Come Prendersi Cura di un Riccio

riccioPer chi ha pazienza e dedizione, i ricci sono fantastici animali domestici. Sebbene abbiano bisogno di spazio e di molte attenzioni, sono animali intelligenti e curiosi che faranno molta compagnia a chi saprà come prendersi cura di loro. Ecco alcuni suggerimenti di base.

  1. Provenienza – E’ fondamentale fare ricerca per trovare un buon allevatore dal quale acquistare il riccio altrimenti potresti ritrovarti con un animale di cattivo umore che molto probabilmente non vivrà a lungo. Evita gli annunci sui forum online, come pure i negozi che vendono animali. Assicurati che l’allevatore abbia una buona reputazione e non dimenticare di controllare che il riccio sia in buona salute prima di acquistarlo.
  2. Ricordati che i ricci selvatici non si possono detenere legalmente in quanto sono patrimonio dello Stato. Se trovi un riccio, lascialo li dove si trova a meno che non si trovi in imminente pericolo: vicinanza strade, centro abitato, molestato da altri animali o ferito. I questo caso, raccoglilo e chiama il Corpo Forestale dello Stato.
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  3. Prima di portarlo a casa – Prima dell’acquisto, assicurati di avere tutto l’occorrente necessario ad accogliere e allevare il tuo riccio. Non cambiare il cibo che mangia all’improvviso. Informati sul tipo di cibo che l’allevatore gli sta dando e continua a seguire la stessa dieta. Quando porti il riccio a casa per la prima volta, lascialo tranquillo durante le prime 24 ore per dargli il tempo e la tranquillità di esplorare la sua nuova casa e di familiarizzarsi con il nuovo ambiente. Occorrerà circa un mese prima che si abitui alla tua presenza e ai nuovi odori. Dovrai avere pazienza.
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    Un luogo appropriato. I ricci hanno bisogno di una gabbia molto grande in cui stare comodi. Quindi la loro gabbia dovrebbe essere:

     gabbia per ricci
    • Spaziosa: come minimo 45 cm x 60 cm e con una base solida, o meglio ancora se più grande visto che questo gli garantirà abbastanza spazio per sgranchirsi le gambe e per giocare. Le gabbie non devono avere più di un livello dato che i ricci non hanno una buona vista e le loro zampe sono delicate e si possono fratturare facilmente. Altrettanto pericolose sono quelle gabbie a grata sulle quali possono arrampicarsi. Dovrà anche avere abbastanza spazio per la ciotola del cibo, alcuni giochi e la lettiera.
    • Ben ventilata: l’aria dovrebbe circolare liberamente, trane quando la temperatura nella stanza scende rapidamente (per esempio durante un black out elettrico). In quel caso dovrai coprire la gabbia con una coperta.
    • Sicura: i ricci sono particolarmente bravi a scappare e amano arrampicarsi. Assicurati che la gabbia sia ben chiusa e che il tuo riccio non possa arrampicarsi per uscire dalla gabbia.
    • Fornire un posto in cui nascondersi: dato che il riccio è principalmente un animale da preda, avrà bisogno di un’area nascosta e buia dove possa riposare lontano da occhi indiscreti e rumori fastidiosi. Una cuccia a igloo o un mini sacco a pelo sono l’ideale.
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    Avere una temperatura adatta: la temperatura ideale per un riccio va dai 21 ai 29 gradi. Se la temperatura nel tuo appartamento è troppo bassa (sotto i 21 gradi) il riccio andrà probabilmente in letargo il che potrebbe rivelarsi LETALE; se è troppo alta potrebbe soffrire di un colpo di caldo. Se sembra assonnato e si sdraia a zampe larghe come se avesse caldo, o se la sua temperatura corporea è piu fredda del solito, dovrai regolare di conseguenza la temperatura del tuo ambiente.

    riccio domestico
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    Scegli un materiale da giaciglio di qualità. I ricci amano i trucioli di legno (leggi la sezione Avvertenze per maggiori informazioni) e il tessuto come la felpa. Scegli una marca di trucioli di qualità.

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    Evita i trucioli che tendono a rimanere incastrati tra gli aculei. Puoi anche usare strisce di giornale ma attenzione al contenuto di polvere che si creerebbe in questo modo nella gabbia.

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    Fai attenzione ai bisogni del riccio e al suo comportamento.

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    • Evita i rumori. Non mettere la gabbia del riccio sotto le casse dello stereo o vicino alla televisione. Come animale da preda allo stato selvaggio, il riccio si affida principalmente al senso dell’udito: troppo rumore o trambusto saranno molto stressanti per lui.
    • La possibilità di muoversi. I ricci tendono ad ingrassare facilmente, quindi la possibilità di fare attivita fisica è fondamentale. Avranno bisogno di molti giochi inclusa una ruota con una base solida. Quelle con grate o barre sono pericolose perchè il riccio potrebbe rimanere incastrato, spezzarsi le unghie e perfino fratturarsi le zampe. Qualunque oggetto che può masticare, spingere e muovere, e perfino rivoltare può diventare un giocattolo dato che questi comportamenti ripetono il loro istinto naturale nel cercare cibo. Ma fai attenzione che non sia troppo piccolo da essere ingoiato.
    • Osserva attentamente il loro comportamento e quanto bevono e mangiano. I ricci sono notoriamente “bravi” a nascondere i loro malanni, percio è estremamente necessario essere attenti.
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    Dai cibo appropriato al tuo riccio. I ricci sono principalmente insettivori, ma assaggiano con piacere frutta, vegetali, uova e carne. Dato che tendono a mettere su peso facilmente, fai attenzione a quanto mangiano per evitare che ingrassino troppo. Un riccio sovrappeso non riesce ad arrotolarsi ed eventuali rotoli di grasso possono impedirgli di camminare adeguatamente. I ricci possono mangiare:

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    • Principalmente cibo di qualità. Le precise necessità alimentari dei ricci sono alquanto misteriose. Generalmente gli si può dare cibo per gatti secco di qualità o cibo specifico per ricci. I croccantini che scegli dovrebbero contenere meno del 12% di grasso e circa il 30% di proteine, essere organici. Evita quelli che indicano sottoprodotti tra gli ingredienti. La giusta dose è 1 o 2 cucchiai ogni sera alla stessa ora, regolando questa quantità a seconda del peso del singolo riccio. Cerca di variare la loro dieta per evitare deficienze alimentari, ad esempio con frutta, vegetali, pollo cotto e scondito, e uova strapazzate. Tra gli alimenti importanti per la dieta del riccio ci sono i vermi della farina, i bachi da seta. Grilli e farfalle notturne possono essere serviti 1 – 4 volte alla settimana.
    • MAI dare ai ricci: noci o semi, frutta secca, carne cruda, verdure crude, cibo duro appiccicoso o filamentoso, avocado, uva o uvetta, Vitakraft per ricci, latte, insetti catturati da te, alcool, pane, finocchio, cipolle crude o in polvere, carote crude, pomodori, snack come patatine, caramelle, qualsiasi piena di zucchero o sale oppure miele.
    • Un riccio ha bisogno di 70 – 100 calorie al giorno ma la maggior parte non dirà di no ad uno snack in più.
    • La ciotola del cibo deve essere abbastanza larga e abbastanza pesante in modo che non possa rovesciarla (e cominciare a giocarci).
    • Utilizza una bottiglia di acqua con un tubo nella gabbia per una qualità migliore. Inoltre in questo modo i trucioli finiscano nella ciotola dell’acqua e che questa venga accidentalmente rovesciata. Soprattutto, sarai in grado di vedere quanta acqua viene consumata.
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    Sistema una lettiera delle giuste dimensioni per il tuo riccio. Fai in modo di usare SOLTANTO sabbietta da lettiera per gatti non-agglomerante e puliscila tutti i giorni. Fai attenzione a qualsiasi irregolarità del tuo riccio nell’andare al bagno che potrebbe indicare malattia o stress.

