venerdì, Aprile 19, 2024

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Capre Tibetane

Nome comune:
Capretta tibetana

Nome scientifico:
Capra hircus domestica

Paese d’origine:
Ande peruviane e cilene

Morfologia:
Piccolo ruminante alto circa quaranta centimetri al garrese, mantello folto e duro di vari colori. I maschi presentano corna robuste, pizzo ed odore caratteristico intenso.

Alimentazione:
Fieno, erba, cereali, come tutte le capre ama il sale

Riproduzione:
Le femmine raggiungono la maturità sessuale a sei mesi, partoriscono dopo 21 settimane circa due, raramente tre capretti subito attivi

Allevamento:
In recinto con piccola stalla per la notte e l’inverno. Le femmine sono decisamente più facili da gestire, i maschi sono talvolta un po’ aggressivi

Consigli:
Evitate i maschi a meno che non vogliate vedere l’accoppiamento ed i capretti. Per risolvere il problema dell’odore intenso l’unica possibilità è la sterilizzazione

Se potessimo disporre della macchina del tempo e viaggiare sulle montagne dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa settentrionale di qualche migliaio d’anni fa vedremmo che erano popolate da branchi di piccoli ruminanti, agilissimi e capaci di arrampicarsi senza difficoltà sui dirupi più scoscesi. I nostri antenati diedero a questi mammiferi, progenitori di tutte le capre domestiche, il nome di Egagri o Capre del bezoar a causa della concrezione presente nel loro stomaco, per lungo tempo considerata medicamentosa, detta appunto bezoar o belzoar.

Dall’Egagro o da una specie selvatica simile detta Capra prisca, si pensa siano derivate tutte le razze di capre domestiche grandi e piccole oggi allevate dall’uomo. Si tratta di animali che, pur nella domesticità, hanno conservato alcuni caratteri peculiari dei loro antenati come la combattività, l’agilità e l’adattabilità a condizioni alimentari estreme e, comunque, improponibili per tutti gli altri ruminanti.

Particolarmente docili, simpatiche e robustissime sono le caprette nane del Tibet, oggi presenti in tutti gli zooparchi come attrazione per i piccoli ed i meno piccoli, che difficilmente ne possono ignorare la sfacciata invadenza. Le piccole capre tibetane, fatte salve le dimensioni, si presentano con la tipica struttura morfologica di una capra tradizionale, pelame più lungo e folto, corna possenti e un pizzo arrogante nel maschio.

Come tutte la capre si affezionano morbosamente a chi le accudisce e, le femmine soprattutto, diventano particolarmente ossessive nel loro attaccamento fino a piangere e disperarsi se vengono lasciate sole. Allevare in un giardino le caprette tibetane è facilissimo, occorre solo ricordarsi che, per la capra gli arbusti ornamentali sono cibo e nulla più. Si deve quindi disporre di un piccolo appezzamento di terra recintato con una stalla-casetta in legno ben coibentata per l’inverno, si deve anche prevedere un mini fienile nel quale conservare all’asciutto il fieno che rappresenta, insieme ad altri prodotti di natura vegetale, la base dell’alimentazione della capra.

Trovare sul mercato i capretti di un paio di mesi è facilissimo, sono reperibili sia nelle fiere del bestiame che si svolgono un po’ dovunque nelle nostre campagne, sia su ordinazione in qualsiasi negozio specializzato. Si tratta sempre di animali bellissimi e dolcissimi che si presentano come miniature dell’adulto di cui possiedono già l’agilità e la simpatia. In pochi mesi raggiungono le dimensioni definitive che, in ogni caso, non superano quasi mai i quaranta-cinquanta centimetri al garrese, cioè alla spalla. Come tutte le capre sono curiose e addentano un po’ tutto, chi pensasse quindi di lasciare che vaghino libere in giardino si troverà presto le aiuole ridotte a dune sahariane.

Maschio o femmina? Sicuramente femmina, il maschio, una volta raggiunta la maturità sessuale, manifesta una inevitabile e devastante caratteristica negativa: il classico puzzo di caprone che è veramente intenso ed insostenibile anche per i più tolleranti. Chi volesse nonostante tutto tenere un maschietto farà bene a ricorrere all’intervento del veterinario che, chirurgicamente, rimuoverà la causa prima del cattivo odore rendendo però l’animale inidoneo alla riproduzione. Chi a tutti i costi desiderasse allevare un maschio intero, ovvero sessualmente attivo per farlo riprodurre, dovrà rassegnarsi all’ammorbante olezzo o, in alternativa, volendo far coprire la propria femmina, potrà ricorrere ad un maschietto in prestito lasciando ad altri il tormento olfattivo.

Le caprette tibetane raggiungono la maturità sessuale sui sei %u2013 sette mesi e presentano una serie di cicli da settembre a gennaio, partoriscono dopo ventuno-ventidue settimane uno o due capretti vivacissimi, mobilissimi e subito in grado di attaccarsi ai capezzoli. Robustissime e frugali le piccole tibetane resistono bene agli inverni anche rigidi, sono facili da alimentare e raramente si ammalano, ovviamente richiedono un minimo di attenzione per quanto riguarda soprattutto l’alimentazione che deve essere limitata a foraggio di buona qualità integrato con poca frutta o verdure.

di: Dr. Michele Venneri

Per Approfondimenti è disponibile un libro on-line visionabile QUI

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Federico Lavanche
Federico Lavanchehttps://www.animaleanimali.eu
Appassionato da sempre di animali di ogni genere, ho avuto la possibilità di allevarne molti, studiarli e apprezzarli. Non si finisce mai di imparare da loro.

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