene superficiali, con pelo finissimo e setoso. La coda e la criniera sono lisce e fini.
Altezza al garrese: 147-178 cm ma la media é intorno ai 163 cm.
Peso: dai 320 ai 450 kg.
Nevrile ed energico, mordace e a volte ribelle.
La testa elegante si fonde in un lungo collo graziosamente arcuato.
E’ dotato di grande velocità e di fondo notevolissimo; non è facile da montare, per cui richiede cavalieri esperti e sensibili.

Puro Sangue Inglese Puro Sangue Inglese

Falabella

Origini e attitudini

Originario dell’Argentina. E’ il più piccolo pony al mondo: è stato selezionato nel Ranch Recreo de Roca (vicino a Buenos Aires) di proprietà della famiglia Falabella, partendo da pony Shetland e operando la selezione utilizzando i soggetti più piccoli.
L’International Falabella Miniature Horse Society (I.F.M.H.S), sorta nel 1986 con lo scopo di preservare l’autenticità e le qualità di questa rarissima razza di cavalli,  tiene il Registro dei Falabella con pedigree, discendenti diretti da quelli importati per primi in Inghilterra nel 1977.
Questo pony sta acquisendo consensi crescenti, anche fuori dai confini argentini, come animale “da compagnia”. Categoria da sella e tiro leggero.
Carattere tranquillo, intelligente, affidabile.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Cavallo in miniatura perfettamente proporzionato. Non si può confondere con un pony Shetland , che ha la testa e gli zoccoli come un cavallo “normale”, ma le gambe corte.
Mantello: tutti i mantelli.
I Falabella hanno, a differenza degli altri cavalli, solo 17 vertebre, anziché 18, e una coppia di costole in meno.
Altezza al garrese: per essere ammesso al Registro dell’International Falabella Miniature Horse Society (I.F.M.H.S), un Falabella oltre a essere figlio di genitori entrambi certificati, non deve superare l’altezza (al garrese) di 34″ ossia 85 cm.
Peso: circa 100 kg.

Cavallo Falabella

Quarter Horse

Origini e attitudini

Studi condotti da diversi paleontologi, ci portano stabilire che i primi esemplari di Equus caballu, apparvero nel continente americano circa un milione d’anni fa. Probabilmente, a causa di sconvolgimenti climatici, però, tutti gli equidi di queste terre si estinsero all’incirca ottomila anni fa.
Furono i conquistatori spagnoli, nel 1500, a riportare per primi i cavalli nel Nuovo Mondo: si trattava di cavalli da lavoro robusti, selezionati da cavalli Iberi, Berberi, Arabi e Pony della Spagna settentrionale. Molti cavalli dei colonizzatori andavano persi durante gli spostamenti: una volta rinselavatichiti si riproducevano con gran facilità, favoriti dall’abbondanza e dall’estensione dei pascoli e dall’assenza di predatori che ne potessero limitare il numero.
Si formarono così branchi numerosi, all’interno dei quali i cavalli si riproducevano secondo gerarchie e criteri del tutto naturali. La quantità e la varietà del materiale genetico venivano via via incrementate dai cavalli di razze selezionate arrivati al seguito dei colonizzatori europei di diverse nazionalità.
Da questa seria d’incroci indiscriminati, risultarono cavalli che, se da una parte avevano perso le caratteristiche esaltate dall’uomo nelle varie razze, dall’altra erano perfettamente adattati all’ambiente in cui si ritrovavano a vivere. Ancora oggi in molte zone dell’America esistono branchi di cavalli bradi chiamati Mustang, che possono essere considerati fra i progenitori di tutti i cavalli selezionati nel continente americano.