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    La gabbia del riccio va pulita regolarmente e completamente ogni 2 -3 settimane. La ciotola e il tubo della bottiglia dell’acqua vanno lavati ogni giorno con acqua calda.

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    Prendi spesso in mano il riccio con delicatezza. L’unico modo per fare in modo che si abitui alla tua presenza è quello di interagire spesso con lui. Sii sempre delicato, fai movimenti lenti e parla a bassa voce. Per avere un riccio ben socializzato la regola generale è di trascorre almeno 30 minuti al giorno con lui. Quando esce per la prima volta dal letargo dagli alcuni minuti per riprendersi dal lungo sonno mentre lo tieni nel palmo della mano. Quando è complementamente sveglio e attivo, allora puoi cominciare ad interagire con lui.

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    Preparati alla perdita degli aculei, un processo simile a quello della perdita dei denti per i bambini che avviene per la prima volta tra le 6 e le 8 settimane di vita e poi ancora attorno ai 4 mesi quando gli aculei immaturi vengono sostituiti da quelli maturi. Questo processo è del tutto normale e non bisogna preoccuparsi a meno che non ci siano altri segni di malattia o fastidi, oppure se gli aculei non crescono bene. Durante questo periodo è possibile che il riccio sia irritabile e non gradisca essere toccato. Non preoccuparti, è una fase passeggera.

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    Dedicare tempo al gioco. Non esitare a giocare con il tuo riccio. Accetterà la tua partecipazione al gioco se interagisci con lui regolarmente.

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    I ricci in cattività non devono andare il letargo perchè per loro E’ LETALE. Questo si può evitare mantenendo una temperatura ottimale.

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    Pulizia. Almeno una volta al mese dovresti fare il bagno al riccio e tagliargli le unghie (a seconda di quanto crescono in fretta).

  17. Consigli
  • Se vuoi avere più di un riccio, è consigliabile tenerli separati. I ricci sono animali solitari e preferiscono stare soli. Se li tieni nella stessa gabbia, ti terranno sveglio tutta la notte quando combattono. A meno che tu non voglia comprare un maschio e una femmina. I maschi possono combattere fino alla morte.
  • Secondo una strana legge della natura, sebbene non siano veramente in grado di partorire senza problemi fino a che non raggiungono i 6 mesi di vita, le femmine dei ricci possono avere cuccioli fin dalle 8 settimane. E’ soprattutto da evitare che si riproducano all’interno della stessa famiglia. Se la femmina è troppo giovane, non sopravviverà alla gravidanza; se entrambi i genitori sono presenti, i piccoli rischiano di venir mangiati.
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    Un semplice pezzo di legno o un vecchio giocattolo possono bastare a far divertire il tuo riccio

    Come giocattoli per ricci si possono usare quelli per cani come le palline di gomma, le ossa in pelle bovina, giocattoli di gomma, massaggiagengive (come quello per i bambini), etc. Fai in modo che non ci sia niente che possano masticare e ingerire. I ricci NON SONO roditori e incoraggiarli a masticare gli rovinerà i denti causando severi problemi di salute che rimpiangerai più tardi. Fai in modo che non ingoino o si taglino con i giochi che gli fornisci.

  • Se la temperatura della tua casa è troppo fredda, alzala tramite uno scaldino in ceramica o una stufa elettrica, e se questo non funziona una coperta elettrica regolata al minimo. Non usare lampadine perchè disturbano il ciclo notte/giorno per i ricci.
  • Avvertenze

    • Attenzione: NON usare trucioli di legno di cedro perchè mischiato con l’urina dei ricci può formare esalazioni tossiche. Anche i trucioli di legno di pino che non sono stati essiccati in modo inappropriato possono creare esalazioni se mischiati all’urina dei ricci. Se il pacco di trucioli ha un forte odore di pino può darsi che sia non stato essiccato in maniera adatta. Cerca una busta che odora piú di legno che di pino.
    • Non confondere la perdita di aculei normale con quella causata dal danno di parassiti, infezione o dieta povera. Se hai dubbi, consulta un veterinario.
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      Il tuo riccio dorme troppo?

      Non permettere che i ricci vadano in “semi-letargo” – è letale per il riccio pigmeo. Il sintomo piu comune è una profonda letargia e se il riccio è freddo al tocco. Se questo accade, tira fuori il riccio immediatamente dalla gabbia e mettilo sotto i tuoi vestiti o a contatto con il calore del tuo corpo per riscaldarlo. Continua a riscaldarlo usando oggetti caldi ma non bollenti, come asciugamani riscaldati, una coperta elettrica ricoperta regolata al minimo, oppure una borsa dell’acqua calda. Se il riccio non si riprende o non sembra attivo, rivolgiti immediatamente ad un veterinario.

    • Tratta il tuo riccio con delicatezza. Non farlo cadere, non rotolarlo quando si appallottola, non tirarlo, non dargli fastidio fino a farlo diventare irritabile e aggressivo.
    • Se tratti il riccio bruscamente e non fai attenzione potrebbe morderti. E’ un animale, dopo tutto.

    fonte: it.wikihow.com

Cinghiali scatenati Due cacciatori ottantenni aggrediti nel Cuneese

caccia al cinghiale

Domenica di caccia e cinghiali particolarmente irrequieti, se non furiosi. Nel Cuneese due cacciatori, dopo essere stati aggrediti, sono stati operati alle gambe per le lesioni riportate. Nell’Aretino invece a essere colpiti dall’animale in fuga sono stati due bambini.

Cuneo, 13 ottobre 2013 – Due cacciatori sono stati feriti da un cinghiale infuriato. E’ accaduto nel pomeriggio tra San Donato e Mango, nel Cuneese. I due, entrambi ottantenni, hanno riportato profonde lacerazioni alle gambe e hanno dovuto essere sottoposti a un intervento chirurgico in ospedale ad Alba. L’animale ha caricato la coppia e si è servito anche delle zanne. Altri partecipanti alla battuta di caccia hanno chiamato il servizio di soccorso 118.

1 – CHI

Il cinghiale (Sus scrofa Linnaeus, 1758) è un mammifero artiodattilo della famiglia dei Suidi. Per l’Italia sono state descritte le sottospecie Sus scrofa scrofa, Sus scrofa majori (Maremma), Sus scrofa meridionalis (Sardegna). Di fatto però, nell’Italia peninsulare l’identità genetica del cinghiale è compromessa  dalle massicce e ripetute immissioni a scopo venatorio, effettuate, a partire dal secondo dopoguerra, con soggetti centro-europei (di taglia maggiore) o
ibridati con il maiale (più prolifici).

2 – DOVE

Originario dell’Eurasia e del Nordafrica, nel corso dei millenni il cinghiale è stato a più riprese decimato e reintrodotto in ampie porzioni del proprio areale.

3 – QUANDO

La forma autoctona (nativa) delle regioni settentrionali italiane scomparve prima che potesse essere caratterizzata dal punto di vista sistematico.

4 – COSA

Aumento numerico della popolazione di cinghiale sul Carso triestino e fenomeni di inurbamento (cinghiali in città): danni ad attività umane, problemi sociali, sicurezza pubblica.

5 – PERCHE’

E’ stata attuata un’enorme attività di foraggiamento degli animali con lo scopo di fermarli nell’area peri-urbana e di farne crescere a dismisura il numero. L’attività di foraggiamento, finalizzata ad avere un’enorme quantità di selvaggina in aree facilmente accessibili, è stata eseguita dal mondo venatorio, anche con il supporto dell’ allora Comitato Provinciale della Caccia. Un’altra importante causa di inurbamento degli animali è il progressivo abbandono dei campi coltivati (con conseguente rimboschimento delle aree peri-urbane) e l’espandersi delle città a ridosso dell’Altipiano carsico, con frammentazione dell’habitat naturale.

