Chi siamo – AnimalieAnimali.eu

allevatoreSiamo un gruppo di utenti che ama gli animali in maniera tradizionale. Riconosciamo il fatto che ogni animale, fin dalla antichità, sia stato selezionato ed allevato dall’uomo per le sue specifiche funzioni e attitudini. Il cane è stato addomesticato per accompagnare gli uomini durante le battute di caccia o per difenderli dai predoni o a difesa delle “ville” o delle “corti” o del bestiame.Altri animali, sono stati utilizzati da sempre per le uova, per la carne, per la lana o come animali da soma. Non troviamo nulla di male nel cavalcare un cavallo, a mungere una mucca o a nutrirci di un pollo o a mangiare una fiorentina. Aree di pensiero come “animalismo” o “veganismo” vengono rispettate a patto che non ci vengano imposte. Siamo assolutamente contro ogni tipo di maltrattamento e accanimento, fisico e psicologico su qualsiasi essere vivente. Se anche tu credi nei nostri valori, sei il benvenuto, se così non fosse, internet è pieno di siti di “amanti degli animali“.. facci il piacere, partecipa li…..

Roma, bimba di tre anni muore dopo essere stata azzannata dal pastore tedesco di casa

pastore tedesco25-09-2014

Una bambina di tre anni è morta dopo essere stata azzannata dal suo cane, un pastore tedesco. E’ accaduto ieri sera a Fiano Romano, in provincia di Roma. La bimba è stata morsa al collo, sulle braccia e sulla testa. Portata in gravissime condizioni in ospedale, è morta nella notte. Sul posto i carabinieri. La dinamica – A quanto ricostruito, ieri sera intorno alle 19.30 la bambina era in casa con il papà. Approfittando di un attimo di distrazione del genitore, si è avvicinata al recinto dove c’era il pastore tedesco di 9 anni, regolarmente tenuto nel rispetto delle attuali normative. Il cane l’ha morsa sul collo, rompendole la trachea, sulle braccia e sulla testa. La piccola, italiana di tre anni, è stata trasportata dal 118 in condizioni disperate al policlinico Sant’Andrea dove è arrivata in arresto cardiocorcolatorio. Ricoverata in prognosi riservata, è deceduta nella notte. Sul posto i carabinieri della stazione di Fiano Romano.

Pecora Suffolk

pecora suffolk

La razza di pecore Suffolk, originaria della Gran Bretagna, si caratterizza per l’aspetto imponente,
la rusticità e l’estrema adattabilità al pascolo anche in condizioni di clima inclemente.
Pochi capi (da 2 a 4 esemplari) sono in genere più che sufficienti per tenere «pulita» un’area
incolta di circa un ettaro senza dover ricorrere al decespugliatore

Origine.

Questa speciale razza di pecore è stata ottenuta in Gran Bretagna a metà dell’ Ottocento, incrociando pecore della Contea di Norfolk (Norfolk Homed) con arieti Southdown. Viene allevata in Scozia, Galles, Irlanda, nord-centro e sud Europa, Nord America, Nuova Zelanda. Dalla Southdown ha ereditato la qualità della carne e della lana, dalla Norfolk Homed la rusticità. Ottima razza da carne e ottima pascolatrice, da vari anni è stata importata anche in Italia centro settentrionale per incroci con razze locali e per l’allevamento per la produzione di agnelli pesanti.

Caratteristiche.

pecora suffolk 2Le Suffolk mangiano moltissima erba, hanno una taglia molto grande, il vello spesso e bianco, la testa nera e gli arti nudi e neri, non hanno corna, sono da carne e non producono latte. Il tronco è cilindrico e voluminoso. I maschi raggiungono il peso da 120 a 140 kg ed oltre , le femmine da 75 a 90 kg . Hanno un’ ottima fecondità, con grande capacità di allattamento e quindi l’accrescimento degli agnelli è molto rapido: ad appena 70 giorni di vita possono superare i 30 kg di peso. La loro carne è assai apprezzata,magra e molto digeribile.
Le pecore Suffolk hanno un aspetto bello e imponente, sono molto docili, tanto che si avvicinano alle persone, piacciono specialmente ai bambini, poiché vengono a prendere il mangime dalle loro mani.
Sono molto resistenti, vivono sempre all’aperto anche in inverno. Non temono le basse temperature, anche quando piove o nevica raramente si riparano. Soffrono nelle estati molto calde, per questo è bene che nei loro recinti ci siano delle piante che facciano ombra e, naturalmente, devono avere sempre buona acqua a disposizione.

In Italia.

Il maggior numero di capi Suffolk si trova nell’italia centro settentrionale, in special modo in Emilia Romagna sono dislocati parecchi allevamenti con una consistenza di circa 2.700 capi. La Toscana è al secondo posto con circa 340 capi ma al primo posto per l’allevamento in selezione di riproduttori di altissima qualità di razza Suffolk. In particolare nella Vallata del Mugello, in provincia di Firenze, si trovano oltre il 95% dei capi di tutta la regione.

Tosatura

come-tosare-le-pecore (2)È noto che la tosatura degli ovini avviene, in generale, nello stesso periodo per tutte le razze. Nel caso della pecora Suffolk, è da considerare che questo esemplare patisce le afose giornate estive e quindi dovrete comportarvi di conseguenza. Detto questo dovrete effettuare la tosatura delle vostre pecore all’inizio della primavera, in particolare verso la fine di Marzo e l’inizio di Aprile. All’occorrenza potreste andare addirittura incontro alla necessità di effettuare anche due tosature per anno, nel caso in cui le temperature si dovessero assestare per lunghi periodi verso i 30 gradi.Dunque a seconda delle temperature, mettete in preventivo la possibilità di effettuate la seconda tosatura durante come-tosare-le-pecorel’estate, nel periodo di Luglio. Badate che la lana sia molto asciutta, quindi possibilmente procedete alla tosatura oltre metà mattinata, non prima poiché la lana potrebbe risultare umida per la brina notturna.È consigliabile, radunare le pecore in una stanza coperta, almeno il pomeriggio prima della rasatura, in maniera da proteggerle dalla brina notturna. Per effettuare la rasatura, vi consiglio sia le tipiche forbici da tosatura oppure le pratiche macchinette elettriche, facilmente acquistabili sul mercato.Procedete alla tosatura tenendo fermo l’animale con una mano, mentre con l’altra impugnate le forbici o la macchinetta elettrica. Iniziate a tosare la pancia della pecora, e in successione passate agli arti inferiori, al dorso e infine agli arti superiori.

Manuale Allevamento Suffolk PDF (da leggere!)manuale-suffolk-1

Anatra da carne – anatra Pechino

pechino-grande

L’anatra Pechino è la razza più tipica da carne. Precoce, ben sviluppata, è perfettamente adatta per la produzione di carne.
L’origine è orientale, importata probabilmente dalla Cina, ma l’attuale razza ha subito l’influenza della selezione operata intorno al 1870 in Belgio. Da oltre un secolo è allevata anche nel nostro paese.
È un’anatra con forme massicce e portamento rilevato per cui l’asse centrale forma, rispetto all’orizzonte, un angolo di circa 70°. La sua andatura diritta è spontanea e permanente conferendo alla Pechino un aspetto da pinguino. Il becco è breve, largo e diritto di colore arancio vivace e uniforme. Le zampe sono forti e diritte di colore arancio.
Il piumaggio, di colore bianco, è abbondante e fitto con grande quantità di piumino.
Il maschio adulto raggiunge il peso di circa 4,00 kg; il peso della femmina è leggermente inferiore: 3,500 Kg..
E’ un’anatra molto rustica che non vola e si adatta bene a qualsiasi tipo di alimentazione. Il suo allevamento non richiede la presenza di acqua per la produzione di carne. Nell’allevamento dei riproduttori la presenza di acqua favorisce una maggiore fecondità delle uova.
Ha una buona produzione di uova, a guscio bianco, arrivando a deporre circa 130-150 uova e più se soggette ad accurata selezione.
È una razza prevalentemente da carne. Gli anatroccoli sono molto precoci: a otto settimane pesano già circa 2,5-3,00 Kg. mentre a 11 settimane superano di molto i 4,00 Kg.
Se allevata in purezza produce carni abbastanza grasse. Data la sua notevole precocità l’anatra Pechino viene utilizzata, come linea femminile, incrociata con maschi di anatre rustiche ottenendo carni di maggiore qualità e più magre. La femmina di Pechino viene anche incrociata con maschi di anatra muta (di Barberia) per la produzione dei Mulard che sono degli ottimi ibridi (sterili) in grado di produrre carni di qualità pregiata.

fonte: biozootec.it

Capra camosciata delle Alpi

camosciata delle alpi

Federico e capretteFin da bambino, grazie all’amore per gli animali trasmesso da mia madre, ho avuto a che fare con caprette tibetane e saanen che producevano una discreta quantità di latte per il fabbisogno familiare. Vivendo in Piemonte, ho avuto modo di avvicinarmi ad una razza di capra molto bella e rustica che proviene dei monti Svizzeri: la capra camosciata delle Alpi. E’ una capretta di dimensioni medio/grandi, curiosa e domestica, adatta sia per la pianura che in montagna. E’ una grande produttrice di latte a tal punto che durante la lattazione, le primipare ne producono in media 300 litri, le pluripare fino a 500 litri…

Molto apprezzata nel suo Paese di origine, si è diffusa anche in Francia e in Germania. In Italia è molto diffusa al nord.

Caratteristiche morfologiche e produttive

Taglia: medio-grande.
Testa: relativamente piccola, leggera e fine, barba nei maschi. Orecchie: lunghe, oblique in avanti mai pendenti.
Tronco: torace ed addome ampi, mammelle di tipo piriforme e capezzoli ben sviluppati.
Vello: fulvo con varie tonalità, pelo corto, con riga mulina. Estremità degli arti e unghielli neri, caratteristica maschera facciale.
Pelle: sottile, pigmentata in nero; lingua, palato ed aperture naturali scure.
Altezza al garrese: Maschi a. cm. 86 – Femmine a. cm. 74
Peso medio: Maschi a. Kg. 100 – Femmine a. Kg. 70
Produzioni medie latte: primipare lt. 324 – pluripare lt. 507
Fertilità: 95%
Peso medio dei capretti alla nascita 3,5 kg, a 60 giorni 12,5 kg.

