I casi mediatici senza senso delle organizzazioni animaliste danneggiano gli animali. E chi li ama. Che merita di meglio

Federico Lavanche
Federico Lavanche 5 Min Read

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Ho sempre pensato che bestemmiando si offendessero i cristiani.

Ho sempre pensato che avesse ragione mio nonno. Da ateo, non bestemmiava perché, semplicemente, oltre a ritenerla una pratica volgare,”“non puoi insultare qualcosa che non credi nemmeno che esista”.

Io sono molto più triviale di mio nonno, camallo del porto dall’animo nobile. Rispetto la Fede altrui ma mi capita di trascendere e usare la bestemmia come intercalare. Mea culpa.

Mai però avrei pensato che bestemmiando si potesse offendere un gregge di pecore.

Dello stesso avviso non è la PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), l’organizzazione animalista che in Australia ha denunciato tal Ken Turner, proprietario di un complesso agricolo perché un suo dipendente era stato ripreso mentre imprecava davanti alle pecore al pascolo.
Secondo l’accusa, il gregge si sarebbe potuto offendere. Secondo Turner, “Nessuna pecora mi ha denunciato. Non mi sono sembrate neppure offese quando le ho tosate”.

La vicenda, da un punto di vista legale, si è fortunatamente conclusa in un nulla di fatto (In Australia, come in Italia, l’illecito amministrativo, non contempla la presenza di animali, ma solo di esseri umani.

Le associazioni animaliste non suono nuove a tempeste nei bicchieri che rasentano la follia.
Avete presente la gallina del Mulino Bianco, quella degli spot conAntonio Banderas?
Per l’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) “La gallina appare innaturale nei movimenti, potrebbe essere per le condizioni di forte stress dovuto alla legatura delle gambe”. Così tuonavano qualche mese fa. L’aspetto “innaturale” derivava da una ragione molto semplice: non si è mai trattato di una vera gallina, ma di un robot.

Altro caso surreale fu la battaglia, sempre dell’Aidaa, controCappuccetto rosso, fiaba colpevole di dipingere i lupi come animali cattivi. Il loro intento era quello di chiedere “a tutti i genitori di non leggere più ai propri figli la fiaba di Cappuccetto rosso, alle biblioteche di ritirarla dagli scaffali ed alle case editrici di smettere di pubblicare quell’orribile inno all’odio contro gli animali e a favore dei cacciatori assassini di animali”.

Lorenzo Croce, Presidente dell’associazione animalista, puntualizzava: “Dopo l’orrore di Peppa Pig che mostra i maialini felici quando invece sono sterminati nei mattatoi è ora di pensare alla distruzione di un altro falso mito alimentato da orribili fiabe, quello del lupo cattivo che viene tramandato da generazioni nei bambini con l’orribile fiaba di cappuccetto rosso dove il lupo viene presentato non solo come un animale cattivo, ma anche cinico e mangiatore di uomini”.
Chissà che ne pensano dei pinguini di Madagascar!

Al di là di ogni facile ironia, sforzandomi di mitigare le mie prese di posizione estetiche (trovo hippy e vegani impresentabili, non sopporto come si vestono o come parlano) la verità è che è perfettamente comprensibile il pensiero di chi ama gli animali e desidera non nuocere loro, si astiene dal mangiarli e si impegna per accudirli e tutelarli.

Nonostante i miei pregiudizi e la mia profonda convinzione che sia legittimo e sano nutrirsi di carne animale e distinguere in maniera netta l’importanza della vita degli esseri umani e l’importanza della vita degli altri esseri viventi (considero chi sostiene che “mangiare agnellini sia come mangiare neonati” pazzi ipocriti pericolosi) negli anni ho conosciuto diversi vegetariani, vegani e animalisti sani di mente e razionali.

Persone che hanno idee (condivisibili o meno) che portano avanti con serena passione e rispetto altrui.

Ogni volta che leggo notizie come quelle delle bestemmie, delle (cyber) galline e delle fiabe istigatrici di violenza penso a loro.

E a quanto sia profondamente ingiusto che debbano essere rappresentati da squinternati e piantagrane, furbastri esibizionisti sollevatori di polemiche inutili che magari non offenderanno pecore, lupi o maiali, ma immagino offendano l’intelligenza e il decoro di milioni di esseri umani che amano gli animali.

Marco Cubeddu

fonte: panorama.it

 

Foto: 20 gennaio 2015. Un gruppo di pecore della Fattoria Ambury al pascolo in un prato arso ad Auckland, in Nuova Zelanda. Nel Paese il livello di umidità del suolo è inferiori alla media a causa della perdurante siccità. – Credits: Phil Walter/Getty Images

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Appassionato da sempre di animali di ogni genere, ho avuto la possibilità di allevarne molti, studiarli e apprezzarli. Non si finisce mai di imparare da loro.
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