6 – COMPORTAMENTO – SICUREZZA

I cinghiali, se non molestati o feriti, sono animali tranquilli e non aggressivi nei confronti dell’uomo, ciò vale anche per le femmine con i cuccioli. Si avvicinano all’uomo in quanto animali semi-domestici (spesso ibridati coi maiali e molto simili a questi ultimi) ed abituati perciò alla nostra presenza.

Sono animali sociali la cui unità base è costituita dalle femmine con i piccoli dell’anno ed eventualmente i giovani dell’anno precedente, mentre i maschi adulti conducono vita solitaria.

7 – SITUAZIONE LEGISLATIVA

Legge nazionale: 157/92, norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Compete alla Provincia o agli organi gestori di Parchi e Riserve naturali, rilevare le esigenze sul territorio, verificare lo stato di attuazione delle misure preventive dei danni (metodi incruenti ed ecologici) adottate, nonché proporre alla Regione l’adozione di un provvedimento in deroga. Sentito il parere dell’ISPRA la Regione potrà quindi autorizzare le azioni necessarie. L’abbattimento in deroga può venir autorizzato solo in caso di provata inefficacia dei metodi dissuasivi (incruenti) e deve essere giustificato da documentato pericolo per l’incolumità pubblica o in caso si prevedano ingenti danni economici. La L.R. 6/3/ 2008, n. 6 prevede un indennizzo per le opere non cruente di prevenzione dei danni da fauna selvatica (fondo per il miglioramento ambientale e la copertura di rischi, assegnato in parte alle province).

8 – SITUAZIONE ECOLOGICA

Al contrario di ciò che spesso si è portati a credere a causa di una scarsa e scorretta informazione, la presenza mas­siccia dei cinghiali nei boschi non è un problema ecologico (in natura non esiste il concetto di “troppi cinghiali”, il sistema infatti si autoregola) ma un problema sociale, di interazione tra questa specie ed alcuni esponenti della specie umana che lamentano danni a vigneti, orti e coltivazioni e/o sono colti da timori irrazionali ed infondati per gli animali.

9 – GESTIONE E CONTENIMENTO

1 – Recinzioni meccaniche o elettriche

I danni causati dai cinghiali a vigneti, frutteti ed orti potrebbero essere evitati con apposite recinzioni (ad es. rete interrata, recinzioni elettriche).

2 – Foraggiamento dissuasivo

Gli animali potrebbero essere allontanati dalle aree urbane allestendo delle stazioni di foraggio al di fuori dei centri abitati, o utilizzando delle coltivazioni esca, entrambi metodi validi e facilmente attuabili, già sperimentati con ottimi risultati in provincia di Pordenone. Questo metodo si è dimostrato valido anche per proteggere dai danni i campi coltivati.

3 – Repellenti chimici/biologici

Utilizzo di sostanze repellenti specie-specifiche che agiscono sul sistema olfattivo e gustativo. Siano esse di sintesi o di origine naturale, si reperiscono di solito in forma liquida e vanno applicate su stracci, corde, spugne, ecc. distribuite lungo il perimetro della zona interessata, si sono dimostrati particolarmente efficaci. Alcuni prodotti garantiscono la durata di diversi mesi.

4 – Gestione venatoria

Quando in un territorio viene abbattuto un certo numero di esemplari, il che avviene soprattutto in autunno ed in inverno, i sopravvissuti hanno un migliore apporto nutritivo. Gli animali così rinforzati si riproducono in primavera, prima e con un maggior numero di discendenti. Secondo recenti studi la caccia non rappresenta una soluzione valida per il contenimento dei cinghiali, tendendo anche a peggiorare la situazione a medio-lungo termine. Spaventando gli animali inoltre non si ottiene che soltanto un effetto temporaneo di allontanamento, presto compensato da altri individui.

10 – PER ULTERIORI INFORMAZIONI

MI.F.A. – Missione Fauna & Ambiente – onlus, sezione Trieste

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Amici A. Serrani F. 2004 Linee guida per la gestione del cinghiale (Sus scrofa) nella provincia di Viterbo, Università della Tuscia, Dipartimento di produzioni animali – Provincia di Viterbo, Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca –

Juan Herrero . Alicia García-Serrano , Sergio Couto ,Vicente M. Ortuño , Ricardo García-González 2006, Diet of wild boar Sus scrofa L. and crop damage in an intensive agroecosystem

Il Cinghiale, la specie, la sua gestione e la prevenzione dei danni, 2006. Regione Autonoma F.V.G. direzione centralerisorse agricole, naturali, forestali e montagna. Servizio tutela ambienti naturali e fauna. Ufficio studi faunistici.

Oliver Keuling, Norman Stier, Mechthild Roth, 2008. Commuting, shifting or remaining? Different spatial utilisation patterns of wild boar Sus scrofa L. in forest and field crops during summer

Checchi .A., Montroni C. Repellenti olfattivi e gustativi nella prevenzione dei danni in agricoltura

(Poster). Dipartimento di Economia ed Ingegneria Agrarie (DEIAGra) – Sezione di Ingegneria del territorio, costruzioni e fisica – Università di Bologna

Scoiattoli grigi, perché è giusto eradicarli

scoiattolo grigio

La decisione di “deportare” gli scoiattoli grigi di Nervi continua a fare discutere.
Questi simpatici animaletti, inseriti tra le 100 specie più pericolose del pianeta per la capacità di espandersi a danno delle altre e in particolare dei loro cugini rossi, minacciano la biodiversità e gli equilibri degli ecosistemi a cui sono estranei.

Tuttavia sono in molti a chiedersi che male possono fare quelli che da anni vivono nei giardini sul lungomare e che ormai per i cittadini del capoluogo ligure sono parte integrante delle passeggiate al sole.

Chi è in grado di rispondere a questo interrogativo meglio di un genovese doc, prestato all’Australia per conseguire il Ph.D all’ARC Centre of Excellence for Environmental Decisions, presso la School of Botany, dell’università di Melbourne? Ecco l’articolo di Stefano Canessa, pubblicato sul suo blog, scritto sotto forma di domande e risposte per spiegare ai suoi concittadini e a tutti gli scettici che non esiste altra soluzione.

Cos’hanno fatto di male gli scoiattoli di Nervi?

grey-squirrelLo scoiattolo grigio e’ una specie americana, non presente naturalmente in Europa. In Europa e’ stato introdotto in Italia e in Inghilterra nel XX secolo: in Italia le introduzioni sono avvenute in Piemonte nel 1948 e 1994 e a Nervi (GE) nel 1966.
In Inghilterra lo scoiattolo grigio si e’ diffuso nella maggior parte del paese e i tentativi di eradicarlo (eliminare le sue popolazioni) sono falliti.

Da allora, sono stati osservati e documentati al di la’ di ogni possibile dubbio questi effetti:
Lo scoiattolo grigio compete con quello rosso (la specie originaria dell’Europa) e poco a poco lo rimpiazza. Questo avviene perche’ si appropria delle risorse disponibili, è più aggressivo, ha meno predatori e anche perché lo scoiattolo grigio è portatore di un virus che uccide lo scoiattolo rosso.
Nelle zone dove lo scoiattolo grigio non viene tenuto sotto controllo, caccia e uccide uova e nidiacei di molte specie di uccelli boschivi, causandone una drastica diminuzione. Quello rosso non causa questi problemi.
Lo scoiattolo grigio scorteccia e danneggia molte specie di alberi (faggi, querce, abeti), danneggiando sia le specie che vivono nelle foreste sia la qualità e il valore del legname a scopo commerciale.