Prezzo indicativo a capo: tra i 150 euro e i 250 euro

Proprietà del latte di capra

Il latte di capra, decisamente poco utilizzato da noi rispetto al latte vaccino, trova invece notevole utilizzo in altri paesi, come la Francia, nella produzioni di prodotti caseari.
In effetti il latte di capra, poco conosciuto e poco gradito dai consumatori italiani, è ricco di proprietà benefiche che lo dovrebbero far preferire al latte che quotidianamente consumiamo.
Tanti sono i benefici che si traggono dall’assunzione del latte di capra.
Innanzi tutto il latte di capra è più digeribile, dato che la catena dei suoi grassi è di natura completamente diversa rispetto al latte vaccino.
Le proteine presenti in questo latte sono sostanzialmente dello stesso gruppo e livello di quelle presenti nel latte vaccino, con in più la taurina, un aminoacido che svolge una funzione di primaria importanza nella sintesi degli acidi biliari.
Inoltre è caratterizzato dalla assoluta mancanza di potere aterogeno, quello che innesca il processo aterosclerotico così pericoloso per la salute delle arterie e del cuore.
Il latte di capra si contraddistingue per il contributo in calcio e fosforo ottimo per le ossa, e per la sua ricchezza di vitamine.
Dopo quello di asina, è il più simile al latte materno, ideale per i bambini.

In primavera, quando nasceranno i capretti, avremo il primo latte con il quale faremo formaggi freschi e stagionati, tranquilli, faremo anche le foto e vi diremo come farli al meglio!

Continuate a seguirci!

Federico Lavanche

Il Paradosso Legato al Consumo di Carne: Come Possiamo Amare gli Animali e al Contempo Mangiarli?

amare animali

Steve Loughnan,Boyka Bratanova e Elisa Puvia
University of Kent, e Université Libre de Bruxelles.

bistecca-alla-fiorentinaLa relazione tra esseri umani e animali è moralmente complessa. Tale complessità deriva dal nostro comportamento ambivalente nei confronti degli animali ed è esemplificata al meglio nel consumo di carne. Mangiare carne è moralmente problematico perché contrappone il nostro desiderio di non far del male agli animali con il nostro appetito per le loro carni. Questa tensione – amare gli animali e consumare carne – rappresenta l’essenza del paradosso legato al consumo di carne.
La carne costituisce una parte importante della dieta dei paesi occidentali. Un italiano medio consuma all’incirca 90 kg di carne l’anno, con un incremento di circa il 200% dagli anni ’60 (WRI, 2010). Per soddisfare questa crescente richiesta è necessario produrre una gran quantità di carne. Prendendo in considerazione la sola produzione interna, nel 2001 l’Italia ha prodotto 4.1 milioni tonnellate di carne (WRI, 2010). La produzione di questa muccagran quantità di carne richiede la macellazione di un gran numero di animali. Nei soli Stati Uniti il numero di animali uccisi ha raggiunto il tetto di 9 miliardi di animali per anno (Joy, 2010). Questa cifra non comprende il consumo dei paesi europei, il crescente consumo di carne nei paesi non-occidentali e l’allevamento e consumo di pesce. In breve, mangiamo sempre più carne e questo significa che un maggior numero di animali è destinato a essere ucciso.
i-gattti-preferiscono-le-donne-618x412Queste statistiche potrebbero indurci a pensare che viviamo in un epoca in cui non ci si cura affatto degli animali. Macelliamo un numero sempre crescente di animali per soddisfare il nostro crescente appetito di carne. Tuttavia, ci sono buone ragioni per sostenere che la società
in cui viviamo mostra un interesse sempre crescente per il benessere degli animali. Secondo la American Pet Association, un terzo degli americani possiede un cane (39%) oppure un gatto (33%) e i proprietari di animali da compagnia spendono complessivamente 43 miliardi di dollari l’anno per i loro animali (APPA, 2009). Possedere un numero crescente di animali fa si che in generale ci si prenda maggiormente cura di loro. In Italia, atti di crudeltà nei confronti degli animali possono portare a una condanna fino a tre anni di reclusione (Gazzetta
Ufficiale, 2004). Il fatto che il possesso di animali sia così diffuso e la presenza di leggi così severe contro atti di crudeltà nei loro confronti, sembra contrastare con il nostro crescente consumo di carne. Come può una società da una parte uccidere miliardi di animali per cibo e dall’altra farli entrare nelle proprie case e approvare leggi per proteggerli? Come possono le persone amare al contempo gli animali e le loro carni? In altre parole,come fanno le persone a gestire il paradosso legato al consumo di carne? Voi, cosa ne pensate? Non voglio aprire una diatriba tra vegetariani, vegani o tra i convinti consumatori di carne ma semplicemente sapere la vostra opinione a riguardo. Grazie.

Tenia nel gatto: cos’è, il contagio, sintomi, diagnosi, prevenzione e trattamento

tenia-02La tenia (o cestode) è un verme, color bianco-crema, un parassita intestinale che può arrivare a raggiungere i 15-60 cm. E’ abbastanza comune nei gatti anche se le tipologie più frequenti sono essenzialmente due: il Dipylidium canium e la Taenia taeniaeformis. Per il contagio questi parassiti hanno bisogno di un ospite intermedio e di uno finale (che nella fattispecie è il vostro gatto domestico). Il Dipylidium alberga in forma di larva nelle pulci dei mici ( e dei cani) che vengono involontariamente ingerite dall’animale durante la normale toelettatura.

Si agganciano all’intestino tenue del felino, e diventano tenie adulte che nell’arco di 2-3 settimane sono in grado di rilasciare uova. A differenza di altri vermi intestinali la tenia tenie riesce a eliminare le uova nelle feci di gatto, attraverso dei segmenti mobili (proglottidi) che escono dall’ano. Sembrano chicchi di riso, ed una volta essiccati assomigliano a semi di sesamo. E’ buona norma prestare attenzione all’individuazione di tali segmenti in giro per la casa e soprattutto nell’area anale del gatto. L’ospite intermedio della taeniae taeniaeformis è caratterizzato dai piccoli roditori (topolini che vengono mangiati dal gatto).
I sintomi della tenia nel gatto
La tenia nel gatto non è pericolosa, non almeno come la filaria. Il sintomo più noto (anche per assimilazione alla tenia che colpisce l’essere umano) è la perdita di peso: il verme infatti assimila le sostanze nutritive direttamente dal suo ospite. Questo accade però ad uno stadio molto avanzato dell’infestazione e si accompagna anche ad una debolezza generale (dovuta a carenza nutrizionale) e ad un manto arruffato e stressato. Si può assistere ad alterazioni della motilità intestinale, con episodi di diarrea alternati a costipazione, oltre che un intenso prurito anale, dovuto al movimento e alla fuoriuscita degli stessi parassiti.

Come si fa la diagnosi di tenia nel gatto?
E’ chiaro che (come per gli ossiuri nei bambini) basta osservare la zona anale con attenzione per vedere ad occhio nudo i parassiti, ma è più opportuno un controllo dal medico veterinario che, dopo l’osservazione diretta potrebbe richiedere anche un’analisi al microscopio delle feci del gatto. E’ buona norma tenere sotto controllo anche la zona in cui il micio dorme.

Esiste una cura per la tenia nel gatto? E la prevenzione?
Ovviamente sì. E’ un verme, e si può utilizzare un vermifugo capace di uccidere il parassita all’interno dell’organismo del micio che poi verrà assorbito direttamente dall’intestino col cibo ed eliminato con le feci. La prevenzione consta essenzialmente nel tenere lontani gli ospiti intermedi: “abbastanza semplice” per la t. taeniformis (i roditori), più complesso con le pulci, ma sicuramente possibile. Una disinfestazione (da pulci e ratti) dell’ambiente dovrà necessariamente combinarsi alla terapia farmacologia antiparassitaria. Questo parassita per contagiare un altro gatto o l’essere umano necessita sempre e solo l’ingestione degli animali ospiti.

Una storia vera, tenia del gatto
Buongiorno,
vi scrivo per avere maggiori chiarimenti in merito alla tenia.
Avevo notato delle cose strane in casa: sul divano ho
rinvenuto dei cosi del tutto simili a piccolissimi chicchi di riso, sia per forma che per consistenza… e mi domandavo che diavolo fossero…. e poi anche sul copriletto dove dormono al pomeriggio.

Ieri sera ho avuto una brutta sorpresa: mi si siede in
braccio la gatta e siccome ero in calzoncini corti sento il suo sederino bagnato, così la alzo per spostarla e sorpresa! trovo un vermicino bianco tipo quelli delle ciliegie.
Insomma che stamane chiamo il veterinario che mi conferma che è tenia: io nemmeno immaginavo che dei gatti adulti potessero avere “i vermi” perchè ero convinta che dopo esser stati svermati da cuccioli fossero protetti per tutta la vita… e invece..

Il Dott. mi dice che possono averla presa ingoiando pulci (che non hanno visto che stanno solo in casa) o feci contenenti la tenia: ora mi domando come sia stato possibile il contagio? ..un mistero!

Ora mi ha detto di somministrargli del Droncit e poi altra mezza pasticca per il richiamo tra 21 gg.

Domande:
1. non sono sicura che ce l’abbiano tutti e 4 i gatti con cui vivo e il vet. dice di fare comunque la profilassi a tutti che tanto non gli fa male: voi che ne dite?
2. è una cosa “grave”? che conseguenze può avere?
3. con che cosa devo pulire la casa onde evitare il ricontagio? Conegrina, alcool o amoniaca?

Grazie in anticipo per la cortese risposta.