I primi “allevatori” degli antichi Mustang furono i popoli indiani, che superato l’iniziale e compressibile timore per un animale sconosciuto, passarono nel giro di pochi anni ad instaurare un rapporto di simbiosi con quello che chiamavano “il grande cane”. In breve diventarono, oltre che bravi cavalieri, ottimi conoscitori del cavallo, tanto da accorgersi che guidando l’accoppiamento avrebbero ottenuto soggetti migliori rispetto a quelli catturati. Iniziarono così ad allevare cavalli, cercando di selezionare i soggetti che ritenevano più belli e più adatti alle loro esigenze. Il popolo dei Chickasaw, utilizzando anche numerosi cavalli rubati agli Spagnoli, ottenne i risultati migliori e riuscì ad instaurare un buon commercio con i coloni che si stavano stabilendo, ormai, nelle praterie della Virginia e degli altri stati della costa occidentali. Questi cavalli, che cominciavano ad avere una certa omogeneità morfologica, vennero chiamati Chickasaw.
Lo stile di monta western, come del resto il Quarter horse, si è sviluppato in funzione del lavoro con le mandrie e, sebbene ricordi il modo di cavalcare degli indiani, furono gli Spagnoli a portare nel Nuovo Mondo le selle con le lunghe staffe ed i finimenti che permettevano la guida ad una mano, e furono sempre loro ad inventare la “sella americana” dotata di pomolo, più comoda, che permetteva al cavaliere di stare seduto per lunghe ore seguendo le mandrie negli spostamenti.
I coloni che acquistavano i cavalli di “razza Chickasaw, li adibivano al lavoro dei campi, al trasferimento e alla sorveglianza del bestiame. Le qualità richieste a questi cavalli erano essenzialmente la calma, la forza ed un veloce scatto sulle brevi distanze, indispensabile per il lavoro con le mandrie. La civiltà europea, quell’anglosassone in particolare, portò nel Nuovo Continente la tradizione delle corse: nei giorni di festa venivano spesso organizzate gare di velocità e, visto che i cavalli a disposizione erano utilizzati per il lavoro quotidiano, le corse furono organizzate in modo da sfruttarne la caratteristica migliore: la velocità sulle brevi distanze. I cavalli gareggiavano sulle strade principali dei villaggi, sulla lunghezza di un quarto di miglio (circa 400 metri). La popolarità di queste competizioni crebbe in breve tempo, tanto che intorno alla metà del 1700 i cavalli che vi partecipavano furono chiamati “Quarter Race”. E’ di questo periodo il primo tentativo, peraltro fallito, di iscrivere, i Quarter Race in un libro genealogico.
Al fine di migliorare quella che non era un razza “vera e propria con caratteristiche genetiche “fisse” e trasmissibili , furono importati dall’Europa prestigiosi soggetti di razza Purosangue Inglese; questi conferirono al Quarter una maggiore armoniosità di forme, e ne incrementarono la potenza e la velocità. I proprietari di ranch s’incaricarono, a questo punto, di allevare questi animali, che per le caratteristiche di forza, resistenza e potenza erano diventati indispensabili per il lavoro con i grossi bovini americani.
I criteri di selezione continuarono ad esseri rigidi e severi, anche se fino al 1940 gli allevatori non riuscirono ad associarsi e a registrare in un unico libro genealogico i loro prodotti. In quest’anno, a Forth Worth nel Texas, fu costituita l’American Quarter Horse Association (AQHA) con lo scopo di “raccogliere, registrare, e preservare i Quarter Horse”, di pubblicare un registro, e di promuovere tutto ciò che concerne la storia, l’allevamento, la pubblicità, la vendita e il controllo di questa razza.
Durante la discussione per la fondazione dell’Associazione, fu modificato il nome da Quarter Race in Quarter Horse. Furono iscritti allo Stud Book (libro genealogico) dell’AQHA solo 19 stalloni che, oltre a possedere tutte le caratteristiche della razza, potevano dimostrare di appartenere a pregevoli linee di sangue. Le migliori caratteristiche del Quarter Horse sono state fissate con questa notevole restrizione e lo hanno portato negli anni ad una vasta diffusione ed utilizzazione.