In conclusione, lo scoiattolo grigio è chiaramente dannoso sia per molte altre specie animali, sia per interi ecosistemi, e puù causare anche danni puramente economici.
E’ stato dimostrato che in Inghiltera i soli danni causati dallo scoiattolo grigio all’industria del legname ammontano a circa 10 milioni di sterline, senza neanche calcolare i danni alle altre specie e al valore estetico e culturale dei boschi danneggiati.

Il problema fondamentale è che lo scoiattolo grigio è un animale con una “personalita’”, per cui diventa difficile vederlo come una minaccia.
Eppure questo rappresenta: una malattia.
Provate per un momento a vederlo come un batterio, un microbo: anche queste sono specie viventi, e proprio come lo scoiattolo grigio, hanno la capacità di diffondersi, passare da un “malato” a un altro (boschi) e causare danni fino ad uccidere il malato.
Ma qualcuno sarebbe disposto a difendere il parassita che causa la malaria, perfino nelle sue zone d’origine? E pensate se qualcuno provasse di proposito a creare una zona malarica in Italia, non vorremmo forse liberarcene prima possibile?

Alla fine, questo è quello che abbiamo fatto: creare un serbatoio di una malattia che puo’ creare danni certi. E’ logico cercare di riparare al danno fatto, soprattutto visto che chi ne risentirebbe non saremmo noi, almeno nel breve periodo, ma altre specie indifese.

A Nervi gli scoiattoli sono isolati e non fanno male a nessuno.

scoiattolo-grigioCome qualunque malattia (ciò che di fatto sono, anche se hanno un musetto simpatico) il pericolo sta nell’avere un serbatoio di infezione. Esistono studi molto accurati che mostrano come, se questi animali dovessero sfuggire dai parchi di Nervi e diffondersi altrove, si espanderebbero presto a grande velocita’, fino ad occupare nel giro di pochi anni gran parte del Nord Italia, dove causerebbero tutti i danni descritti sopra.

L’esperienza inglese con gli scoiattoli, e quella nel resto del mondo con decine e decine di altri casi simili, dimostra che e’ impossibile escludere che questi animali si possano diffondere al di fuori dei parchi di Nervi.
A quel punto qualunque azione diventerebbe impossibile: al contrario, agire mentre sono ancora circoscritti nel parco ha notevoli probabilita’ di riuscire completamente (come se il parco rappresentasse una specie di “quarantena” da cui eliminare l’infezione poco a poco).

Non si possono usare altri sistemi?
Non sono coinvolto in alcun modo nel programma di eradicazione e quindi posso solo fare delle ipotesi, che non riflettono necessariamente le argomentazioni dei responsabili ma solo il mio punto di vista professionale.
Bisogna come minimo assicurarsi che non possano riprodursi: semplicemente spostarli non risolverebbe nulla e anzi creerebbe ancora piu’ rischi.
Sterilizzarli e rimetterli dove sono renderebbe molto difficile capire quali sono stati gia’ sterilizzati (non e’ pensabile che vengano catturati tutti in una volta sola) e finirebbe per creare confusione e aumentare i costi riducendo l’efficienza del programma.
Reintrodurli nelle loro zone d’origine: ovviamente questa sarebbe una soluzione estremamente costosa, visto che questi animali vengono dal Nord America e anche solo il traferimento richiederebbe una serie infinita di controlli, permessi, procedure, per non parlare del biglietto aereo. Inoltre questi animali sono nati e cresciuti a Nervi, a contatto con il nostro ambiente, che e’ molto diverso da quello americano. Riportandoli laggiu’, non c’e’ modo di sapere se porteranno con se’ malattie o parassiti potenzialmente dannosi: in concreto, dubito che in America li rivogliano indietro.

Non e’ assurdo dire di voler fare “conservazione” e uccidere degli animali?
Per capire le ragioni dei conservazionisti, bisogna allargare la propria visione. Lo scoiattolo grigio vive e prospera nel suo ambiente originario: eliminare gli esemplari in Italia non causerà alcun danno alla specie che non si estinguerà certo per questo.
Viceversa, se non vengono eliminati c’e’ il concreto rischio che lo scoiattolo rosso vada incontro all’estinzione totale, mentre se si riuscisse almeno a tenere sotto controllo i grigi, potrebbe sopravvivere almeno in parte.
Quindi: eliminando i grigi, 2 specie – non eliminando i grigi, 1 specie.
Il vantaggio per l’ambiente nel suo complesso è evidente, se solo ci si sforza di considerare il quadro generale. E tutto questo senza considerare le specie di uccelli che potrebbero andare perdute in seguito all’espansione del grigio in Europa.

In pratica, eliminare gli scoiattoli grigi rappresentebbe un “massacro” di pochi esemplari – non eliminarli rappresenterebbe un “massacro” di un’intera specie, piu’ notevoli quantita’ di altre. Il fatto che questo avverrebbe lontano dai nostri occhi, anzichè nei giardinetti sotto casa, non lo rende meno drammatico e cruento.

Se lo scoiattolo grigio e’ piu’ resistente di quello rosso, non sarebbe piu’ giusto lasciare che la natura faccia il suo corso?

scoiattolo rossoIl problema è che il corso della natura è stato alterato all’origine. In condizioni naturali, lo scoiattolo grigio non sarebbe mai giunto in Europa, o vi sarebbe arrivato (chissà) nel corso di milioni di anni, dando la possibilita’ ad altre specie di adattarsi.
Invece l’introduzione è stata effettuata dall’uomo e volontariamente, mettendo a rischio altre specie del tutto incolpevoli.

Il valore della diversità è proprio questo, avere piu’ specie ciascuna nel contesto che le compete: uno scoiattolo in America e uno in Europa, ciascuno con la sua storia e il suo valore, il suo ruolo nell’ecosistema.
Per consentire che la natura faccia il suo corso, è giusto riparare un danno che abbiamo fatto: il metodo scelto per la rimozione degli scoiattoli grigi è il piu’ efficace nel garantire che non vi siano effetti collaterali.

Perchè questa ossessione con le specie “alloctone”? Non sono comunque animali?

Un ecosistema è tanto più resistente e capace di adattarsi ai cambiamenti quanto più è “diverso” al suo interno, nel senso che ha più specie, alcune delle quali possono evolversi mentre altre spariranno.
Nel “corso della natura”, i cambiamenti, le estinzioni e le evoluzioni di nuove specie sono processi che impiegano milioni di anni: quando l’uomo elimina aree naturali intatte, o introduce specie esotiche, il cambiamento è immediato. Molte specie non hanno la possibilità di reagire e spariscono rapidamente. Il risultato è una perdita netta: dove prima c’era una varietà di forme e colori, adesso ce n’è solo uno, o nessuno.

Nel mondo, la sparizione di specie animali e vegetali ha raggiunto un ritmo senza precedenti: tutti gli studi compiuti fino ad oggi indicano come prima causa la distruzione degli habitat causata dall’uomo. Al secondo posto si trovano proprio le specie “alloctone”: in tutto il mondo i danni che queste causano sono spaventosi e solitamente irreparabili.
In questo senso, introdurre specie che non dovrebbero trovarsi in un certo ambiente è proprio come versare dei liquami inquinanti o abbattere delle foreste. Quando vogliamo disfarci delle tartarughine che sono cresciute troppo e le rilasciamo nel laghetto dietro casa, stiamo volontariamente condannando altre specie al declino e all’estinzione.

Nei paesi dove questo processo è chiaro, come l’Australia, non troverete nessuno disposto a difendere le specie alloctone: tutti sanno che permettere ad una volpe (animale che personalmente adoro) di sopravvivere significa condannare a morte migliaia di altri piccoli mammiferi, uccelli e altra fauna.
I governi hanno ben chiari i danni che questi invasori possono arrecare, sia in termini di biodiversità che economici, esistono accurati programmi di controllo e se possibile di eradicazione, e le comunità sostengono e partecipano attivamente a tali programmi, perché sanno di aggiungere valore all’ambiente, e non toglierlo.