Valentina
Risposta di Paola Cavana
Buongiorno,
l’infestazione da tenia solitamente non è una cosa grave. I farmaci somministrati per eliminare le tenie sono generalmente ben tollerati dai gatti e la tenia, una volta eliminata, non lascia conseguenze. Quanto a come i suoi gatti abbiano potuto contrarre la tenia vivendo in casa, come già le è stato detto, è probabile che la causa sia da ricercare nella presenza di qualche pulce e che si tratti quindi di una tenia chiamata Dipylidium caninum: il gatto, durante le normali operazioni di toelettatura, ingerisce la pulce infestata dalla tenia (è la larva della pulce che si infesta con la tenia) che dopo aver raggiunto l’intestino del gatto si sviluppa e diventa adulta iniziando a produrre le uova che vengono eliminate nell’ambiente nelle cosiddette proglottidi (che sono quelle che lei ha identificato come chicchi di riso o vermicino delle ciliegie).
Come prevenzione, per evitare nuove infestazioni, è necessario utilizzare regolarmente un prodotto antipulci anche se i gatti vivono in casa (vanno bene le pipette spot-on da mettere mensilmente sulla cute in mezzo alle scapole: ad esempio, il Frontline Combo spot-on, ma comunque si faccia consigliare dal suo veterinario il prodotto più adatto ai suoi gatti). Per quanto riguarda la casa non occorre usare particolari disinfettanti: le consiglierei di lavare i pavimenti e di compiere le normali pulizie per eliminare le eventuali larve di pulce presenti.
E’ consigliabile somministrare il farmaco contro la tenia a tutti i gatti conviventi ed effettuare a tutti la profilassi antipulci mensile.

droncitDRONCIT:

Azienda:
Bayer S.p.a.
Data pubblicazione:
08/11/2013
Categoria:
Medicinale Veterinario
AIC – Codice EAN:
100388038
Confezione:
Confezione da 6 compresse
Indicazioni:
Droncit è efficace contro: Echinococcus granulosus * Echinococcus multilocularis Taenia ovis Taenia hydatigena Taenia multiceps Hydatigena (Taenia) taeniaeformis Dipylidium caninum Mesocestoides corti Taenia pisiformis Diphyllobothrium (Spirometra) erinacei * Echinococcus granulosus: Il cane, portatore della tenia echinococco, s’infesta tramite l’ovino, bovino o suino e può trasmettere anche all’uomo l’echinococcosi (idatidosi, forma cistica), grave malattia sociale delle regioni con allevamento ovino. L’intervento terapeutico e/o profilattico con Droncit (possibilmente programmato su vasta scala) interrompe il ciclo biologico del parassita ed evita la trasmissione all’uomo.
Posologia:
Dosaggio consigliato La dose base per cani e gatti è di 5 mg/kg p.v. Quindi: 1 compressa fino a 10 kg p.v. 2 ” da 11 a 20 kg 3 ” da 21 a 30 kg Contro il Diphyllobothrium (Spirometra) è necessaria la dose di una compressa per 2,5 kg p.v. Eventuali sovradosaggi fino al doppio della dose consigliata non sono pregiudizievoli soprattutto nei casi di intervento contro massive infestazioni da tenia echinococco. Modalità d’uso Droncit viene tollerato molto bene. Il trattamento va effettuato a digiuno e gli animali debbono essere tenuti sotto controllo subito dopo la somministrazione in modo da poter ripetere il trattamento nel caso di eventuale rigetto delle compresse. Droncit può essere somministrato direttamente o avvolto nella carne, oppure frantumato nell’alimento.
Regime dispensazione:
Senza obbligo di prescrizione
Gruppo Anatomico ATCvet:
QP – 52 – Antielmintici
Somministrazione:
Orale
Specie:
Cani, Gatti
Principi attivi:
Nome/Concentrazione
praziquantel (FU)
50 mg

Recinti elettrici per animali, funzionamento, uso e tipologie.

recinzioni elettrificate

Cos’è la recinzione elettrificata?

La recinzione elettrificata è una barriera psicologica per il controllo degli animali domestici e selvatici.

Quali sono i principali componenti recinzione elettrica

elettrificatoreI principali componenti della recinzione elettrificata sono:

  • L’elettrificatore che eroga gli impulsi elettrici
  • I cavi di collegamento per collegare l’elettrificatore alla recinzione ed al sistema di messa a terra, per collegare tra loro diversi paddock, per passaggi interrati sotto cancelli e strade, ecc.
  • La recinzione vera e propria che deve contenere gli animali. Composta a sua volta da pali, isolatori, fili conduttori, ecc.
  • Il sistema di messa a terra composto da uno o più pali di messa a terra collegati tra loro.

Come funziona?

L’elettrificatore lancia impulsi elettrici lungo i fili della recinzione. L’impulso elettrico, se non ci sono grosse dispersioni, si esaurisce sulla recinzione. Quando l’animale tocca la recinzione chiude il circuito, come fosse un interruttore, e l’impulso elettrico attraversa l’animale e, attraverso il terreno, fluisce verso il sistema di messa a terra e ritorna all’elettrificatore. Quando l’animale tocca la recinzione elettrica riceve una scossa che gli causa dolore.

Quando la recinzione è efficace?

Affinché l’animale rispetti la barriera, è necessario che la paura che l’animale ha della recinzione sia superiore alla voglia che ha di oltrepassarla. Per imprimere questa paura è indispensabile che l’animale prenda una scossa dolorosa ogni volta che tocca la recinzione. Questo è particolarmente vero durante il periodo d’addestramento ma, per mantenere vivo il rispetto della barriera, è indispensabile che la recinzione elettrica sia sempre efficiente.

Come progettare una recinzione efficace?

recinto elettrico per cinghialiPer prima cosa è indispensabile avere un’idea chiara di quello che si vuole. Una buona progettazione consente di raggiungere più facilmente gli obbiettivi prefissati. Aiutandosi con un disegno è opportuno rispondere alla maggior parte delle seguenti domane non necessariamente in questo ordine:

  • Che animali devo controllare. Animali alti, bassi, che saltano, bovini, cavalli, ecc.
  • È una recinzione mobile (da spostare di frequente), permanente (da non spostare mai) o semi permanente (da spostare ogni tanto o da installare solo in certi periodi dell’anno).
  • Quanto è lunga la recinzione
  • Quanti e quali conduttori utilizzare?
  • Come movimento e gestisco gli animali?
  • Quanti sono i paddock o i recinti da realizzare?
  • Quanti ingressi o passaggi ci sono? Quanto sono larghi?
  • Quanti e quali pali si vogliono utilizzare?
  • Che tipo di elettrificatore si vuole utilizzare (9V,12V,220V, solare) e dove sarà installato?

Le prestazioni complessive del circuito dipendono dalla qualità dei singoli componenti e sono fortemente limitate dalle prestazioni del componente più scadente. Se, ad esempio, utilizzo un ottimo apparecchio e dei buoni conduttori ma realizzo un sistema di messa a terra inadeguato, la scossa percepita dall’animale sarà poco dolorosa. Più grande è la recinzione e maggiore deve essere l’attenzione nella scelta dei componenti e nella realizzazione della recinzione. Ecco alcuni consigli su come scegliere i componenti più adatti. Restiamo a vostra completa disposizione per assistervi nella scelta allo 0363 938700.

L’elettrificatore:

elettrificatoreL’elettrificatore è il cuore del sistema e da esso dipende, in gran parte, l’efficacia della recinzione. Scegliere l’elettrificatore adatto è estremamente importante per realizzare una barriera efficace, adatta alle proprie esigenze, che richieda limitati interventi di manutenzione e, non ultimo, con adeguati costi d’acquisto e di mantenimento.

È opportuno valutare gli elettrificatori in base alle seguenti caratteristiche:

  • Alimentazione (9V, 12V, 220V, Solare): Gli elettrificatori possono essere alimentati da pile non ricaricabili a 9V, da batterie ricaricabili a 12V o dalla rete elettrica a 220V. Gli elettrificatori alimentati a 12V possono essere collegati a pannelli solari che ricaricano la batteria. Esistono in commercio elettrificatori che possono essere alimentati, tramite appositi adattatori, sia da batterie che dalla rete elettrica.
  • Energia Caricata (valore espresso in Joule): è il valore che, solitamente, viene utilizzato per identificare la potenza in quanto è l’unico dato certo e che non cambia in base alle condizioni della recinzione. Può essere più realisticamente paragonato alla cilindrata di un motore.
  • Energia erogata a 500 Ohm (valore espresso in Joule): L’energia effettivamente erogata dall’elettrificatore cambia in base alle condizioni della recinzione. Per poter comparare le prestazioni di elettrificatori diversi si utilizza, per convenzione, l’energia erogata su un circuito con impedenza di 500 Ohm. Più alto è il valore in Joule e più performante è l’apparecchio.
  • Voltaggio erogato a 500 Ohm (valore espresso in migliaia di Volt = KV): Come per l’energia anche il voltaggio dell’impulso varia in base all’impedenza del circuito ed è per questo che , per comparare le prestazioni, si misura il voltaggio degli elettrificatori al valore convenzionale di 500 Ohm. Il voltaggio di picco, ovvero il voltaggio dell’impulso emesso da un elettrificatore non collegato alla recinzione, è un dato assolutamente irrilevante ed è paragonabile ai giri di un motore non soggetto ad alcuno sforzo.
  • Consumo di corrente (valore espresso in Ampere o in Watt): È importante per conoscere la durata o la frequenza di ricarica delle batterie. Gli elettrificatori a rete hanno, generalmente, un consumo molto basso quantificabile in pochi euro all’anno.
  • Grado di impermeabilizzazione ed altre caratteristiche costruttive: La qualità dei materiali e le caratteristiche costruttive sono importanti per la sicurezza e la durata dell’apparecchio. Tutti gli elettrificatori, in particolare quelli a rete 220V, per poter essere istallati all’aperto devono avere un adeguato grado di impermeabilizzazione (IP).
  • Funzioni di controllo e dispositivi di segnalazione guasti: I moderni elettrificatori dispongono di funzioni di controllo della recinzione che consentono, avvisando in caso di guasti, di limitare gli interventi di manutenzione.

Come scegliere l’elettrificatore più adatto?

Trovare l’elettrificatore giusto significa trovare il giusto mix tra potenza, consumi, mobilità, prestazioni e, non ultimo, il costo. I consigli che posso dare sono i seguenti:

  • Per recinzioni permanenti o semi permanenti scegliere:
    • Apparecchi a 220V se la rete elettrica è nel raggio di qualche decina di metri. Sono più performanti, non dipendono dalle condizioni della batteria, hanno costi d’acquisto e di mantenimento più bassi, richiedono meno manutenzione.
    • Apparecchi a 12V con o senza pannello solare in aree remote. Hanno ottime prestazioni e modesti costi d’esercizio.
    • Apparecchi a 9V solo per recinzioni molto piccole in aree remote.
  • Per recinzioni mobili scegliere:
    • Apparecchi a 12V con cassetto porta batteria per grandi recinzioni. Attenzione che il peso dell’elettrificatore inclusa la batteria può facilmente superare i 20Kg
    • Apparecchi a 9V per recinzioni piccole
  • Se scegliete un elettrificatore a 220V potete sovradimensionarlo per aumentare l’efficacia della recinzione e ridurre gli interventi di manutenzione.
  • Se scegliete un elettrificatore a batteria fate attenzione ai consumi per limitare la frequenza di ricarica delle batterie (apparecchi a 12V) o ridurre i costi di mantenimento (apparecchi a 9V).
  • Se possibile scegliete apparecchi con funzioni di controllo della recinzione. Le informazioni fornite aiutano ad individuare il malfunzionamento prima che gli animali siano evasi e a programmare meglio gli interventi di pulizia e manutenzione.