 

Caratteri morfologici

Tipo: dolicomorfo.
Altezza al garrese: 150 – 165 cm.
Peso: 430 – 550 kg.
L’AQHA non ha mai redatto uno standard di razza, sebbene le caratteristiche morfologiche del Quarter Horse siano esemplificate e riconosciute.
I tipici Quarter Horse sono quelli che partecipano quasi esclusivamente a gare di morfologia (Halter), ma i cavalli specializzati in altre discipline, e selezionati negli anni per linee di sangue a diversa attitudine, risultano, in genere, più leggeri e comunque diversi morfologicamente.
Il Quarter Horse standard è un cavallo estremamente compatto e solido alto circa 1,60 m con un peso che varia tra 350 ed i 550 Kg. Ha una struttura di tipo meso – dolicomorfo ed è dotato di una possente muscolatura che è forse, la caratteristica saliente della razza.
La forma e la caratteristiche della testa sono studiate dai selezionatori in relazione alla conformazione del corpo ed al lavoro del cavallo. La testa è corta e larga con ampie narici e profilo rettilineo.
E’ quindi poco pesante e insieme al collo, muscoloso e di giusta lunghezza, bilancia perfettamente i movimenti del cavallo. Una testa troppo lunga tenderebbe a sbilanciare l’animale, mentre una troppo corta non permetterebbe un adeguato riscaldamento dell’aria al suo passaggio nelle narici e la bocca non avrebbe spazio a sufficienza per denti adatti ad una buona masticazione.
Le narici sono ampie ed il profilo è rettilineo; questo permette il passaggio di una grande quantità d’aria, ed in ultima analisi, consentano un’adeguata ossigenazione delle imponenti masse muscolari. Il Quarter Horse “classico” da un’impressione di solidità e forza. Paradossalmente è stata la ricerca di queste caratteristiche estetiche a far sì che i cavalli per le gare di morfologia diventassero sempre più imponenti e sempre meno atleti.
Gli animali provenienti da linee di sangue diverse da quelle impiegate per le gare di morfologia sono tutti più leggeri e più agili, anche se leggermente differenti fra loro in relazione alla loro specializzazione atletica. Queste differenze di conformazione sono state una logica conseguenza della trasformazione di un cavallo da lavoro in un cavallo atleta scelto per essere il migliore in una determinata disciplina, Oggi anche i cavalli selezionati per il lavoro con i vitelli sono cavalli da competizione, e sebbene abbiano conservato quello che è chiamato “cow sense” (istinto alla gestione della mandria), difficilmente potrebbero lavorare nelle praterie come facevano i loro antenati.
Ma la caratteristica principale di questa razza è lo sviluppo della muscolatura che spiega la potenza che questo cavallo può produrre. Questa muscolatura è evidente nel dorso e nella groppa, ed è messa in risalto dagli arti sottile e dai piedi molto piccoli. Le caratteristiche del Quarter Horse sono state fissate in base a quelle che erano le esigenze dei mandriani nel lavoro quotidiano con i vitelli, La groppa è molto lunga, fortemente inclinata. Questa caratteristica gli permette di portare i posteriori sotto di se al momento dello stop o sliding stop, che oggi è una manovra tipica delle gare di reining, ma che in passato serviva ai cowboy per arrestare improvvisamente il galoppo del cavallo senza venir sbalzati dalla sella. Lo sviluppo della groppa gli permette anche di mantenere un buon equilibrio sugli arti posteriori, rendendo particolarmente libero ed elastico il galoppo e consentendo stop e cambi di direzioni molto veloci. Al trotto questo cavallo si fa apprezzare non solo per l’azione piana ed estesa della parte anteriore del corpo, che riceve la spinta dal potente posteriore, ma anche per i movimenti leggeri ed uniformi, che consentono al cavaliere di percorrere lunghi tragitti in modo confortevole. La fluidità dei movimenti è favorita anche dalla spalla lunga e ben angolata che permette all’animale di progredire con lunghi passi senza staccarsi troppo dal terreno. Gli arti risultano sottili, se messi a confronto con l’imponente struttura del tronco, ma sono in genere robusti, di bella forma e presentano articolazioni larghe, stinchi con tendini asciutti ben staccati e pastorali di media larghezza. Il petto e gli avambracci del Quarter Horse sono massicci e garantiscono uno scatto potente. Il garrese non è molto pronunciato, il dorso è medio – lungo, le costole sono ben inclinate ed i lombi non sono molto estesi. Osservando l’orientamento e l’altezza dei vari segmenti della colonna vertebrale possiamo notare che le vertebre lombari sono più alte di alcuni centimetri rispetto alle ultime cervicali. Questa conformazione è tipica degli sprinter ed il dislivello tra lombi e la base del collo può raggiungere i 10 cm nei cavalli di linee di sangue specializzate in gare di velocità.
I colori riconosciuti dall’AQHA sono descritti nell’Official Handbook dell’associazione:
– Baio (bay): colore esteso del mantello dal marrone al marrone rossiccio; coda e criniera nera, normalmente nero sulla parte inferiore delle zampe.
– Nero (black): colore del mantello nero, senza aree chiare. Coda e criniere nere.
– Marrone (brown): colore del mantello marrone o nero con aree chiare sul muso attorno agli occhi, sui fianchi e all’interno della parte superiore delle zampe. Coda e criniera nera.
– Sauro (sorrel): colore del mantello rossiccio o rosso ramato, coda e criniera solitamente dello stesso colore, talvolta bionda.
– Castano Biondo (chestnut): colore del mantello rosso scuro o rosso marrone, coda e criniera solitamente rosso scuro e rosso mattone, talvolta bionde.
– Daino (dun): colore del corpo gialliccio o dorato; coda e criniera nera, marrone, bianca o mista: per lo più ha una striscia dorsale, strisce zebrate sulle zampe ed una striscia trasversale sopra al garrese.
– Daino Rosso (red dun): una sottospecie del tipo daino, con mantello gialliccio o color carne; coda, criniera e striscia dorsale rossa.
– Grullo: mantello color fumo o topo (non un misto tra peli bianchi e peli nei, ogni pelo è color topo); coda e criniera nere; per lo più striscia dorsale nera e parte inferiore della zampa nera.
– Isabella (buckskin): colore del mantello gialliccio o dorato: coda e criniera nera, solitamente nero sulla parte inferiore delle zampe. L’isabella non ha striscia dorsale.
– Palomino: colore del mantello giallo-oro; coda e criniera bianche. Il Palomino non ha striscia dorsale.
– Grigio (gray): misto di peli banchi con  peli di qualsiasi altro colore; spesso nasce scuro, o quasi scuro e diventa chiaro con l’età, con la comparsa di un maggior numero di peli bianchi.
– Roano Rosso (red roan): mantello misto, più o meno uniforme di peli bianchi e rossi, solitamente più scuri sulla testa che sulle zampe; può avere coda e criniera nera, rossa o bionda.
– Roano Blu (blue roan): mantello misto più o meno uniforme di peli bianchi, con peli neri sul corpo, solitamente più scuri sulla testa e sulla parte inferiore delle zampe; può esserci la presenza di pochi peli rossi.

a cura di Beatrice Lepri >>>