E allora?
Cosa puo’ insegnarci la storia dello scoiattolo grigio?
Personalmente credo ci indichi come gli animali non sono a nostra disposizione per giocare, tenendoli in casa e poi rilasciarli dove ci pare quando ce ne stufiamo.
Credo ci dica anche che abbiamo grosse responsabilità nei confronti dell’ambiente, perché possiamo creare danni mostruosi anche senza volere: fortunatamente abbiamo la capacita’ di imparare e correggere i nostri errori.
Infine, che la difesa dell’ambiente non può essere egoistica (evitare sensi di colpa o voler a tutti i costi vedere gli scoiattoli nel parco di Nervi) ma deve necessariamente cercare di vedere il quadro generale delle cose, perché è quello in cui ci troviamo anche noi.

Stefano Canessa

Museruola e guinzaglio corto, le nuove regole

L’ordinanza sulla Gazzetta Ufficiale. I proprietari sono sempre responsabili della condotta e del benessere degli animali

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Novità in vista per chi ha un cane. Nella Gazzetta Ufficiale di venerdì 6 settembre è stata pubblicata un’ordinanza del ministero della Salute che impone ai proprietari degli amici a quattro zampe alcuni obblighi, ad esempio: utilizzare il guinzaglio «corto» (max 1,5 metri) e portare sempre con sé la museruola. A spingere il ministero a emanare questa ordinanza – che istituisce anche corsi ad hoc per i padroni – è il «verificarsi di incidenti, soprattutto in ambito domestico, legati alla non corretta gestione degli animali da parte dei proprietari». Questi ultimi, o chi detiene il cane, sono a qualsiasi titolo responsabili penalmente e civilmente dei danni provocati dall’animale. «Il proprietario di un cane – si legge nell’ordinanza, che avrà efficacia per 12 mesi – è sempre responsabile del benessere, del controllo e della conduzione dell’animale e risponde, sia civilmente che penalmente, dei danni o lesioni a persone, animali o cose provocati dall’animale stesso. Chiunque, a qualsiasi titolo, accetti di detenere un cane non di sua proprietà ne assume la responsabilità per il relativo periodo».

Per prevenire danni o lesioni a persone, animali o cose, l’ordinanza stabilisce che il proprietario e il detentore di un cane devono seguire determinate regole: «Utilizzare sempre il guinzaglio a una misura non superiore a mt. 1,50 durante la conduzione dell’animale nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, fatte salve le aree per cani individuate dai comuni; portare con sé una museruola, rigida o morbida, da applicare al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali o su richiesta delle autorità competenti».

E ancora: «affidare il cane a persone in grado di gestirlo correttamente; acquisire un cane assumendo informazioni sulle sue caratteristiche fisiche ed etologiche nonché sulle norme in vigore; assicurare che il cane abbia un comportamento adeguato alle specifiche esigenze di convivenza con persone e animali rispetto al contesto in cui vive». Tra gli obblighi, quello di raccogliere le feci, e quindi «avere con sé strumenti idonei alla raccolta delle stesse». Vengono inoltre istituiti percorsi formativi per i proprietari di cani, con rilascio di un attestato di partecipazione denominato patentino.

«I percorsi formativi – si legge nell’ordinanza del ministero della Salute – sono organizzati dai Comuni congiuntamente ai servizi veterinari delle aziende sanitarie locali, i quali possono avvalersi della collaborazione dei seguenti soggetti: ordini professionali dei medici veterinari, facoltá di medicina veterinaria, associazioni veterinarie e associazioni di protezione animale. Il Comune, su indicazione del servizio veterinario ufficiale, individua il responsabile scientifico del percorso formativo tra i medici veterinari esperti in comportamento animale o appositamente formati dal Centro di referenza nazionale per la formazione in sanitá pubblica veterinaria, istituito all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Le spese per i percorsi formativi sono a carico del proprietario del cane. (Fonte: Adnkronos)

fonte: corriere.it

Viterbo, Gufo aggressivo in libertà

A Canino è caccia al gufo predatore
Il sindaco Mauro Pucci: ”L’animale ha aggredito diverse persone. E’ pericoloso”
27/09/2013 – 04:00
di Stefano Mattei

bubo-buboVITERBO – Come alcune favole che si raccontano ai bambini per creare un po’ di mistero, dove strani animali aggrediscono gli uomini dei villaggi sul calare della sera, da qualche giorno a Canino un gufo predatore sta attaccando le persone creando seri disagi alla comunità.

A confermarlo è il sindaco Mauro Pucci che, con un tono tra il preoccupato e l’ironico, descrive questa vicenda nella quale la realtà supera davvero la fantasia.

“Sembra assurdo – racconta – ma è tutto vero. Questo animale, o questi animali, dato che potrebbero essere più di uno, vivono vicino ad una villetta nei pressi del paese e hanno creato serie difficoltà agli abitanti di questa casa. Sono arrivate prima notizie di 3-4 gatti spariti, poi in Comune hanno cominciato a farsi aventi le persone aggredite. Una signora che presentava dei tagli sul viso e un uomo che ci ha mostrato una camicia sulla quale erano evidenti le unghiate dell’animale”.

Mentre le segnalazioni di incidenti continuano ad arrivare, questa curiosa vicenda sta dividendo la popolazione. C’è preoccupazione per quello che potrebbe succedere se uno di questi animali cominciassero a causare ferite più serie ai cittadini, ma allo stesso tempo in molti non vogliono azioni di violenza sommaria.

In questi giorni infatti, a quanto sembra, alcuni hanno deciso di farsi giustizia provando ad uccidere “gli uccelli cattivi” a colpi di carabina.

“Dobbiamo essere equilibrati – predica invece il sindaco – ovviamente non dobbiamo sottovalutare la vicenda, perché se il gufo ad esempio decidesse di attaccare un bambino le conseguenze potrebbero essere gravi, ma bisogna anche pensare che questi animali sono protetti dalla legge. So che qualcuno ha tentato di sparargli, ma non è certo che l’animale sia morto. Abbiamo già parlato con la forestale e cercheremo di analizzare nuovamente la situazione. A quanto sembra infatti, un gufo tra le 19 e le 19 e 30 si apposta vicino il centro anziani. Voglio ricordare, inoltre, che questi predatori sono riusciti ad eliminare moltissimi piccioni facendoci un enorme favore”.