Qual è la potenza necessaria?

Non è facile stabilire quanto che potenza deve avere l’elettrificatore adatto ad una cera recinzione perché i fattori che influiscono sulle prestazioni dell’apparecchio sono molteplici. Le distanze in km dichiarate dai produttori sono teoriche e, molto spesso, lontane dalla realtà.

La seguente tabella vi aiuta a scegliere l’apparecchio più adatto alle vostre esigenze tenendo conto dei principali fattori che influenzano le prestazioni dell’apparecchio. Moltiplicando i fattori corrispondenti alle diverse componenti della recinzione si ottiene il valore della potenza minima (energia caricata) richiesta all’apparecchio per elettrificarla efficacemente. Il valore ottenuto è, in genere, molto conservativo ma consente di scegliere apparecchi che garantiscono il funzionamento della recinzione anche in condizioni molto difficili. Scegliere un apparecchio con un valore di energia caricata almeno uguale o superiore al prodotto ottenuto dalle moltiplicazioni.

NB. Se la recinzione supera i 500 mt di perimetro è importante utilizzare fili conduttori ad alta conducibilità.

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X

C

X

N

=

Tipo di Elettrificatore

Specie Animale

Lunghezza della Recinzione

Tipo di Conduttori

Numero di Conduttori

A 220 V

1

Bovini

1

500 metri

0,5

Fili Zinco-Alluminio
Ø 2,5 mm

1

un conduttore

1,25

A batteria 12V

0,4

Ovini

1,5

1.000 metri

1

Fili Zinco-Alluminio
Ø 1,6 mm

1,5

due conduttori

1

A batteria 9V

0,2

Equini

0,9

1.500 metri

1,5

Filo Equiwire

1

tre o più conduttori

2

Conigli

1,5

2.000 metri

2

Filo PowerLine

3

Rete elettrificata

3

Polli

1,5

2.500 metri

2,5

Filo TurboLine

1,5

Maiali

1,5

Ecc.

Fettuccia PowerLine

3

Selvatici

1,5

Fettuccia TurboLine

1,5

Corda PowerLine

3

Corda TurboLine

1,5

Es.: Recinzione per cavalli lunga 1200 metri con 3 fettucce Turbo. Elettrificatore a 220V.

Apparecchio a 220V

1,0 X

Recinzione per Cavalli

0,9 X

Lunghezza 1,2 km

1,2 X

Fettuccia TurboLine

1,5 X

Recinzione a 3 fettucce

2,0 X

_____

Potenza min. richiesta

3,24 =

Dove usare i cavi di collegamento

I cavi di collegamento servono per collegare l’elettrificatore alla recinzione ed al sistema di messa a terra. Gli elettrificatori alimentati a batteria necessitano di cavi di modesta lunghezza, di solito in dotazione, in quanto si installano, abitualmente, vicino alla recinzione. Gli elettrificatori a rete devono, per motivi di sicurezza, essere installati al coperto e, spesso, lontano dalla recinzione. Per questo motivo, per collegarli alla recinzione, sono necessari cavi speciali che devono essere isolati per almeno 10.000V ed avere un’adeguata conducibilità elettrica (I normali cavi ad uso civile non sono abbastanza isolati per queste applicazioni). Lo stesso tipo di cavo isolato deve essere utilizzato anche per collegare l’elettrificatore al sistema di messa a terra, per passare sotto i cancelli e in ogni altra situazione che richieda un collegamento isolato. Per una maggiore protezione è opportuno infilare il cavo a doppio isolamento in una guaina protettiva.

Utilizzare il cavo a doppio isolamento con diametro 1.6mm per collegare elettrificatori con potenza inferiore ai 5J, per bypass sotto i cancelli, per brevi collegamenti e per i collegamenti tra i fili. Il cavo a doppio isolamento da 2.5mm di diametro è indicato per elettrificatori con potenza superiore a 5J, per lunghi cablaggi, attraversamento di strade, fossi, torrenti, ecc.

Come deve essere realizzato il sistema di messa a terra

Il sistema di messa a terra è una delle parti più importanti della recinzione ma anche una delle più sottovalutate e trascurate. Quando la messa a terra non è adeguata si produce un effetto “collo di bottiglia” che riduce il flusso di corrente sul circuito e, di conseguenza, la scossa percepita dall’animale è meno dolorosa.

Il sistema di messa a terra deve essere realizzato seguendo i seguenti punti:

  • Con apparecchi a batteria collegati a recinzioni mobili installare almeno un picchetto da un metro.
  • Con apparecchia batteria collegati a recinzioni permanenti usare le stesse indicazioni degli elettrificatori a 220V
  • Con gli elettrificatori a 220V installare almeno un picchetto di messa a terra lungo due metri per ogni 5 J di energia caricata dall’elettrificatore (es: un picchetto per un apparecchio da 3J, 2 picchetti per uno da 6J, 3 picchetti per uno da 12J, ecc.)
  • Installare il sistema di messa a terra ad almeno 10 mt di distanza da qualsiasi altro sistema di messa a terra, cavo elettrico o telefonico interrato.
  • Installare il sistema di messa a terra in un posto sempre umido o utilizzare lo speciale kit con bentonite (un picchetto installato con in kit bentonite equivale a 3 picchetti normali).
  • Installare i picchetti di messa a terra ad almeno 3 metri di distanza uno dall’altro.
  • I picchetti devono essere di ferro zincato e non devono essere arrugginiti.
  • Il cavo a doppio isolamento proveniente dall’elettrificatore deve essere collegato ai picchetti con morsetti adeguati e ben stretti.

In terreni poco conduttivi, sassosi o rocciosi è possibile realizzare un sistema alternando fili attivi, collegati all’elettrificatore, a fili di messa a terra, collegati al sistema di messa a terra e a l terminate di messa a terra dell’elettrificatore.. Quando l’animale tocca sia il filo attivo (+) che quello terra (-) chiude immediatamente il circuito e percepisce la scossa. Per migliorare ulteriormente il sistema è consigliabile installare lungo la recinzione, a distanza di 100-200 metri uno dall’altro, picchetti di messa a terra collegati al filo di messa a terra. Per maggiori informazioni chiedere al nostro servizio assistenza allo 0363 938700

Quali sono le caratteristiche principali della recinzione?

La recinzione è l’insieme dei fili conduttori, sui quali corre l’impulso elettrico erogato dall’elettrificatore, è la barriera fisica che impedisce l’ingresso o l’uscita degli animali. Per realizzare una recinzione, oltre ai fili conduttori, agli isolatori e ai pali, possono essere necessari anche connettori, tenditori, cancelli ed altri dispositivi.

Le recinzioni possono essere classificate in permanenti, semipermanenti e. Le recinzioni permanenti devono essere robuste, durevoli ed efficaci nel tempo. Tutti i materiali utilizzati per la realizzazione devono avere elevata qualità proprio per garantire una notevole durata nel tempo ed una ridotta manutenzione. Le recinzioni mobili, invece, devono essere facili da installare e da rimuovere. I materiali utilizzati per le recinzioni mobili devono essere leggeri e facili da trasportare ma sempre di elevata qualità per assicurare durata nel tempo ed efficacia della recinzione. Le recinzioni semi permanenti sono un mix di queste caratteristiche; un po’ più robuste delle recinzioni mobili ma più facili da installare e rimuovere di quelle permanenti.

Indipendentemente dal fatto che la recinzione sia mobile o permanente, le caratteristiche che deve avere sono le seguenti:

  • Elevata conducibilità dei fili conduttori in particolare su recinzioni che superano i 500 mt di lunghezza.
  • Fili ben isolati grazie ad isolatori adeguati. Nastro isolante, tubo di gomma ecc non assicurano un sufficiente isolamento della recinzione.
  • Collegamenti ben fatti. In molti casi un semplice nodo non è sufficiente per assicurare un buon passaggio di corrente.
  • Struttura adeguata all’animale da controllare. Altezza, numero dei fili e spaziatura dei fili devono essere studiati in modo che l’animale non abbia la possibilità di infilarsi sotto, attraverso o sopra la recinzione senza prendere la scossa.
  • I fili devono sempre essere ben tesi in modo da non lasciare varchi o facili passaggi per gli animali.
  • La recinzione deve seguire il profilo del terreno ma essere anche elastica. I pali devono, quindi, essere posti ad una adeguata distanza ma non troppo fitti. (4 metri su terreni molto ondulati, 8-10 metri su terreni pianeggianti)
  • Per migliorare la conducibilità elettrica del circuito tutti i fili della recinzione devono essere collegati in parallelo all’inizio e alla fine di ogni tratta di recinzione.
  • Realizzare sempre un by pass sotto i cancelli per evitare che un cancello aperto interrompa il flusso di corrente sulla recinzione.

I fili conduttori

recinzioni-elettriche per animaliLa conducibilità elettrica dei fili conduttori è un fattore estremamente importante per massimizzare le prestazioni dell’elettrificatore e l’efficacia della recinzione. La conducibilità elettrica è misurata in Ohms ed è una scala inversa ossia valori bassi indicano un’elevata conducibilità mentre valori alti indicano una scarsa conducibilità elettrica. Anche il numero dei fili metallici presenti nel conduttore è molto importante; più fili ci sono e più possibilità ha l’animale di prendere la scossa. Un numero elevato di fili metallici, inoltre, assicura una maggior durata nel tempo.

La visibilità della recinzione è importante, soprattutto per evitare che persone o veicoli possano travolgerla. Per questa ragione è importante che lungo le strade e vicino ai cancelli, sia ben evidenziata e segnalata con gli appositi cartelli. Gli animali, invece, sono più prudenti e vedono molto meglio degli esseri umani e travolgono la recinzione solo se spaventati. È possibile, aumentare la visibilità delle recinzioni realizzate con filo zinco alluminio integrando delle fettucce da 12 mm o piazzando dei fiocchi di nastro colorato ad intervalli periodici. Lo sventolio dei fiocchi contribuisce a richiamare l’attenzione degli animali, in genere, molto sensibili al movimento.

I pali

Per realizzare recinzioni permanenti consigliamo l’utilizzo di pali robusti, durevoli e ben piantati nel terreno. Per le recinzioni mobili consigliamo l’utilizzo degli appositi paletti in plastica, fibra di vetro o metallo già pronti all’uso e con gli isolatori alle altezze giuste. È possibile utilizzare anche pali in ferro ma bisogna far attenzione ai cortocircuiti che possono rendere la recinzione completamente inefficace. Sui pali di cemento è difficile fissare gli isolatori. È importante installare i pali alle distanze consigliate per evitare lavoro e costi inutili.

Gli isolatori

Per realizzare una buona recinzione possiamo aver bisogno di isolatori di testa, d’angolo e di linea. Gli isolatori di resta si mettono all’inizio ed alla fine di ogni tratta di recinzione, sono molto robusti e ben fissati al palo per consentire la trazione dei fili conduttori.

Anche gli isolatori d’angolo sono robusti e ben fissati ai pali e devono essere installati su tutti gli angoli che superano i 15-20° ossia dove la trazione del filo tende a rompere gli isolatori di linea.

Gli isolatori di linea si installano sulle tratte diritte ma, in alcuni casi, possono essere utilizzati per gli angoli facendo passare il filo dietro al palo.

Numero di fili e distanze

E347_MEDDe seguenti tabelle danno un’indicazione del tipo, numero e spaziatura dei fili e della distanza tra i pali. Naturalmente questi sono dati indicativi che devono essere adattati alle diverse situazioni ambientali. La distanza tra i pali, ad esempio, si riferisce a terreni pianeggianti e deve essere ridotta su terreni ondulati affinché la recinzione segua il profilo del terreno.

Recinzioni Permanenti

Conduttori

Animale

Tipo

Numero

Altezze cm

Distanza tra i pali

Bovini – Vacche Filo zinco-alluminio 2,5 mm

2

50-95

10m

Bovini – Manze Filo zinco-alluminio 2,5 mm

3

50-80-110

10m

Bovini da carne Filo zinco-alluminio 2,5 mm

3

50-80-110

10m

Cavalli Fettuccia 40 mm

3

65-100-135

5-7m

Cavalli Equifence

3

65-100-135

9m

Maiali Filo zinco-alluminio 2,5 mm

4

15-30-50-70

8-10m

Pecore/Capre Filo zinco-alluminio 2,5 mm

5

15-30-45-65-90

10m

Pecore/Capre Filo zinco-alluminio 2,5 mm

6

15-30-45-60-80-110

10m

Cinghiali (esclusione) Filo zinco-alluminio 2,5 mm

3

15-35-55

8-10m

Cervi (esclusione) Filo zinco-alluminio 2,5 mm

7

20-40-60-80-100-125-150

8-10m

Orsi (esclusione) Filo zinco-alluminio 2,5 mm

5

30-55-80-105-130

8-10m

Lupi (esclusione) Filo zinco-alluminio 2,5 mm

7

20-40-60-80-100-125-150

8-10m

Recinzioni Mobili

Conduttori

Animale

Tipo

Numero

Altezze cm

Distanza tra i pali

Bovini – Vacche Filo Vidoflex 3 mm*

2

50-95

8-10m

Cavalli Fettuccia 12 mm o 20mm

2

65-130

8-10m

Maiali Filo Vidoflex 3 mm*

2

30-50

8-10m

Pecore/Capre Filo Vidoflex 3 mm*

4

15-35-55-90

8-10m

Pecore/Capre Rete per Ovini
Cinghiali (esclusione) Filo Vidoflex 3 mm*

3

15-35-55

8-10m

Cervi (esclusione) 3x Filo Vidoflex 3 mm
2x Fettuccia 12 mm

5

20-50-80-100-130

8-10m

Orsi (esclusione) Filo Vidoflex 3 mm*

5

20-50-80-100-130

8-10m

Lupi (esclusione) Filo Vidoflex 3 mm*

5

20-50-80-100-130

8-10m

* è possibile utilizzare anche lo SmartFence T4100

Qual è la procedura per l’installazione dell’elettrificatore?

A Batteria 9-12V

A 220V

Collegare la batteria Installare l’elettrificatore sulla parete.
Collegare il pannello solare (se disponibile)
Installare il picchetto di messa a terra Installare il sistema di messa a terra
Collegare l’elettrificatore al picchetto di messa a terra usando il cavetto in dotazione Collegare l’elettrificatore al sistema di messa a terra usando il cavo a doppio isolamento
Collegare l’elettrificatore alla recinzione usando il cavetto in dotazione Collegare l’elettrificatore alla recinzione usando il cavo a doppio isolamento
Accendere l’elettrificatore Infilare la spina dell’elettrificatore nella presa di corrente ed accendere l’apparecchio
Controllare con un tester il regolare funzionamento dell’impianto Controllare con un tester il regolare funzionamento dell’impianto

Qual è la procedura per l’installazione della recinzione?

Terreni pianeggianti e con profilo regolare Terreni ondulati e con profilo irregolare
Installare i pali di testa e d’angolo. Installare i pali di testa e d’angolo.
Installare gli isolatori sui pali di testa e d’angolo Installare gli isolatori sui pali di testa e d’angolo
Stendere i fili fissandoli sugli isolatori di testa e d’angolo. Installare i pali di linea con i relativi isolatori
Tendere almeno un filo Stendere i fili senza farli scorrere negli isolatori di linea per evitare di danneggiarli.
Installare i pali di linea seguendo la linea tracciata da filo teso Fissare i fili sugli isolatori di linea, di testa e d’angolo.
Installare gi isolatori sui pali di linea e fissare i fili negli isolatori Tendere i fili e farei collegamenti.
Tendere i fili e fare i collegamenti.

Manutenzione della recinzione elettrificata

Se è stato installato un buon elettrificatore e la recinzione è ben progettata la la manutenzione si limita ad una pulizia periodica per massimizzarne le prestazioni.

E’ importante verificare il buon funzionamento della recinzione settimanalmente o ogni volta che si sospetta un malfunzionamento.

Con l’apposito tester verificare che sulla recinzione ci siano almeno 3.000 volt e se, anche dopo l’intervento di pulizia, resta basso seguire passo passo le seguenti istruzioni fino all’individuazione del guasto.

Le cause di basso voltaggio possono essere:

  • 1. Elettrificatore troppo piccolo
  • 2. Elettrificatore guasto
  • 3. Messa a terra inadeguata
  • 4. Cortocircuiti o dispersioni (vegetazione)
  • 5. Alta resistenza del circuito (cavi di connessione inadeguati, connessioni fatte male, fili arrugginiti, ecc)

1) Come si capisce se l’elettrificatore è guasto?

Scollegare l’elettrificatore dalla recinzione

Accenderlo.

Se l’elettrificatore funziona correttamente ed eroga un voltaggio adeguato all’apparecchio passare al punto 2, altrimenti, se non si accende o si accende ma non eroga impulsi procedere alle seguenti verifiche:

A) Come si verifica l’alimentazione?

  • Assicurarsi che l’apparecchio sia correttamente alimentato.
    • Se l’apparecchio è alimentato dalla rete elettrica assicurarsi che ci sia la corrente e che la presa funzioni correttamente collegando un’altra apparecchiatura.
    • Se l’apparecchio è alimentato a batteria assicurarsi che la batteria sia carica misurandone il voltaggio o provando a sostituirla con una nuova certamente carica. Alcuni elettrificatori hanno spie o indicatori di carica della batteria.
  • Verificare che il cavo di collegamento alla presa 220V o alla batteria siano integri.

Se il problema non è risolto continuare nella verifica dell’elettrificatore passando al punto B.

B) Come si verifica l’elettrificatore

Con l’apparecchio scollegato dalla recinzione

  • Se l’apparecchio non da segni di vita,
    • Richiedere assistenza tecnica.
  • Se l’elettrificatore funziona, con l’apposito tester, misurare il voltaggio dell’apparecchio direttamente sui terminali d’uscita (rosso) e di messa a terra (verde).
    • Se il voltaggio è molto inferiore a quello normale (misurato in fabbrica e riportato sull’etichetta interna dell’apparecchio) l’elettrificatore è guasto. Richiedere assistenza tecnica.
    • Se il voltaggio è normale significa che l’apparecchio funziona correttamente. Ricollegare la recinzione e proseguire nelle verifiche.

Se dalle precedenti verifiche si è riscontrato che l’elettrificatore funziona correttamente ma il voltaggio sulla recinzione è troppo basso, procedere alle seguenti verifiche:

2) Come si verifica il sistema di messa a terra?

Con l’apparecchio acceso e collegato dalla recinzione

  • Con il tester controllare il voltaggio della messa a terra.
    • Se supera i 200V controllare i cavi di collegamento, stringere i morsetti e, se necessario, aggiungere altri picchetti di messa a terra. Leggere il manuale per informazioni più dettagliate su come realizzare un buon sistema di messa a terra.
    • Un alto voltaggio della messa a terra, in combinazione con un basso voltaggio della recinzione, è un indicatore certo di corto circuiti e/o forti dispersioni sulla recinzione che devono essere trovate ed eliminate.

3) Come si verificani i cavi di collegamento?

È possibile chi i cavi che collegano l’elettrificatore alla recinzione siano deteriorati o non adatti all’utilizzo con elettrificatori (isolamento dei cavi inferiore ai10.000V)

  • Avvicinarsi al punto in cui i cavi di collegamento si connettono alla recinzione.
  • Scollegare i cavi di collegamento dalla recinzione.
  • Misurare con il tester il voltaggio del cavo di collegamento.
    • Se il voltaggio resta basso significa che il cortocircuito è sui cavi di collegamento. Sostituirli con gli appositi cavi a doppio isolamento.
    • Se il voltaggio torna normale significa che il problema è sulla recinzione. Passare al punto 4

4) Come si verifica la recinzione?

A questo punto il problema può essere solamente sulla recinzione che deve essere ispezionata accuratamente alla ricerca di:

  • Fili rotti o aggrovigliati
  • Corto circuiti tra i fili della recinzione e parti metalliche non isolate.
  • Alberi o rami caduti sopra la recinzione
  • Connessioni allentate o arrugginite
  • Isolatori rotti o molto sporchi
  • Vegetazione intensa
  • Interruttori danneggiati

Suggerenti:

Ascoltare i “click” causati dalle dispersioni

Fare particolare attenzione dove i fili elettrificati passano vicino a parti metalliche non isolate (reti , pali, attrezzi, ecc) ed in particolare vicino a cancelli, angoli variazioni di livello, ecc. Un solo punto di contatto può azzerare completamente il voltaggio della recinzione.