Ente Nazionale Protezione Animali – Enpa: fondi spesi in case e hotel

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Una casa nuova di zecca? Sì, ma sulle rive del Mar Rosso, a due passi dal paradiso di Sharm El Sheikh. E certo non per qualche cucciolo bisognoso di coccole. Un soggiorno omniconfort? Sì, ma in alberghi di lusso a Malta. E certo non in un canile che accoglie quattrozampe. Cure mediche in una clinica specializzata nella sostituzione dell’intera dentatura in tre giorni? Sì, ma certo non per consentire a Fido di sgranocchiare il suo osso preferito nonostante gli acciacchi dell’età. Dai conti di Enpa (l’associazione nazionale protezione animali che solo nel 2011 «raccoglieva» 11 milioni di euro tra gestione di canili, quote del 5 per mille, donazioni e lasciti) saltano fuori bonifici e pagamenti che fanno rabbrividire i veri volontari. Su tante cifre sospette è in corso un’inchiesta della procura di Genova, che ha in mano riscontri documentali. Parallelamente a una concreta attività animalista, portata avanti senza sosta da tanti uomini e donne disinteressati e di grande cuore, sta emergendo una gestione imbarazzante. Insomma, non tutti i soldi che arrivano ad Enpa servono al benessere degli animali.
L’inchiesta è riservatissima, ma da palazzo di giustizia qualcosa trapela. E i primi elementi su cui lavora la Guardia di Finanza riguardano bonifici e assegni con causali a dir poco incredibili. Decine di migliaia di euro sarebbero stati girati, in molte riprese, per pagare le rate di una casa esclusiva sul Mar Rosso. Oppure per saldare il conto in alberghi di Malta o in cliniche lombarde di alta chirurgia odontoiatrica, specializzate nel reimpianto dell’intera dentatura – umana, non animale – in tre giorni. Non solo. Tra i riscontri delle spese sospette ci sarebbero anche scooter, ristrutturazioni di interni, prelievi in contanti effettuati con regolare frequenza. A partire, almeno, dal 2007.
Soldi che quasi sempre non uscivano direttamente dalle casse di Enpa, ma transitavano prima da altre associazioni animaliste e a Fondazioni, sui cui conti Enpa non aveva più motivo di esercitare controlli. Quindi formalmente certi assegni non comparivano nei bilanci di quella che resta una delle più grandi onlus italiane del settore. Il fatto è che già nella relazione dei revisori dei conti Enpa a fine 2011 veniva segnalata la presenza di «crediti» dell’ente per somme versate alla Fondazione Ligure Diritti Animali (775mila euro) e alla Fondazione Diritti Animali (300mila euro), nei cui consigli direttivi figuravano peraltro come amministratori alcuni dirigenti della stessa Enpa. Proprio come avveniva in varie associazioni alle quali venivano girate altre cifre consistenti.
A seguito delle segnalazioni sempre più pressanti di Massimiliano Suprani, uno dei tre revisori dei conti, nell’Enpa si sono verificate dimissioni e commissariamenti. La presidenza nazionale era già passata da Paolo Manzi, condannato per appropriazione indebita nel 2010 per essersi intascato 115mila euro dell’associazione, a Carla Rocchi, già sottosegretaria di Amato e D’Alema. Ma la linea di continuità all’interno dell’Enpa sembrava comunque evidente. Lo stesso Manzi ha continuato a far parte del consiglio nazionale durante tutta la durata del processo. Così pure Gildo Russo, il suo avvocato che lo difendeva contro Enpa, è rimasto il legale dell’ente. Il tesoriere, Piermario Villa, ex esponente dei Verdi ed ex assessore al Traffico del Comune di Genova, ha resistito al suo posto. Nel corso del 2012, invece, l’insistenza del revisore dei conti, ha portato un vero terremoto. Dimissioni del tesoriere nazionale. Dimissioni della presidentessa di Genova (sua compagna anche nella vita). Dimissioni del presidente della sezione di Torino. Numerose accuse reciproche tra i dirigenti, con il revisore Suprani che si trova impossibilitato a proseguire il lavoro con una serie di ostacoli alle verifiche e accuse diffamanti.
L’inchiesta della procura di Genova è l’inevitabile conclusione. Perché Suprani presenta un esposto dettagliatissimo in procura, con i riscontri dei soldi destinati alla casa in Egitto e a tutto il resto. Il pm Nicola Piacente affida le indagini alla Finanza che sta ricostruendo sei anni di movimenti bancari sospetti per centinaia di migliaia di euro. Poi arrivano le querele: lo stesso revisore è costretto ad affidarsi a un legale, Roberta Marallo, per tutelarsi dal fango che gli viene scaricato addosso. E potrebbe essere solo l’inizio.

Fonte: ilgiornale.it

 

Cacciatore uccide poiana, 1000 euro di taglia

poiana uccisa2SAN CATALDO – Prima settimana di cosiddetta “pre-apertura” della caccia in Sicilia, prima vittima dei cacciatori di frodo: sabato pomeriggio, dopo appena sei giorni dall’avvio anticipato della caccia, le Guardie Giurate venatorie e zoofile del WWF hanno rinvenuto nelle campagne di San Cataldo (CL) un esemplare adulto di Poiana (Buteo buteo), specie particolarmente protetta, uccisa a colpi di fucile caricato a pallini.

“Secondo il calendario venatorio, in questo periodo possono essere uccisi solo conigli selvatici in caccia vagante e tortore e colombacci, ma da appostamento temporaneo. Invece – dichiara Ennio Bonfanti, coordinatore regionale delle Guardie WWF – quando la stagione venatoria si apre, si spara a tutto ciò che si muove! La Poiana ha un’apertura alare di oltre un metro e mai può essere confusa con un colombaccio o una tortora, men che meno con un coniglio! Quindi chi le ha sparato – in una giornata di caccia “regolare” – lo ha fatto con la piena consapevolezza e volontà di violare e sfidare la legge, con il solo scopo di uccidere un predatore. Sicuro di restare impunito, vista la cronica assenza di controlli e l’anarchia venatoria della nostra Regione…”.

poiana uccisaIl WWF ha già presentato una denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica per il reato di “uccisione di specie particolarmente protetta” ai sensi della legge 157 del 1992, che prevede sanzioni penali quali l’arresto fino ad 8 mesi; “Mentre recuperavamo il povero rapace impallinato – racconta Bonfanti – sentivamo i colpi delle fucilate dei cacciatori nelle colline intorno… E questo la dice lunga sulla favola del cacciatore buono e del bracconiere cattivo, come se fossero due entità estranee l’una all’altra, due mondi diversi”.

Ma il WWF è convinto che qualcuno abbia visto chi ha sparato alla Poiana: “l’abbiamo trovata a terra lungo una strada provinciale in contrada Gabbara, dove tutt’intorno vi sono decine di villette, case agricole, abitazioni. Un luogo densamente abitato – e perciò di per sé vietato alla caccia! – in cui sicuramente qualcuno avrà visto il vigliacco sparatore”. Per questo il WWF Caltanissetta ha istituito una taglia: mille euro a chi consentirà, con la propria testimonianza o con altre prove certe, di incastrare il colpevole di un simile odioso reato contro il patrimonio faunistico dello Stato.

Per il WWF questo atto di bracconaggio è gravissimo, vergognoso ed intollerabile, costituendo l’ennesimo esempio di quel malcostume venatorio che, con inaudita spregiudicatezza, si ripete in ogni stagione di caccia nel territorio del Nisseno. “Simili fatti dovrebbero far indignare, per prime, le stesse Associazioni venatorie spingendole a provvedimenti severi nei confronti di questi cacciatori illegali. E invece – rileva amaramente Bonfanti – prevalgono omertà, difesa corporativa “ad oltranza” della categoria e odio verso chi, come il WWF e le sue Guardie volontarie, vuol far rispettare le leggi anche in materia faunistica ed ambientale”.

fonte: giornalesicano.it

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La tenia nel cane e nell’uomo

La tenia nel Cane:

La tenia è il parassita più comune che può infestare l’intestino del cane, provocando la perdita di peso. Questo organismo può anche colpire l’uomo. Esistono vari metodi per capire se il nostro amico a quattro zampe ha contratto questo parassita e la terapia da seguire è molto semplice ed efficace. Come per tutte le malattie e parassiti, la prevenzione e controlli regolari dal veterinario sono fondamentali.

tenia

La tenia, il cui nome scientifico è Dipylidium caninum, è un parassita dalla lunghezza media di 50 cm di forma appiattita, simile ad un nastro, che abita e prolifera all’interno dell’intestino di cani e dei gatti. Al contrario di ciò che accade quando viene colpito l’uomo, nelle specie animali come cane e gatti la presenza della tenia nel loro organismo raramente provoca seri problemi di salute.

tenia2Nella maggioranza dei casi viene diagnosticata fortuitamente in animali che versano in condizioni normali. Una delle conseguenze che provoca la tenia che infetta l’intestino di un cane è la perdita di peso, nel caso in cui si riscontra una massiccia presenza di parassiti.
Il Dipylidium caninum ha un particolare ciclo vitale, particolarmente connesso a quello della pulce. Le tenie, infatti, vanno ad agganciarsi nel vero senso della parola alla parete intestinale dell’animale che parassitano, attraverso una serie di uncini situati ad un’estremità corrispondente alla testa. Il corpo della tenia è suddiviso in numerosi segmenti, chiamati proglottidi, i quali sono ripieni di uova e che gradualmente si staccano dalla parte terminale del parassita ed fuoriescono all’esterno. Essi hanno le dimensioni simili ad un chicco di riso e nel momento in cui li si osserva danno l’impressione di essere in presenza dei piccoli vermi, poiché si muovono, anche se in realtà, si limitano a contrarsi, al fine di espellere le uova che contengono.