Se la recinzione è costituita da diverse tratte, scollegarle progressivamente per capire in quale tratto c’è il guasto.

Utilizzare gli interruttori per dividere la recinzione in diversi settori.

Utilizzare lo Smartfix

Se il voltaggio cala progressivamente man mano che ci si allontana dall’elettrificatore, significa che i fili utilizzati hanno una scarsa conducibilità elettrica e vanno sostituiti con conduttori migliori.

Se, dopo tutti questi controlli, il voltaggio resta basso è possibile che l’apparecchio non sia adeguato alle dimensioni della recinzione.

Altre informazioni: distanza tra i fili, esempio recinto e voltaggi: vedi FILE pdf:

funzionamento recinto elettrico per animali

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Tartaruga ferita dal taglia erba

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Il binomio “giardino” e “tosaerba” non può esistere senza un altro importante soggetto: la tartaruga di terra. E’ un animale tranquillo, rustico, di poche pretese che anima il nostro giardino tra piante e fiori per decine di anni. La mia me la regalarono da bambino ed è rimasta con la nostra famiglia fino ad oggi, sono passati ormai 30 anni…

Quando taglio l’erba, faccio sempre attenzione a dove si trova la tartaruga in modo da prevenire incidenti. La scorsa domenica era tranquilla in un punto del giardino ma, tempo di spegnere la tosa erba, fare il rabbocco di benzina, si è spostata e si è nascosta al di sotto di alcune fronde. fr_686_size880Purtroppo non l’ho vista spostarsi ma quando sono andato a tagliare quelle fronde piuttosto alte ho dovuto alzare la macchina sulle ruote posteriori… Subito dopo ho sentito un rumore assordante, un po’ come aver preso un ceppo o una radice superficiale… Non era nulla di tutto ciò ma era la mia cara tartaruga….

fr_685_size880La lama le ha completamente asportato la parte superiore del carapace provocandole un buco. Al di sotto si vedeva il tessuto rosso vivo con una lieve perdita di sangue.Il tessuto faceva su e giù con la respirazione dell’animale. I sensi di colpa mi hanno distrutto…

Con l’aiuto di mia moglie abbiamo provveduto subito a pulire l’apertura dai numerosissimi frammenti di erba sparsi sul tessuto molle. Avevamo della soluzione fisiologica con all’interno una piccola percentuale di Betadine. Aspirando il liquido con una siringa, lo spruzzavamo poi direttamente sulla ferita aperta. La tartaruga veniva tenuta in posizione leggermente inclinata in modo che il liquido in eccesso scolasse via. Subito dopo le abbiamo cosparso direttamente sulla ferita altro Betadine e poi del normalissimo zucchero bianco, diffuso uniformemente su tutta la ferita. Lo zucchero ha potere anti batterico e cicatrizzante. Dopo di ciò la abbiamo fasciata accuratamente con una garza e poi con un tessuto per fasciature elastico e al tatto umido che aderisce perfettamente al carapace. Bisogna fasciarla in modo che non le dia fastidio se cammina in modo che non riesca a prenderla con le zampe.

tartaruga e tosaerbaBisogna fare molta attenzione perchè la ferita, essendo aperta, oltre ad essere soggetta ad attacchi batterici, è anche aperta alle mosche….che ci possono depositare sopra le uova….causando un disastro assolutamente da evitare! La tartaruga fasciata non deve neanche essere bagnata ma va ricoverata in una zona asciutta. Il sole è fondamentale per la guarigione e per la cicatrizzazione, i rettili ne hanno davvero una grande necessità. Dopo due giorni le abbiamo tolto la fasciatura, ripulita nuovamente e le abbiamo asportato un coagulo di sangue, poi altro Betadine e l’abbiamo richiusa con la fasciatura nuova. Abbiamo provveduto ad una copertura antibiotica con Ampicillina iniettabile con una normale siringa da insulina in dose da 0,2 ml ogni 2 giorni. La puntura va fatta intramuscolare. Noi l’abbiamo fatta all’interno delle zampette posteriori. Conviene trovare il punto prima con tartaruga e tosaerbail dito per sentire il muscoletto ma è una operazione che va fatta in due. Uno trattiene la tartaruga e la zampina tirata in fuori, l’altra persona trova il punto e fa l’iniezione. La cosa che ci ha sollevato da subito è che, nonostante il trauma, facesse incetta di cubetti di pomodoro che le riponevamo davanti dopo ogni trattamento. Al terzo trattamento, pulita come al solito la lacerazione, le abbiamo spruzzato su tutta l’apertura del Trofodermin spray, antibiotico locale e cicatrizzante. Vedendo la ferita migliorare sempre più, abbiamo deciso di farle la puntura di antibiotico ogni 2 giorni e la medicazione ogni 4. Carlos, così si chiama la nostra cara tartaruga, sta in giardino durante le belle giornate di sole e vine riparata quando minaccia pioggia. Posso dire che se le è davvero vista brutta ma per fortuna sta bene, è attiva e mangia regolarmente. Per questo motivo ho deciso di scrivere questo articoletto per offrire la nostra esperienza. Ho scoperto anche che non sono l’unico a
cui è capitato questo incidente e spero di poter essere di aiuto a qualcuno.

Federico Lavanche

Pollo razza Marans

marans“E’ un pollo elegante, robusto, con ossatura assai fine, e assai rustico”. Così la prof.ssa Giavarini definisce la razza Marans nel suo libro “Le razze dei polli” (Edagricole, 1983).
Di categoria medio pesante, ottimo pascolatore, il pollo Marans è molto rustico e non teme gli sbalzi di temperatura e le condizioni meteorologiche più disagevoli.
La gallina depone dalle 160 alle 180 uova annue, grandissime e di un colore rosso ruggine molto carico o rosso fegato, più o meno uniformi o macchiettate.
Basterebbe questo a motivare l’interesse degli allevatori, amatoriali e non, verso la Marans, ma questa antica razza francese ha ancora molte frecce al suo arco.Le origini
Le radici più lontane, dal punto di vista genetico, risalgono addirittura al XII-XIV secolo, periodo di intensi traffici commerciali tra Francia e Inghilterra. I combattimenti tra galli erano allora già diffusi e molto praticati, anche a bordo delle navi mercantili che facevano la spola tra la Cornovaglia ed il porto di La Rochelle, nei pressi della cittadina di Marans. I galli reduci dai combattimenti, sbarcati, ebbero modo di incrociarsi con i polli locali, di origine del tutto ignota, allevati diffusamente nel marais costiero ed abituati a prosperare in un ambiente difficile. Da questo primo rimescolamento di geni nasce una razza locale di polli rurali estremamente rustici, piuttosto variabili nella colorazione, visto che i combattenti erano selezionati per la forza e l’aggressività, non certo per il colore, di corporatura relativamente robusta e deponenti un uovo rossiccio.
Ben poco cambia fino alla seconda metà del 1800, quando vengono importate in Europa le razze giganti cinesi, in particolare la Langshan, che verrà allevata verso il 1880 da L.Rouillè poco lontano da Marans, e di cui si apprezzavano molto la stazza, la carne, l’uovo grande e rosso.
Dall’incrocio dei Langshan acquistati dagli allevatori del marais con i soggetti locali, nascono i primi Marans più propriamente detti, simili alla versione odierna. Animali che hanno colorazione molto variabile, ma presentano per il resto caratteristiche sufficientemente uniformi di rusticità e struttura fisica, deponendo inoltre un uovo piuttosto grande e fortemente colorato.
Bisognerà attendere il 1920 perchè si inizi una selezione rigorosa ad opera di M.me Rousseau ed il 1928-1929 per una presenza un po’ più diffusa alle esposizioni ed i primi riconoscimenti ufficiali. Nel 1929 viene anche fondato il Marans Club de France con lo scopo di tutelare e diffondere la razza, definita inizialmente “Marandaise” e poi semplicemente”Marans”, dal nome del luogo di origine. Lo standard viene approvato nel 1931 e si trasforma successivamente senza troppe modifiche in quello attuale.

L’aspetto
La struttura fisica suggerisce l’idea di un pollo rustico, di altezza media, piuttosto massiccio ma non appesantito, con piumaggio abbondante ma aderente al corpo, come si conviene ad un degno erede di razze combattenti, il che maschera in qualche modo il suo peso reale, che secondo lo standard francese, è di 3,5-4 Kg per il gallo e di 2,6-3,2 Kg per la gallina.
Il corpo risulta piuttosto allungato anziché rotondeggiante, con petto ampio e ben formato, spalle larghe e con ali corte e portate alte e strette al corpo. Dorso anch’esso largo e piatto con sella ben guarnita di lancette.
Il collo è lungo e robusto, fornito di una ricca mantellina che copre anche le spalle. Tende tipicamente a flettersi all’apice, verso il cranio, soprattutto nella femmina.
Faccia, cresta, bargigli ed orecchioni sono rosso vivo, la cresta è semplice e portata dritta nel gallo, mentre nella femmina può anche presentarsi piegata. I dentelli sono bene incisi e separati, il lobo posteriore non tocca la nuca. L’occhio è di colore rosso aranciato, vivo e ardito, ed il becco robusto, un po’ ricurvo, color corno. Nel complesso, la testa trasmette un’impressione di forza e di fierezza, ma non di grande aggressività, come capita nelle razze combattenti.
La coda è piccola e corta sia nel maschio che nella femmina, portata con un angolo non superiore ai 45°. I tarsi e le dita sono impiumati più o meno leggermente, solo sulla parte esterna, chiara eredità lasciata dal progenitore Langshan. Il loro colore è bianco rosato, tranne che nelle femmine di varietà nera e nero ramata, in cui sono grigi. La misura dell’anello di identificazione, rilasciato dalle associazioni avicole nazionali (per l’Italia lo distribuisce la Federazione Italiana Associazioni Avicole FIAV) e indispensabile per presentare i soggetti nelle manifestazioni che prevedono il giudizio, è di 22mm per il gallo e 20mm per la gallina.
L’uovo, grande, rotondeggiante e molto colorato, caratterizza la razza Marans in modo inconfondibile ed esclusivo.

L’uovo
uovo maransL’uovo è forse il motivo principale di interesse verso questa razza. Ha un aspetto assolutamente spettacolare ed un colore rosso unico, tanto che vedendone per la prima volta uno di buona qualità, viene spontaneo esclamare: “Ma è stato colorato!?!”.
In effetti è proprio così, l’uovo è dipinto, ed il maestro pittore che produce tanta meraviglia è la gallina stessa, che è dotata, a circa dieci centimetri dalla fine dell’ovidotto, di un tessuto spugnoso in grado di secernere il pigmento colorante rosso fegato. Inoltre il muco che ricopre l’uovo può conferirgli un certo grado di lucentezza. Una volta che l’uovo è stato deposto e si asciuga, il colore si fissa sul guscio e non si altera più, a meno che venga lavato via intenzionalmente.
La quantità di pigmento che si deposita sul guscio dipende da moltissimi fattori, tra cui il tempo di attraversamento impiegato dall’uovo, la quantità di pigmento secreto dal tessuto spugnoso, la quantità di uova deposte, il periodo dell’anno, le condizioni fisiche dell’ovaiola, la grandezza, e quindi la superficie esterna dell’uovo stesso.
E’ quindi normale che la stessa gallina deponga uova anche molto diverse tra loro, soprattutto se esse vengono deposte in sequenza: le prime saranno più scure e diventeranno via via più chiare fino al giorno fisiologico di riposo, in cui non viene deposto l’uovo, per poi riprendere con il colore base. Nello stesso modo, ad inizio deposizione le uova sono generalmente più scure che verso la fine. In generale, comunque, ogni gallina tende a mantenere una sua tipologia nella disposizione delle chiazze o dei puntini scuri sulla superficie del guscio, così come del grado di lucentezza dell’uovo, quindi in un certo senso ogni gallina ‘firma’ le sue creazioni, per l’occhio attento dell’allevatore.
Esistono uova molto uniformi, in cui il pigmento si spalma su tutta la superficie senza irregolarità, uova puntinate, che hanno un fondo più chiaro ma ricoperto di una fitta rete di puntini più scuri e uova maculate, spruzzate di macchie di una certa grandezza, di cui talvolta si riesce anche a percepire lo spessore.
Il Marans Club de France ha messo a punto una scala colorimetrica per la misurazione del colore dell’uovo. La gradazione parte dal valore 1 per l’uovo bianco, fino a 3 per l’uovo rossiccio di tipo industriale. Il valore 4 è il minimo accettato per la Marans, dal 5 al 7 si progredisce nel grado di colore, avvicinandosi alla tonalità cioccolato, i gradi 8 e 9 sono riservati alle uova eccezionali, in cui il pigmento si presenta praticamente puro, e che di solito vengono prodotti come eccezione anche dalle stesse campionesse di razza. In Francia si tengono normalmente concorsi in cui le uova vengono sottoposte a giudizio come gli esemplari vivi, in base al complesso delle loro qualità.
Nella sua forma più tipica, l’uovo di Marans non è allungato, ma rotondeggiante e globoso, tanto che spesso è difficile distinguere il polo acuto da quello ottuso. La lucentezza è qualità desiderabile.
Il peso dell’uovo si attesta rapidamente tra i 70 e gli 80 grammi (si pensi per confronto che un uovo di Livorno pesa attorno ai 55 grammi), ma nella gallina ormai adulta e a fine deposizione, o al secondo anno, non sono affatto rare medie attorno ai 100 grammi.
Una volta aperto, l’uovo mostra l’interno inaspettatamente bianco candido, per cui rammenta tantissimo le note uova di cioccolata con sorpresa di cui vanno pazzi i bambini, e non solo loro.
Va detto inoltre che per il suo guscio con spessore più alto del normale, e per la particolare resistenza delle membrane testacee interne, l’uovo di Marans risulta più conservabile, meno o per nulla soggetto a contaminazioni esterne (es: salmonella) e meno soggetto a rotture, caratteristiche molto interessanti sul piano industriale.

Le varietà
Come si è detto, la Marans possiede un patrimonio genetico estremamente variegato, che inevitabilmente ha dato origine a molte varietà di colorazione; alcune storiche, ben affermate e fissate e pertanto riconosciute dallo standard, altre in corso di omologazione, altre ad oggi ancora oggetto di selezione da parte di allevatori e amatori avanzati, che non rinunciano al tentativo di estrarre dal grande serbatoio genetico nascosto nella Marans delle livree sempre nuove.
Si deve ribadire a questo proposito (cfr. paragrafo sulla selezione) che la necessità di mantenere le eccezionali caratteristiche dell’uovo rende impossibile la ricerca di nuove colorazioni attraverso incroci extra-razza, per cui in effetti non si tratta di creare nuove varietà, quanto piuttosto di portare alla luce, nel fenotipo, qualche caratteristica già contenuta nel genotipo della razza.
Lo standard italiano riconosce ufficialmente ad oggi soltanto le colorazioni bianca, nera, nera argentata, nera ramata, dorata frumento, fulva a coda nera, sparviero argentata.
Per la corretta interpretazione della descrizione delle varie colorazioni che segue, i termini ‘sparviero’ e ‘cucù’ sono da considerare sinonimi, così come i termini ‘frumento’ e ‘dorata frumento’.
Cucù Dorato, Cucù (o Sparviero) Argentato
La prima è ancora relativamente rara, mentre la seconda è piuttosto diffusa ed è stata la varietà principale per molti anni. Lo splendido piumaggio sparviero si distribuisce secondo una barratura grossolana e irregolare, che non forma striature precise. La mantellina, le lancette e le spalle sono rispettivamente dorate ed argentate e formano uno splendido effetto. Inoltre, come succede nelle colorazioni di questo tipo, i maschi sono molto più chiari delle femmine, fenomeno che si spiega con il fatto che la barratura chiara del maschio ha altezza doppia rispetto a quella scura, mentre nella femmina i due colori si equivalgono. Questa caratteristica, legata al sesso, rende i pulcini autosessanti, in quanto la differenza di piumaggio è evidente molto presto. Alla nascita il piumino è nero con ventre bianco argentato o giallastro ed una macchia dello stesso colore sulla testa.
Nero, Blu, Bianco Splash
La varietà nera pura, dominante rispetto a tutti gli altri colori, è quasi scomparsa ed anche le altre due sono relativamente rare. Specificamente per la livrea nero puro, ma anche più in generale nella Marans, non e’ richiesto né desiderabile che le parti di piumaggio nere presentino abbondanti riflessi verde lucente, indice di alta produzione di melanina, ma piuttosto devono avere riflessi verdi e violacei non particolarmente scintillanti. Di fatto il nero, il bianco ed il blu sono strettamente correlati tra loro. Il blu non è che un nero ‘diluito’, mentre il bianco splash, o chiazzato, è un lavanda molto molto chiaro in cui alcune piume si presentano marcate di blu, un po’ come i piccioni ‘arlecchino’. Si deve notare che l’incrocio di nero e bianco splash genera il blu, mentre l’accoppiamento di soggetti blu genera un 25% di nero, un 50% di blu e un 25% di bianco splash. Questo indica che in pratica il bianco splash è in realtà il colore blu omozigote, che quando si presenta nel genotipo in combinazione con le altre colorazioni, agisce come ‘diluitore’ delle parti di piumaggio nere, le quali diventano appunto blu nel fenotipo.
Nero Ramato, Nero Argentato, Blu Ramato, Blu Argentato
La prima è ad oggi la varietà più diffusa, di cui si conoscono stirpi che producono uova tra le più colorate. Le altre sono numericamente molto meno rappresentate, ma ugualmente affascinanti. Si tratta in definitiva di variazioni sul tema della livrea totalmente nera tranne che per la mantellina e, nel gallo anche il dorso e le spalle ramati, con tonalità che possono andare dal rosso ruggine al rosso mogano sostenuto. Il nero può essere diluito e diventare blu, il ramato può essere sostituito dal carattere argentato, generando appunto le varianti citate. Si tratta in ogni caso di soggetti molto appariscenti ed apprezzati. Bisogna fare attenzione a non confondere esemplari nero ramato che presentano eccesso di nero, e quindi dal piumaggio completamente nero, con esemplari realmente nero unito (rarissimi). Anche se i fenotipi possono essere identici, dal punto di vista genetico le due colorazioni appartengono a gruppi diversi con livelli di dominanza diversi (il nero unito domina), e questo non mancherà di essere evidente appena si tenterà di riprodurre i soggetti, ottenendo risultati inaspettati.
Frumento (o Dorata Frumento)
E’ anch’essa una varietà molto diffusa oggigiorno. La livrea del maschio è molto simile a quella del gallo nero ramato, da cui si distingue per il piumino grigiastro più chiaro nel frumento e dal triangolo dell’ala color cannella anziché nero. Anche i riflessi delle parti nere tendono più al violaceo e meno al verde scarabeo. La femmina è completamente diversa, possiede una livrea colore del chicco di grano, con dorso fulvo chiaro, mantellina più scura, parte inferiore del corpo color crema e coda e remiganti nere. La somiglianza del maschio di questa varietà con quello nero ramato e con quello salmonato ha causato in passato parecchia confusione, in quanto gli abbinamenti per la riproduzione potevano avvenire, inconsapevolmente, tra varietà diverse, è quindi necessario prestare la massima attenzione ai dettagli identificativi. I pulcini della varietà frumento sono gialli, al contrario dei nero ramato, che sono neri, e dei salmone, che hanno delle strisce sul dorso come i polli di colorazione selvatica. A tre settimane, poi, i galletti si distinguono nettamente dalle femmine perché hanno già le copritrici dell’ala nere, mentre le pollastre le hanno color frumento. La colorazione frumento è recessiva rispetto al nero ramato e dominante (tranne eccezioni rarissime che non è il caso di approfondire qui) rispetto al salmonato.
Salmone Dorato, Salmone Argentato. Sono varietà poco diffuse, di cui si conoscono ceppi dall’uovo splendido ma con esemplari di massa ancora troppo leggera. La colorazione è quella che più si avvicina a quella selvatica del gallus Bankiva e ricorda, per intenderci, quella della Livorno collo oro. La pettorina salmone dorata o argentata e la mantellina oro o argento delle femmine hanno valso alle due varietà il loro nome. Il maschio assomiglia molto al nero ramato e soprattutto al fumento, ma ha pettorina leggermente più chiara, un po’ più grigiastra. I pulcini hanno piumino giallo e recano sul dorso le strisce tipiche dei piccoli selvatici. Essendo inoltre anche qui come nel frumento il triangolo dell’ala color cannella, bisogna essere molto accorti se si intende procedere alla selezione in purezza.
Ermellinato
Anche questa varietà è molto rara. Si era quasi estinta, ma qualche appassionato sta cercando con pazienza di recuperarla. Il piumaggio è bianco ermellinato, cioè con fiamme nere sulla mantellina e sulle lancette e coda e punta delle remiganti nere. La testa resta bianca. Esiste anche, ma ancora più rara, una versione fulva dell’emellinato in cui le parti bianche vengono sostituite dal colore fulvo.
Fulvo a Coda Nera
Numericamente poco rappresentata, questa bellissima e capricciosa varietà rammenta come colorazione la New Hampshire, ed è vicina, per certi versi, alla Marans frumento. La femmina è di un colore fulvo sostenuto il più possibile uniforme, non come nella frumento che ha mantellina scura e pettorina chiara, mentre il gallo presenta la parure ramata, ma il ventre resta di un bel colore fulvo, mentre il gallo frumento ha il corpo nero. La coda e parte delle remiganti sono nere.
Bianco
Questa colorazione ha avuto in passato molto seguito, essendo stata utilizzata a scopo industriale. Successivamente semi-abbandonata, è stata invece recuperata ed è ad oggi abbastanza diffusa. Il bianco totale si può presentare nella Marans con diverse modalità: come colore-non-colore, che maschera gli altri colori presenti nel genotipo manifestandosi da solo nel fenotipo, ed in questo caso risulta dominante, oppure come colore bianco recessivo, che scompare dal fenotipo al primo incrocio. Di solito si incontra il bianco del secondo tipo, che si manifesta solo se omozigote e che, sotto l’influenza di altri geni, tende a presentare su dorso, spalle e mantellina, dove sarebbe stata presente la parure, dei riflessi paglierini che infatti sono ammessi dallo standard di colorazione. Un tempo il colore delle uova era più debole, ma oggi si conoscono ceppi con uovo molto ben colorato.
Nana
Esiste anche una varietà nana, o piuttosto semi-nana o miniatura, anche se non è molto diffusa. La taglia dovrebbe essere circa la metà di quella grande, mentre il peso circa il 30%, quindi attorno al Kg. Le colorazioni e tutti gli altri parametri di riferimento sono identici a quelli adottati per la razza di taglia normale. L’uovo è di solito di colore meno scuro di quello della Marans grande e necessita ancora di selezione.
Altre varietà
Nonostante l’enorme numero di varietà già presenti, o forse proprio per il fatto di disporre di così tanto materiale, alcuni allevatori evoluti si cimentano nella creazione di nuove colorazioni. Per esempio, l’allevatore olandese sig. P.Verwimp ha creato il cucù giallo, in cui la barratura si applica non al classico colore grigio, ma piuttosto ad un bel fulvo-limone, con risultati a dire poco spettacolari. L’allevatore francese sig. E.Mèon ha dato di recente notizia dei suoi primi risultati nella creazione di una varietà di argentato che non ha ancora nemmeno un nome ufficiale. La testa ed il collo, come la parte superiore della pettorina restano bianche, mentre il resto del corpo presenta delle barrature a fiocchi molto attraenti. L’insieme rammenta, ad esempio, la Braekel. L’allevatore francese sig. M.Martinod sta lavorando su un gruppo di ermellinate e bianco splash portatrici di ramato e di argentato con risultati vagamente simili al Faverolle.