Per sapere se il nostro amico a quattro zampe è infettato dalle proglottidi, si può semplicemente osservare le sue feci appena deposte ed anche intorno all’ano, una zona dalla quale sono in grado di fuoriuscire in maniera attiva. Le uova della tenia, in quest’ultimo caso, si depositano per terra, molto spesso nella cuccia così come accade anche alle uova delle pulci.
Esiste una certa simbiosi tra le pulci e la tenia. Infatti, accade che le larve di pulce, una volta uscite dall’uovo, alimentandosi con i detriti cutanei e le feci delle pulci adulte, possono ingerire casualmente anche le uova di tenia per poi ospitarle nel loro interno, dove si riescono a conservare fino al momento in cui la larva diventa a sua volta una pulce adulta, la quale ritorna sul corpo dell’animale da cui era caduta sotto forma di uovo.

Anche durante le pulizie il cane può accidentalmente ingerire una pulce, la quale venendo digerita libera l’uovo di tenia, che in seguito si sviluppa nell’intestino dell’animale ricominciando il ciclo vitale che abbiamo sopra descritto.
Ciò che abbiamo appena raccontato è l’unica maniera in cui cani e gatti possono contrarre la tenia, quindi si può dedurre che abbiamo anche le pulci.
Un proprietario molto scrupoloso può rendersi conto della presenza della tenia se osserva le proglottidi mentre escono dall’ano o sulle feci deposte da poco. Le proglottidi, dopo essersi svuotate e seccate, rassomigliano ad un chicco di sesamo e si possono riscontrare nei luoghi dove l’animale riposa o intorno alla regione anale.
L’esame a vista delle feci non sempre consente di rilevare la presenza di uova di tenia, quindi non si può escludere l’infestazione. In questo caso le uova possono essere viste con un esame delle feci solo se sono uscite dalla proglottide per la sua rottura accidentale. Pertanto, se si riscontrano le proglottidi è fondamentale riferirlo al veterinario di fiducia, il quale adotterà la profilassi necessaria per debellare il parassita. Nel caso in cui si avessero dubbi in proposito, si dovrebbero raccogliere campioni di feci e portarle in ambulatorio.

La tenia è un parassita che può facilmente essere debellato attraverso uno specifico prodotto, il praziquantel, il quale viene somministrato con una compressa, attraverso una iniezione o per applicazione topica (ossia applicato sulla cute). Questo farmaco discioglie direttamente il parassita all’interno dell’intestino. Per sopprimere completamente la tenia, però, è indispensabile eseguire in contemporanea dei trattamenti contro le pulci, che devono interessare tutti gli animali in contatto.
Le persone, in particolar modo i bambini, possono contrarre la tenia con una ingestione accidentale di una pulce che contiene al suo interno un uovo di tenia (un evento considerato comunque raro), anche se il trattamento è molto semplice.
Ovviamente, come per tutte le malattie e parassiti, occorre una prevenzione e dei controlli regolari nel tempo, al fine di scongiurare una infestazione troppo grande ed abbreviare i tempi di guarigione. Per quanto riguarda l’uomo, è importante lavarsi le mani dopo aver giocato con il cane o gatto per eliminare ogni possibilità di contrarre questo fastidioso parassita.

La tenia nell’Uomo:

tenia4Malattia parassitaria dovuta all’infestazione da parte di un verme adulto, la tenia, comunemente denominato “verme solitario”. Le tenie sono parassiti piatti (cestodi) di lunghezza variabile da qualche millimetro a vari metri. La loro estremità anteriore, detta scolice, è munita di ventose e di un rostrello uncinato, e funge da organo di fissazione sulla mucosa dell’intestino tenue. Il corpo è formato da segmenti più o meno rettangolari contenenti gli organi genitali maschili e femminili (i vermi sono ermafroditi). Il numero dei segmenti è variabile a seconda del tipo di tenia.

Se ne distinguono quattro, a seconda della specie di tenia responsabile dell’infestazione:

  •   Taenia saginata, il tipo più diffuso in Italia, trasmessa mediante ingestione di carne bovina;
  •   Taenia solium, trasmessa attraverso l’ingestione di carne di maiale;
  •   Diphyllobothrium latum, agente della botriocefalosi, trasmessa mediante ingestione di pesci d’acqua dolce;
  •  Hymenolepis nana, responsabile dell’imenolepiasi, parassitosi frequente nei bambini: è una piccola tenia   trasmessa mediante l’ingestione di insetti (pulci, vermi della farina) e, soprattutto, delle uova del verme nei Paesi tropicali.

Le tenie, a eccezione dell’Hymenolepis nana, si trasmettono all’uomo attraverso alimenti contenenti larve e non sufficientemente cotti.

La teniasi si manifesta con stanchezza, inappetenza (o al contrario, in alcuni casi, grande appetito), dolori addominali, talvolta diarrea e prurito. Gli esami del sangue rivelano un aumento del numero dei globuli bianchi eosinofili. Una persona infestata dalla tenia bovina elimina spontaneamente attraverso l’ano frammenti di verme, che hanno l’aspetto di tagliatelle, rosee o biancastre, mobili.

L’assunzione di un purgante, per stimolare l’evacuazione intestinale del parassita, è assolutamente inutile; risulta invece efficace la somministrazione orale di una o due dosi di un farmaco antiparassitario attivo contro la tenia. Due sono i principi attivi utilizzati: la niclosamide e il praziquantel; il parassita muore subito e viene eliminato in frammenti digeriti. La prevenzione si basa sulla cottura della carne e del pesce.

Tenia

La tenia è un verme piatto e segmentato appartenente all’ordine dei cestodi. La testa delle tenie, o scolice, è munita di organi di fissazione (ventose, uncini) che permettono al verme di attaccarsi sulla parete intestinale dell’ospite parassitario.

Specie di tenia

tenia (1)Le specie di tenie che possono parassitare l’uomo, determinando teniasi, sono diverse. Le più importanti sono la tenia saginata, la tenia solium e l’hymenolepis nana, la tenia echinococco. Tenia saginata o tenia del bue. Detta verme solitario, perché è sempre unica, la tenia saginata adulta misura parecchi metri di lunghezza (fino a 10-12 metri); ha una testa (o scolice) piriforme di 1-2 mm di diametro, dotata di quattro ventose, ma non di uncini (tenia inerme) ed un corpo nastriforme composto da un gran numero (1.500/2.000) di segmenti giustapposti chiamati proglottidi. La testa di questa tenia si fissa sulla parete della porzione iniziale dell’intestino tenue. Dal corpo formato da proglottidi, che man mano che si avvicina all’estremità distale del verme sono sempre più lunghe che larghe, si distaccano ad una ad una le proglottidi mature (5-20 mm di lunghezza per 5-7 mm di larghezza) e, forzando attivamente l’ano, lasciano l’intestino dell’ospite. Nell’ambiente esterno tali proglottidi assumono un aspetto ambrato, si essiccano e si schiudono liberando le uova contenute.