Varietà in via di creazione (foto Marans Club de France)

Caratteri generali e comportamento
Come abbiamo visto, questo pollo è originario della zona paludosa prossima alla foce della Loira, esposta ai gelidi venti invernali che discendono dall’Artico attraverso l’Atlantico, ma con estati torride e relativamente asciutte. Non stupisce, di conseguenza, la sua estrema rusticità e la sua attitudine di pascolatore, che lo rende capace, in ambiente adatto, di ricavare buona parte del proprio nutrimento giornaliero razzolando qua e là.
Prospera nei grandi spazi, allontanandosi anche parecchio dal pollaio, se ne ha la possibilità. Ciò non toglie che sia capace di adattarsi anche alla vita in ambienti contenuti, purchè vengano rispettate le normali condizioni di densità (circa quattro soggetti per m2 di superficie dei ricoveri).
Entrambi i sessi sono piuttosto confidenti e addomesticabili, personalmente li ho abituati a prendere il mangime dalle mie mani e non posso entrare nel pollaio senza che mi sciolgano le stringhe delle scarpe tirandole con il becco. Probabilmente le scambiano per succulenti lombrichi. Le femmine sono sempre piuttosto tranquille, mentre i galletti si rivelano abbastanza battaglieri, soprattutto quando il gruppo di appartenenza non possiede una gerarchia stabile e ben definita. Non ho mai osservato direttamente, invece, alcun eccesso di aggressività né dei maschi verso le femmine, né viceversa, né verso gli umani, e non ho mai notato alcun accanimento verso animali più giovani. Talvolta anche le femmine sviluppano, con l’età, dei piccoli speroni, spesso su un tarso solo. Probabilmente questa è una eredità proveniente dagli avi combattenti, ma lo standard non la contempla e quindi è da evitare.
La femmina può chiocciare, ma non è detto che lo faccia, dipende soprattutto dal ceppo di appartenenza. Quando cova, comunque, è una buona madre e si prende cura senza problemi della sua prole. Le caratteristiche dell’uovo (grandezza, spessore del guscio) ostacolano in qualche misura la nascita del pulcino, il che si traduce talvolta in percentuali di schiusa leggermente inferiori alla norma. Per questo è importante selezionare per la cova le uova di peso medio, da 70 a 80 grammi, ben formate, senza asimmetrie e difetti visibili.
L’impennamento e la crescita del pulcino sono generalmente rapidi, anche se ogni tanto ne capitano alcuni che tendono a rimanere di corporatura più piccola del normale o ad impennarsi tardivamente, cosa che obbliga ad escluderli dalle linee di riproduzione. In diverse varietà di colorazione, come abbiamo visto, i pulcini sono autosessanti.
Di regola il peso di 2,5-3kg circa viene raggiunto dai maschi poco dopo il quarto mese, il che dimostra la buona attitudine alla produzione di carne dalle ottime qualità organolettiche (il sapore rammenta la faraona). Tutti i tessuti sono particolarmente consistenti e fermi, la pelle, bianca per tutte le colorazioni di piumaggio, è abbastanza resistente alla lacerazione anche nell’animale giovane, come ben sa chi ha provato a spiumarne qualcuno a mano.

La selezione
I principi di selezione sono relativamente semplici, ma la selezione in sé è abbastanza laboriosa, complicata dal fatto che per apprezzare correttamente le qualità di un riproduttore, si dovrebbe attendere la produzione di uova della sua prole e valutarne il colore, il che non è sempre possibile e/o agevole. Inoltre, l’insieme di geni che originano l’uovo extra-rosso è talmente complesso che ogni inquinamento proveniente da incroci fuori razza produce immediatamente uova troppo chiare. Questo fornisce una prima, importantissima regola da seguire: nessun incrocio fuori razza è ammissibile.
Per quanto non si conosca il meccanismo in dettaglio, almeno una parte dei geni “uovo rosso” è legato al sesso, lo testimonia il fatto che viene trasmesso dal gallo in maniera doppiamente forte rispetto alla gallina, come hanno dimostrato incroci sperimentali condotti ad hoc. Un’altra regola di selezione, quindi, sarà la scelta di riproduttori, soprattutto galli, nati da uova molto scure.
A questo proposito è anche opportuno, nel valutare il grado di colore dell’uovo, tenere ben presenti tutti i principi di variabilità della sua colorazione già enunciati, allo scopo di evitare di dare la preferenza, per esempio, a uova di una mediocre ovaiola, che essendo deposte più di rado sono di regola più scure, rispetto a quelle di una buona ovaiola, che magari ne produce di altrettanto scure, ma in maggior numero, o più grandi, per cui al momento risultano un po’ più chiare.
In ogni caso, anche se le prime due regole vengono osservate, è sempre possibile che una pollastra deponga uova brutte o non sufficientemente scure, dunque sarà necessario escludere comunque dalla selezione le femmine che producono uova non nello standard e anche quelle che ne producono troppo poche, visto che non si deve dimenticare l’origine rurale ed utilitaristica di questo pollo. Oltre a questo, dovranno essere preservate la velocità di crescita e di impennamento così come il piumaggio aderente al corpo e ben conformato nelle ali, cosa che garantisce che gli animali siano perfettamente capaci di volare.
Come per tutte le razze, la selezione dovrà poi mirare al mantenimento delle caratteristiche dichiarate come desiderabili nello standard, quindi: mantenimento del peso, della silhouette, della costituzione fisica, del portamento previsti, mantenimento del colore e dell’impiumatura dei tarsi e infine miglioramento della colorazione del piumaggio in termini di rispondenza a quello previsto per la varietà di appartenenza.
Il primo e più importante punto da curare, comunque, resta la deposizione di un uovo extra-rosso, tanto che è preferibile eventualmente ‘allargare’ i parametri di selezione per qualche altro carattere, da migliorare in un secondo tempo, pur di mantenere costantemente alto quanto possibile il livello qualitativo dell’uovo. L’insieme dei geni responsabili delle sue caratteristiche, una volta disperso, potrebbe non essere più riproducibile.

Bibliografia
– S.Deprez-C.Herment – La Marans – Ed. Rupella, 2000 (in lingua francese)
– I.Giavarini – Le Razze dei Polli – Ed. Edagricole, 1983
– F.Focardi – Il colore delle uova nella Marans – Avicoltura/Avicoltura n.11 Lug.-Set.2004
– www.marans.eu – sito ufficiale del Marans Club de France curato da C.Herment (anche pagine in italiano)
– www.marans.be – sito sulla Marans curato da C.Veltenaar (anche pagine in italiano)
– www.fiav.info – sito ufficiale della Federazione Italiana Associazioni Avicole curato da S.Tonetto

Paolo Rasoini abita in provincia di Pisa ed alleva polli a livello amatoriale da molti anni. Fa parte dell’Associazione Toscana Avicoltori e dal 2003 si interessa della Marans collaborando anche con il Marans Club de France di cui è socio. E-mail: prasoin@tin.it