A questo punto è necessario che un ospite intermedio, un bovino, ingerisca l’uovo perché il ciclo evolutivo della tenia prosegua. Nell’intestino del bue, l’embrione, o cisticerco, lascerà, quindi, l’uovo e raggiungerà i tessuti muscolari dove completerà il suo sviluppo. Se l’uomo ingerisce carne di bue mal cotta, infestata da cisticerchi, in due o tre mesi nel suo intestino si svilupperà una tenia adulta. Tenia solium o tenia del tenia3maiale. Il verme adulto misura dai due agli otto metri di lunghezza e ha una particolarità: la sua testa è provvista di uncini (tenia armata) e le sue proglottidi si distaccano a gruppi di sei-otto contemporaneamente e vengono evacuate passivamente con le feci. L’ospite intermedio è il maiale, nel quale l’infestazione di cisticerchi è denominata panicatura. L’uomo si infesta mangiando carne di maiale malcotta. Hymenolepis nana. Questo tipo di tenia è più frequente nei climi tropicali. Tenia echinococco.

L’Echinococcus granulosus è in grado di parassitare l’uomo allo stadio larvale, provocando una malattia grave chiamata echinococcosi che determina la formazione della cosiddetta cisti itatidea nel fegato o nel polmone. Tenia del cane. Il Dipylidium canium, allo stato adulto, può casualmente parassitare l’uomo.

Infestazione da tenia

La tenia determina una affezione detta appunto teniasi. Spesso, la presenza di una tenia nell’intestino non provoca notevoli disturbi, perciò attira l’attenzione solo la scoperta di proglottidi nei vestiti o nelle feci. Tuttavia, la teniasi può determinare alcuni sintomi quali la nausea, eruttazione, vomito biliare, dolori addominali, digestione difficile. Nei bambini possono inoltre comparire disturbi nervosi quali ansietà, irritabilità, eccezionalmente anche convulsioni.

Prevenzione della tenia

La prevenzione si basa unicamente sulla corretta cottura delle carni e sulle basilari norme igieniche come il corretto lavaggio di ortaggi e frutta; è importante evitare di portare alla bocca le mani che possono essersi contaminate toccando la pelle di animali imbrattati di fango e quindi di uova di tenia (es. maiali), o contaminate da feci di ammalati di tenia.

Terapia e cura della tenia

Teniasi – Farmaci per la cura dell’infezione da Tenia

L’infezione da tenia viene eradicata, generalmente, con un semplice trattamento farmacologico; solo nei casi più severi, la teniasi può essere debellata soltanto tramite un piccolo intervento chirurgico. Il problema più difficile consiste nella diagnosi: spesso, infatti, si fatica a trovare una risposta al quadro sintomatologico. La presenza della tenia nell’intestino può essere accertata esclusivamente tramite l’esame obiettivo delle feci. Da queste parole si comprende come l’immediata visita medica, a partire dai primissimi sintomi sospetti, sia indispensabile per allontanare il parassita nel più breve tempo possibile.
La teniasi può essere prevenuta attraverso il consumo di carni ben cotte, soprattutto quelle sospette e di dubbia provenienza; anche la congelazione della carne prima della cottura può essere una valida opzione preventiva alla teniasi.
La terapia farmacologica, nella stragrande maggioranza dei casi, si pone l’obiettivo primario di eradicare la tenia dall’intestino e, quando necessario, dai tessuti attigui contaminati: il farmaco, staccando la testa del parassita dalla parete dell’intestino dell’ospite, favorisce l’allontanamento dello stesso tramite l’evacuazione. Non a caso, la terapia farmacologica con questi farmaci (di seguito elencati nel dettaglio) è spesso associata alla somministrazione di lassativi, utilissimi per favorire l’evacuazione, dunque anche l’espulsione della tenia.

 

Di seguito sono riportate le classi di farmaci maggiormente impiegate nella terapia per la teniasi, ed alcuni esempi di specialità farmacologiche; spetta al medico scegliere il principio attivo e la posologia più indicati per il paziente, in base alla gravità della malattia, allo stato di salute del malato ed alla sua risposta alla cura:

  • Praziquantel  (es. Droncit, Tremazol): si tratta di uno dei farmaci antielmintici più utilizzati in assoluto per la cura della teniasi; il principio attivo agisce aumentando la permeabilità di membrana del parassita, provocandone la paralisi. Per il trattamento di Taenia saginata e Taenia solium, si consiglia di assumere il farmaco alla dose di 5-10 mg/kg per via orale, in singola dose. In passato, la dose raccomandata era di 20mg/kg, da assumere in un’unica dose. Il farmaco non è commercializzato in Italia.
  • Paromomicina (es. Humatin). Il farmaco appartiene alla classe degli amebiacei-aminoglicosidi, ed è attivo contro la tenia. Indicativamente, si raccomanda di somministrare il farmaco alla dose di 1 grammo, per via orale, ogni 15 minuti per 4 dosi. La paromomicina non è il trattamento di scelta per la cura della teniasi, mentre è utilizzato normalmente in terapia per la cura della leishmaniosi.
  • Albendazolo (es. Zentel): indicato per il trattamento dell’Echinoccus granulosus, una piccola tenia che non supera i 7 mm di lunghezza. In tal caso, assumere il farmaco alla dose di 400 mg per via orale, due volte al giorno per 1-6 mesi.
  • Niclosamide (es. Yomesan, Niclocide): il farmaco è attivo contro le infezioni da cestodi; tuttavia, NON agisce sugli stadi larvali. Il farmaco agisce probabilmente inibendo la fosforilazione ossidativa o stimolando l’attività dell’ATPasi. Prima del trattamento con questo farmaco si consiglia di assumere un antielmintico, mentre dopo il trattamento con la niclosamide si raccomanda di assumere un lassativo per velocizzare l’evacuazione della tenia. Anche questo farmaco non è privo di effetti collaterali; tra i più noti, ricordiamo: disturbi gastrointestinali, prurito, vertigini. Si raccomanda di assumere il farmaco in un’unica dose da 2 grammi, da somministrare al mattino, a digiuno; il farmaco è reperibile sottoforma di compresse masticabili, da deglutire successivamente con acqua.
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Sacrofano, 47 enne ruba un falco e chiede 650 euro di riscatto

falco-sacrofano_fullHa sfruttato le sue abilità di addestratore di uccelli per impossessarsi di un falco. Poi per restituire Spyke, questo il nome del volatile, ha minacciato il proprietario e chiesto 650 euro di riscatto. E’ stato arrestato ieri mattina, per estorsione, un 47enne italiano, dai Carabinieri di Sacrofano e dell’aliquota radiomobile della compagnia Roma Cassia. L’arrestato, già conosciuto alle forze dell’ordine, collaborava con una società che gestisce l’allevamento di falchi per l’impiego in ambito civile (ecologico e protezione ambientale), e approfittando dell’assenza del titolare, si è recato presso l’allevamento e sfruttando le proprie capacità è riuscito ad impossessarsi di un falco, Spyke.

L’ESTORSIONE – Il 47enne, per restituire il volatile,  ha minacciato il titolare dell’allevamento chiedendo in cambio 650 in contanti. La vittima a quel punto ha deciso di rivolgersi ai Carabinieri della Stazione di Sacrofano. L’estorsore e la vittima hanno fissato l’incontro per lo scambio ma oltre a loro due, all’appuntamento si sono presentati anche i militari dell’Arma, osservando la scena a distanza, e a scambio avvenuto sono usciti allo scoperto ammanettando il 47enne e recuperando sia il denaro sia il falco che, in buone condizioni, è stato poi restituito al suo padrone. L’arrestato è stato sottoposto agli arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. L’uomo è stato sottoposto agli arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

fonte: ansa